lunedì 22 dicembre 2008

男たちの大和 (Gli Uomini della Yamato)

Qualunque nippofilo conosce la corazzata Yamato, e ricorda una nave dal design da urlo che solca lo spazio nell'Anime 宇宙戦艦ヤマト(Uchū Senkan Yamato - Nave da battaglia spaziale Yamato). In realtà quell'Anime s'ispira alla più grande e pesante nave corazzata della storia...

(Picture from Wikipedia) 71.000 tonnellate a pieno carico, lunga 263 metri, una miriade di cannoni ad armare una specie di fortezza galleggiante. La Yamato era l'orgoglio della marina Giapponese. La nave non ebbe molte molte occasioni di mostrare la sua potenza, affondò qualche vascello e una portaerei di scorta Americana: nella battaglia del golfo di Leyte, tra il 25 e il 26 ottobre 1944, la prima prova di combattimento reale la sua sorella gemella 武蔵(Musashi) fu affondata ed essa stessa ricevette dei gravi colpi rimanendo danneggiata. Quando gli americani cominciarono l'invasione di Okinawa, la Yamato fu spedita per la sua ultima missione, nome in codice 天号作戦(Ten-Gō Sakusen - Operazione Ten-Go): fare da argine all'invasione. Durate la battaglia, la nave fu affondata dall'attacco di soli aerei armati di siluri e bombe da picchiata. L'affondamento della Yamato sancì definitivamente l'inutilità in battaglia delle navi corazzate, lente e pesanti nel confronto con l'aviazione imbarcata, vero futuro del combattimento marittimo.

Di certo, chi ha prodotto e scritto il film non si poteva aspettare che gli spettatori Giapponesi non conoscessero già la storia: dunque lo sceneggiatore Jun Henmi e lo stesso regista 佐藤純彌(Satō Junya) hanno optato per una formula a flashback, partendo dal presente, per narrare le vicende degli uomini della Yamato più che le vicende della nave stessa.

