tag:blogger.com,1999:blog-38787617794666688712024-02-08T03:53:00.858+01:00Nicola ama il cinema giapponeseIl mio blog sul cinema Giapponesenicolacassahttp://www.blogger.com/profile/08211628365161880170noreply@blogger.comBlogger73125tag:blogger.com,1999:blog-3878761779466668871.post-21970225344820064082010-12-31T00:11:00.004+01:002010-12-31T01:31:08.703+01:00アウトレイジ (Outrage)<div align="justify"><a href="http://img820.imageshack.us/img820/8284/outrageposterblog.jpg"><img style="TEXT-ALIGN: center; MARGIN: 0px auto 10px; WIDTH: 450px; DISPLAY: block; HEIGHT: 637px; CURSOR: hand" border="0" alt="" src="http://img820.imageshack.us/img820/8284/outrageposterblog.jpg" /></a> <span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Ed ecco l'ultimo film di Takeshi Kitano. Ed ecco il primo film di Takeshi Kitano che recensisco nonostante li abbia visti già tutti.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span> </div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Il boss della più grande associazione mafiosa del Kanto, Sekiuchi, convoca un summit di tutte le cosche affiliate. Attraverso il suo luogotenente Kato e uno dei suoi più fedeli seguaci, Ikemoto, intende rimettere in riga una cosca indipendente, i Murase, colpevoli di disturbare i traffici della grande organizzazione. Il capo, per l'appunto il signor Murase, ha stipulato in passato un patto di sangue in carcere con lo stesso Ikemoto, il quale si trova molto in difficoltà a mettere in pratica personalmente l'ordine del grande capo e si rivolge a sua volta ad uno dei suoi affiliati minori, Otomo, a capo di una banda molto violenta. Otomo (interpretato da Takeshi Kitano che appare sullo schermo con il suo solito soprannome d'arte "<em>Beat Takeshi</em>") e i suoi eseguono gli ordini senza battere ciglio e con la loro solita cinica violenza: Ikemoto intanto agisce nell'ombra, da un lato istigando e commissionando le violenze e dall'altra fingendosi non responsabile di tali misfatti<br /></span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">agli occhi del boss Murase. Sekiuchi intanto dall'alto continua a muovere i fili delle sue marionette a loro stessa insaputa commissionando omicidi ed azioni atte a portare il caos nel panorama mafioso dell'intera zona, con lo scopo di portare le cosche minori all'auto distruzione. Si scatena così una guerra senza esclusione di colpi.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span> </div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Finito il periodo di crisi artistica, padre di una controversa trilogia cinematografica introspettiva e sperimentale, Kitano ritorna nella scena (iscrivendosi in concorso a Cannes, cosa che non accadeva dal 1999, quando presentò 菊次郎の夏(<em>Kikujirō no natsu</em>), titolo Italiano "L'Estate Di Kikujiro") muovendosi agevolmente in un genere a lui caro e nella realizzazione del quale dichiara di avere del talento: il genere Yakuza.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span> </div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Kitano gira e monta personalmente un film concitato ma dall'incedere un pò incerto, lasciando quà e là la sua impronta, come la macabra comicità di alcune scene, e la ghiotta fantasia del far morire i suoi personaggi nelle maniere davvero più disparate</span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span> </div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Ma se vi aspettate il solito film di Yakuza, quello dei valori medioevali, dell'onore e della fratellanza, delle vite distrutte di giovani eroi gangster rimarrete a bocca asciutta: per Kitano oramai la Yakuza è diventata un'associazione d'affari guidata a boss vili e senza scrupoli, traditori e bugiardi generali di piccole armate di giovani destinati ad essere carne da macello. E' un gioco allo sterminio ed il destino degli sfortunati giocatori di questa partita è quello di soccombere, per venire sostituiti solo da altri sfigati che faranno la stessa fine, oppure di salvare la pelle facendosi arrestare proprio quando l'avversario li sta per sterminare. Il tutto sotto gli occhi di poliziotti corrotti e conniventi che come arbitri dettano le regole del gioco, chiaramente piegate a favore di chi paga di più.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span> </div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Manca come l'aria l'impronta di Joe Hisaishi nella colonna sonora, sostituito da Keiichi Suzuki, già autore delle musiche di Zatoichi, sempre di Kitano, del 2003.