domenica 12 ottobre 2008

手紙 (Tegami)

Ero nella cabina di una nave che da Cagliari mi portava a Civitavecchia. Avevo con me il computer, i miei film giapponesi in attesa di essere guardati, e un sacco di tempo a disposizione. Così ho scelto Tegami: apprezzato dalla maggior parte delle critiche che ho letto a riguardo, non mi ha mai interessato eccessivamente, si annunciava un "polpettone" da lacrime, e così mille volte avevo deciso di rimandare.
Naotaka Takeshima, detto "Nao" vive la sua dura vita di operaio in una fabbrica persa chissà dove in Giappone. E' silenzioso e non parla con nessuno. Nella testa ha solo il suo passato terribilmente duro: orfano sin da piccolo, fu mantenuto dal fratello maggiore Takashi con sforzi immani. Dopo un infortunio, Takashi non fu più in grado di lavorare e preso dalla disperazione cominciò a compiere piccoli furti in appartamento. Durante uno di questi, viene scoperto dalla padrona di casa che presa dal panico urla, Takashi chiede scusa, chiede perdono ma l'anziana signora continua ad urlare e lo attacca con delle forbici. Durante la collutazione la signora rimane accidentalmente colpita dall'arma impropria che maldestramente brandisce e muore. Takashi viene arrestato e condannato per omicidio.
Nao sa che il suo passato deve rimanere segreto, assolutamente segreto. Non parla con nessuno in fabbrica e rimane schivo anche nei confronti di Yumiko, l'addetta alla mensa che gli si affeziona e gli fa una discreta corte. Nao scambia una regolare corrispondenza epistolare con Takashi, che dalla prigione scrive e scrive e scrive. Un giorno una di queste lettere viene scoperta dai colleghi di Nao. E' la fine. Il Giappone no perdona il passato di chi sbaglia, e purtroppo non lo perdona neanche ai suoi familiari, per generazioni.
Nao è appassionato di cabaret, assieme ad un amico durante le pause prova degli sketch. Nao lascia tutto, parte per Tokyo, la grande città che attira e poi ingoia i sogni di chi vi ci si affida per migliorare la propria vita. Nao comincia a lavorare in un bar, e fa qualche spettacolo dove viene scoperto. E' l'occasione giusta, va in TV. Dimentica la giovane Yumiko, l'addetta della mensa della fabbrica, e si lega ad Asami, di buona famiglia, eccezionali risorse finanziarie e ferrei valori. Il passato di Nao ritornerà, più e più volte, infliggendogli delle batoste veramente insostenibili.
Tegami è un bel film, nulla di speciale dal punto di vista fotografico, la trama è lineare, la produzione è importante e la presenza di attori come Takayuki "nano malefico" Yamada (già visto in plurimi film della Toho come タッチ(Tacchi - Touch) e そのときは彼によろしく(Sono Toki Wa Kare Ni Yoroshiku - Say Hallo For Me) e fantastico co-protagonista di Crows Zero di Miike) e di Erika "la sdentata" Sawajiri (che dovrebbe essere tornata dall'esilio inglese impostole dal cinema giapponese dopo l'ennesima stronzata da star capricciosa) lo rendono idoneo per diventare un blockbuster in Giappone, ma oltre questo niente da dire, se non rimarcare l'assoluta importanza concettuale e di denuncia sociale.
A tutti quelli che mi dicono di voler andare a vivere in Giappone, io consiglio sempre di cercare di conoscerlo meglio, perchè il Giappone non è meglio di altri paesi, pur avendo dei pregi. Ho sempre sostenuto che per i Giapponesi, il Giappone sia "l'inferno", e questo film è un altro mattone per rinforzare la mia tesi. Il Giappone è un posto dove si paga non solo in prima persona per i crimini commessi, ma gli stessi atti criminali condannano inesorabilmente i parenti, i figli, i figli dei figli. Se fallisci, i tuoi figli e i loro figli per alcune generazioni non portanno avere un prestito in banca, se un tuo parente fa qualcosa di male, perdi il lavoro, e tuo figlio viene picchiato a sangue dai compagni di scuola. Il giappone è un posto dove non si può neanche concepire il commettere un crimine, non solo per la durezza, l'iniquità del sistema giudiziario, ma anche per la stessa società che vede non solo nell'individuo colpevole ma anche nella sua famiglia la colpevolezza come male purulento da schifare e allontanare. Per questo in Giappone non ci sono crimini, e i pochi (molto pochi) che vengono commessi vengono puniti in maniera estremamente severa, fino alla pena di morte per impiccagione. Il Giappone davvero non perdona, specialmente i deboli, anche solo per un cognome malfamato. Da vedere per chiunque ami il giappone, e si vuole togliere il sushi dagli occhi.
手紙(Tegami)
Giappone, 2006 - regia di Jiro Shono

12 commenti:

Paolo ha detto...