Alla fine dell'agosto 2005 Makiko Uchida si reca a Kure, a visitare il museo dedicato alla corazzata Yamato in occasione sel sessantesimo anniversario del suo affondamento (31 Agosto 1945). Dopo la visita si sposta al porto per cercare un capitano che la porti nel luogo dell'affondamento della corazzata, alle coordinate 30°22′0″N, 128°4′0″E: tutti si rifiutano, la traversata è troppo lunga ed il mare è agitato. La donna sembra rassegnarsi quando incontra un vecchio marinaio, Katsumi Kamio, interpretato da 仲代達矢(Nakadai Tatsuya). Il vecchio, dopo un breve dialogo scopre che la donna è la figlia di Mamoru Uchida, uno dei suoi superiori a bordo che credeva morto. Uchida in realtà sopravvisse all'affondamento e una volta tornato in partia adottò 15 bambini orfani dei marinai della Yamato, e tra questi c'era anche Makiko. Il vecchio Kamio accetta di salpare per quel punto sperduto in mezzo al mare. Durante la traversata il vecchio rivive la sua esperienza a bordo della corazzata: imbarcato giovanissimo (15 anni) e assegnato al ruolo di caricatore del cannone sinistro di un sistema antiaereo trinato della nave. La vicenda va a consumarsi con le vicende della nave, e la fine della carriera della corazzata alla quale fu assegnato il giovane Kamio non segnò la fine delle sue sofferenze e di quelle delle persone che gli furono vicino, perchè Kure sta a soli 10km da Hiroshima, e la bomba atomica cadde proprio mentre la corazzata era in navigazione verso il suo destino.
La storia sviluppa alcuni personaggi che ruotarono alla vita del giovane Kamio: in primis il "capo" Uchida, poi gli altri due superiori che con Uchida formavano un trio indissolubile: Shohachi Moriwaki e Masao Karaki. I primi tempi a bordo furono per Kamio un piccolo inferno, il film mostra la vita di un marinaio Giapponese ai tempi della seconda guerra mondiale: intensa attività addestrativa, febbrili attività di pulizia (il ponte si puliva passando lo straccio chinati per terra, come da migliore tradizione Giapponese che non conosce lo "spazzolone"), attività fisica (Judo, Kendo) e libere uscite. Lo sviluppo della storia poi è la solita falsariga del film storico-catastrofico: introdurre una miriade di personaggi, farli affezionare agli spettatori e poi farli morire (quasi) tutti.
Poi il sangue, i corpi smembrati e gli atti eroici in combattimento sono roba trita e ritrita, ma ci sono degli aspetti estremamente interessanti in questo film: innanzitutto noi occidentali possiamo facilmente isolare da questa storia l'estrema testardaggine dei militari Giapponesi, derivante non solo dall'addestramento e dal lavaggio mentale che subiscono sin da bambini (ancor di più in periodo di guerra e di imperialismo puro). Fanno sorridere le risse tra militari che litigano per chi vuole morire di più, e fa pensare quel superiore che li placa dicendo "nel nostro paese c'è bisogno di gente che vuole vivere, non che vuole morire, perchè la ricostruzione avvenga". Fanno letteralmente incazzare gli addii senza un bacio o una carezza, solo sguardi frettolosi seguiti da promesse come "ti aspetterò", fanno incazzare le dichiarazioni d'amore pronunciate mentre chi le pronuncia fugge per la vergogna, e fa incazzare il falso valore dell'uccidersi per la patria: la Yamato compì un vero e proprio atto di suicidio contro forze matematicamente più forti operato da 2778 Kamikaze che bevvero il Sakè prima di salpare, 2778 forzati del valore e farciti di ideali dei quali solo 280 sopravvissero.
Mi fa sempre rabbia vedere la guerra, vedere vite sprecate nella violenza. Penso sia un sentimento condiviso da chi ha scritto questo film, che ha inserito dei chiari messaggi di pace nel rispecchiare tutta la fallimentare gestione dell'impero Giapponese nell'affondamento della Yamato, a monito degli imbecilli che ancora in Giappone continuano a sventolare le bandiere con il crisantemo a sedici petali.
Mai più la guerra. E onore ai ragazzi della Yamato.
男たちの大和(Otoko-tachi no Yamato - Gli Uomini Della Yamato)
Giappone, 2005 - regia di 佐藤純彌(Satō Junya)

4 commenti:

Weltall ha detto...

Questa volta io sono stato moooooooolto più cattivo ^__^
Credo che un tema del genere meritasse un messaggio anti-bellico molto più marcato e forte.
Comunque, leggerai le mie impressioni questa sera ^__^

nicolacassa ha detto...

Beh hai ragione! Io ormai sono alquanto rassegnato e li accetto così come sono, 'sti Giapponesi! :)

Debris ha detto...

Mah..purtroppo queste tematiche bellicistiche sono trattate malamente...la storia della Yamato - hai ragione Nicola era un vero suicidio voluto dal comando delle forze navali per non doverla consegnare - meritava miglior trattamento.

Lessi una volta in un libro sulla campagna di Russia - la nostra campagna di Russia - l'autore ben descriveva il coraggio e la follia di quei giorni e riportando l'ennesima mezione d'onore per un soldato - ufficiale o soldato non importa - si lamentava dicendo che per l'ennesima volta si affermava che il caduto era morto rivolgendo i suoi ultimi pensieri alla patria,al re ( al DUCE!!) alla famiglia etc etc...una tiritera vista mille volte.-

nicolacassa ha detto...

>Debris> La cosa brutta è che stiamo ritornando a quelle tiritere, non è più vergogna definirsi fascisti, ma orgoglio. Vendono i calendari di mussolini nelle edicole, e c'è una tipa di nome mussolini in parlamento, di certo non grazie alle sue capacità politiche, ma al suo cognome. Ma tu te l'immagini un tipo di nome hitler in parlamento in Germania? Ci superavano in violenza e follia allora, e ci superano in civiltà adesso, e siamo sempre i soliti zimbelli d'Europa...