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span> </div><div align="center"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">アウトレイジ (<em>Autoreiji</em> - Outrage)</span></div><div align="center"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Giappone, 2010. Regia di Takeshi Kitano</span></div>nicolacassahttp://www.blogger.com/profile/08211628365161880170noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-3878761779466668871.post-20444793622874793952010-12-22T00:56:00.006+01:002010-12-23T02:22:09.050+01:00紅の豚 (Il Maiale Cremisi) - Porco Rosso<div style="text-align: justify;"><a href="http://img249.imageshack.us/img249/8624/porcorossoposter.jpg"><img style="display: block; margin: 0px auto 10px; text-align: center; cursor: pointer; width: 450px; height: 633px;" src="http://img249.imageshack.us/img249/8624/porcorossoposter.jpg" alt="" border="0" /></a><span style="font-family: verdana;font-size:85%;" >Chissà perchè ho visto tutti i film di Miyazaki e non ne ho mai recensito neanche uno, proprio come è successo per i film di Kitano, visti tutti e mai recensiti. Forse, la spiegazione a questa mia mancanza sta nel fatto che i film di Miyazaki sono talmente incredibili che ogni parola scritta a loro riguardo può solo scolorirne la magia. Ma vorrei pur cominciare a scrivere di questi film e non c'è momento migliore di questo, a caldo e a poche ore dall'uscita della piccolissima e squallidissima sala del cinema d'essai che ha avuto la decenza di comprare una copia di questa pellicola e proiettarla per diverse settimane, a discapito della penosa distribuzione della Lucky Red che chissà come questa volta si è [quasi] dimenticata della Sardegna.<br /><br />Siamo alla fine degli anni '20. In un'Italia immaginaria (ma neanche tanto), un misterioso pilota di idrovolanti da caccia si guadagna da vivere come cacciatore di taglie imperversando nella zona dell'Adriatico settentrionale. Il suo nome è Marco Pagot, soprannominato Porco Rosso: "Porco" perchè ha le sembianze di un maiale antropomorfo, "Rosso" perchè il suo aereo è di colore rosso cremisi. I cosiddetti Pirati Dell'Aria, cui il maiale dà continuamente la caccia rifilando loro sonore batoste si uniscono in una lega e assoldano un pilota americano, tale Donald Curtis, dotato di ottime capacità di pilotaggio e di un aereo estremamente agile e potente per farlo fuori. Il maiale volante, con l'aiuto di una giovanissima ragazza e di un'intera comunità di artigiani aeronautici, di un'avvenente cantante di cabaret nonchè di insospettabili compagni d'ala fascisti ingaggerà con l'americano una lotta fino all'ultimo colpo.<br /><br />Punti metallici rilucenti i raggi solari volano tra le plumbee cattedrali di vapore lì su nel cielo, e lì sotto il mare, una distesa amica dove solo gli idrovolanti possono atterrare e che concede ai piloti degli stessi qualche grattacapo in meno in fatto di pianificazione di consumo carburante, e in caso sia necessario trovare un campo d'emergenza per un atterraggio di fortuna. Una distesa blu costellata di isole, golfi e paesaggi da mozzare il fiato. Siete pronti ad immergervi nell'ennesimo paradiso made in Ghibli? E chi non sognerebbe di immedesimarsi in Marco Pagot, libero come un'aquila ed affascinante come una blasonata star di Hollywood, se pur con quella sgradevole faccia da maiale. Ma le donne dalla Dalmazia all'Istria non se ne curano, è lui la superstar dei cieli, mietitore di pirati e di cuori. Chi non sognerebbe di attraccare col proprio idrocaccia da corsa nel molo di un'elegante isoletta della costa Dalmata in una sera di mezz'estate, solo per andare a prendere un drink in un lussuoso albergo? Chi non sognerebbe di vivere un'avventura così incredibile?<br /><br />Sono chiare le idee di Miyazaki in fatto di guerra: La guerra fa schifo e questo lungometraggio è il suo ennesimo messaggio su questa frequenza. "<span style="font-style: italic;">Meglio maiale che Fascista</span>", sentenzia Pagot parlando in segreto con un suo vecchio compagno d'ala, ora alto ufficiale della "Regia Aeronautica", quel dannato e ridicolo epiteto usato sovente per dare un gusto meno schifoso ad una bocca che deve pronunciare "Aeronautica Fascista". Non si fa scrupoli il Maestro a dipingere un Fascismo ladro e stupidamente autarchico, in un'epoca d'incertezze in cui una bottiglia d'olio era preziosa merce di scambio. Sono chiare le idee di Miyazaki in fatto di non violenza: Pagot è un eroe romantico che se non è sicuro di lasciare il suo avversario perfettamente incolume, non spara un colpo della sua letale mitragliatrice.