Qui ci starebbe bene una domanda: meglio un paese dove la rigidita' crea piu' ordine o meglio un paese dove la permissivita' permette piu' caos ?
in entrambe i casi i contro sono abbastanza pesanti... credo.

Weltall ha detto...

Tegami?!? e il seguito come si chiamerà? Coperchi? (scusa cugino ma se non lo scrivevo non me lo sarei mai perdonato ^__*)
Comunque sembra interessante per una prossima visione ^_^

Paolo ha detto...

Studiando il giapponese non avevo afferrato la battuta al volo, poi una volta realizzato sono scoppiato a ridere.
Weltall hai ragione la dovevi scrivere ^-^

Anonimo ha detto...

La differenza dei due sistemi giudiziari riflette i valori fondanti delle due culture. Da una parte l’occidente imbevuto di cristianesimo, per cui pentimento e perdono formano una diade indissolubile, dall’altra il Giappone buddhista che non ha mai dimenticato le sue radici shinto, e i suoi mille rituali di purificazione... per cui se ti avvicini troppo ad una fonte negativa, ne rimarrai contaminato, perciò meglio evitarne il contatto.
Il film a suo tempo mi è piaciuto molto, solo che ad un certo punto ho pensato fosse davvero troppo, quando Asami è rimasta vittima di uno scippatore, ho cominciato seriamente a chiedermi se non fosse la vicinanza di Nao a portare sfiga^^;;;.
Comunque complimenti per il sito e per il blog^^!

nicolacassa ha detto...

>Paolo> Secondo me una via di mezzo! Penso che la nazione migliore del mondo sia la nuova Zelanda!!

>Cuggino> No mi hai fatto morire dal ridere, ho letto il commento a lavoro e ho dovuto abbandonare la postazione ed andare nel "separè" a piangere dalle risate! Per la visione, quando vuoi, me lo "diciui"!!

>Paolo> Da premio oscar!

>Kiara> Attenzione a non scrivere cose spoiler! :)
Gran bel commento comunque ci aiuti a capire qualcosa di più su questo argomento! Ma scrivi solo in Giapponese sul tuo blog? Per noi Italiani non lasci niente??
Grazie per essere passata! A presto!

Anonimo ha detto...

Gomen per la spoilerata!
Il blog l'ho aperto proprio per fare un po' di pratica col giapponese scritto, sono ancora molto indietro^^;;;
Tornerò sicuramente da queste parti! mata

nicolacassa ha detto...

>Kiara> A presto!!

Anonimo ha detto...

Quando un po' di tempo fa ho visto そのときは彼によろしく(Sono Toki Wa Kare Ni Yoroshiku - Say Hallo For Me) sono rimasto sconcertato, allibito, incredulo non tanto dal fatto che il sistema giudiziario giapponese fosse cosi... privo di giustizia, ma dal fatto che la maggior parte dei giapponesi sembrano non conoscere o fanno finta di non conoscere questo "lato oscuro" della loro societa'. Mi ero avvicinato a questo aspetto del Giappone leggendo i resoconti di avvenimenti giudiziari in cui erano stati coinvolti stranieri in Giappone. In particolare la Storia di Per Bodner raccontata da Pio D'Emilia. Ma questo sembra essere solo un lato marginale del reale aspetto del problema.

nicolacassa ha detto...

>Rob> Forse parli di それでもボクはやってない (Comunque sia, non sono stato io)?

Anonimo ha detto...

si scusa... それでもボクはやってない [Soredemo BOKU wa yattenai]...
perdonami Yappari "サルも木から落ちる" ^__^

Rosa Sperandio ha detto...

Anche secondo me il giusto stà nel mezzo... interessante quello che hai scritto.

nicolacassa ha detto...

>Rosa> Grazie per aver la pazienza di leggermi! :)