<br /><br />"<span style="font-style: italic;">Un maiale che non vola è solo un maiale</span>". "<span style="font-style: italic;">Un maiale che vola è pur sempre un maiale</span>". Il Pagot non si cruccia più di tanto del suo aspetto frutto di una misteriosa maledizione arrivata dopo essere scampato non si sa come da una carneficina aerea durante la grande guerra: sembra quasi che rifiuti l'umanità e la sua violenta e nauseante idiozia, ed è terribilmente bella e toccante quella sequenza in cui Miyazaki riesce a mostrare la vera spettrale insensatezza della guerra. Da triplo nodo alla gola e da antologia del cinema.<br /><br />E anche in questo film c'è la completa rinuncia del maestro alla netta separazione tra bene e male, perchè nel mondo tutto ciò che vive è bene, e guardando gli occhi di una bella ragazzina di diciassette anni si scopre che questa schifosa umanità non è poi da buttare via, parole del maiale, mica scemo. I nemici nei film di Miyazaki hanno sempre un gran cuore, e dopo lo scontro finale scattano una foto con chi li ha battuti; i "cattivi" nei film di Miyazaki sono "così cattivi" che anche dopo anni dalla batosta presa dal buono di turno tengono con lui una corrispondenza epistolare. Quando ci si immerge in un paradiso creato dal maestro, si pensa sempre che ci si vorrebbe proprio stare, in quel posto, e si rimane a bocca aperta dall'inizio alla fine della storia, e con un magone in gola, perchè in qualsiasi modo vadano le cose, va sempre tutto alla grande.<br /><br />Lati oscuri del film? Forse uno. Anche in questo, come in altri film di Miyazaki una delle protagoniste è una giovanissima ragazza: Fio, la nipote del proprietario della ditta Piccolo S.p.A. La differenza rispetto agli altri lavori del regista sta nel fatto che in questo caso le attenzioni e le fantasie dei personaggi comprimari e secondari verso la ragazzina sono spesso di tipo anche non troppo velatamente sessuale. Il carisma di Fio nei confronti della truppa dei Pirati Dell'Aria deriva non tanto dalla sua intelligenza e determinazione, che sono cristallizzate nello svolgimento dei fatti, ma come conseguenza della puberale avvenenza del suo aspetto fisico, tanto da far diventare la ragazza nelle scene finali addirittura un "trofeo di combattimento". I più maliziosi hanno visto poi nella fusoliera dell'idrovolante smontata e posizionata sul camion nell'officina tanto ammirata ed esaminata con cura dalla stessa ragazza un gigantesco simbolo fallico, ma se possiamo classificare quest'ultima constatazione come deviata psicologia spicciola del subliminale, c'è da porre attenzione sul come più volte l'anziano titolare dell'officina avverta il Pagot di "tenere giù le mani" dalla ragazza, avendo notato un particolare interesse dell'uomo nei suoi confronti, interesse che dura per tutto il film addirittura oscurando le attenzioni del protagonista verso una persona importante come la donna dello stesso pilota, la cantante Madame Gina, anagraficamente più vecchia della ragazza. Non posso certo svelare il nebbioso finale del film ma posso dire che proprio la ragazzina sarà in grado, come nessuno ha mai fatto, di segnare un solco nel destino del Pagot. Penso che qui più che in ogni altro film di Miyazaki emerga, magari involontariamente (ma anche no) quell'isterico feticismo per la giovinezza e per le ragazzine minorenni di cui sia la società Giapponese che media Giapponesi sono noiosamente ricolmi.<br /><br />Il maestro Hayao Miyazaki è un grande appassionato di aerei. Ogni sua opera cinematografica contiene numerosi richiami al volo, alla tecnica aeronautica ed aerospaziale e le animazioni dei mezzi volanti da lui creati e riportati nello schermo sono a volte vere e proprie lezioni di aerotecnica (guardatevi ad esempio la sigla finale di </span><span style="font-weight: normal; font-family: verdana;font-size:85%;" ><span class="t_nihongo_kanji" lang="ja">魔女の宅急便</span><span class="t_nihongo_virgola" style="display: none;">,</span>(<i><span class="t_nihongo_romaji">Majo no takkyūbin</span></i></span><span style="font-family: verdana;font-size:85%;" > - Kiki's Delivery Service) del 1989: qualdo l'aereo a pedali pilotato da Tonbo rischia di toccare il suolo a causa di un assetto picchiato, la protagonista che lo segue a cavalcioni di una scopa volante dà un calcio verso il basso nella parte posteriore dell'aeromobile, in corrispondenza dello stabilizzatore orizzontale, dando all'aereo un momento cabrante sufficiente a fargli riprendere quota). E se tutti i suoi film sono un continuo omaggio al volo, "Porco Rosso" è l'apoteosi della passione aeronautica del maestro dell'animazione Giapponese.<br /><br />E come fanno tutti i Giapponesi appassionati di qualcosa, anche Miyazaki dimostra di essere maniaco della sua passione. Avete mai sentito parlare della <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Coppa_Schneider">Coppa Schneider</a>? Sicuramente no: era una competizione per idrovolanti da corsa che fu istituita nel 1911. Il film è ambientato in quell'epoca a cavallo delle due guerre, un'epoca d'oro per lo sviluppo aeronautico: furono infatti i prototipi iscritti a questa competizione che introdussero importanti innovazioni nella tecnica aeronautica, come i motori raffreddati a liquido, le fusoliere aerodinamiche, e il famosissimo motore Rolls Royce Merlin, installato sui prototipi vincitori delle ultime due edizioni della coppa e successivamente dominatore incontrastato nei duelli aerei dei cieli di mezza europa e del pacifico.<br /><br />Innumerevoli sono i riferimenti alla storia aeronautica citati in questo lungometraggio. Ne cito alcuni (alcune delle seguenti info provengono da <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Porco_Rosso">Wikipedia</a>):<br /><br />- Il primo pilota dei due caccia appartenenti alla grande nave da crociera assaltata dai Pirati Dell'Aria è <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Francesco_Baracca" title="Francesco Baracca">Francesco Baracca</a>, che è realmente stato un grande aviatore italiano nella prima guerra mondiale a cui sono dedicati aeroclub e strade.<br />- Il secondo è <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Adriano_Visconti">Adriano Visconti</a>, asso della seconda guerra mondiale con dieci vittorie al suo attivo.<br />- Uno dei personaggi della storia è un aviatore ex commilitone di Porco Rosso di nome Ferrarin. Un aviatore di nome <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Arturo_Ferrarin" title="Arturo Ferrarin">Arturo Ferrarin</a> è realmente esistito e nel 1920 ha coperto per la prima volta il percorso aereo Roma-Tokyo assieme a Guido Masiero. Ferrarin ha effettivamente pilotato, nella Coppa Schneider del 1926, l' idrovolante da corsa Macchi MC39 con cui lo si vede in una scena affiancare il velivolo di Porco Rosso. Altri invece ritengono che il nome Ferrarin del personaggio sia un omaggio a Carlo Ferrarin, disegnatore e progettista della fabbrica di aeromobili Caproni , progettista del <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Caproni_Vizzola_C-22J">Caproni C-22J</a>, un aeromobile a getto estremamente simile proprio al velivolo pilotato da Fio in una delle scene finali del film, durante un sorvolo in tempi moderni dell'isola dell'albergo più volte vista nel film.<br />- Uno dei compagni di stormo di Marco Pagot/Porco Rosso ai tempi della Grande Guerra si chiama Bellini: si ritiene che sia un omaggio al tenente Stanislao Bellini, test pilot del <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Macchi-Castoldi_M.C.72">Macchi-Castoldi M.C.72</a>, morto durante un volo di messa a punto di tale prototipo.<br />- Quando Porco Rosso ripara il suo aereo lo porta dal costruttore dello stesso, la "Piccolo S.p.A.", il cui titolare gli propone un nuovo motore (un <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Fiat_AS.2" title="Fiat AS.2">FIAT A.S.2</a>, vincitore della <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Coppa_Schneider" title="Coppa Schneider">Coppa Schneider</a> del 1926, vinta dall'italiano <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Mario_De_Bernardi" title="Mario De Bernardi" class="mw-redirect">Mario De Bernardi</a>) sui cui compare la scritta "</span><span style="font-style: italic; font-family: verdana;font-size:85%;" >Ghibli</span><span style="font-size:85%;"><span style="font-family: verdana;">", soprannome del bimotore multiruolo della seconda metà degli anni trenta </span><a style="font-family: verdana;" href="http://it.wikipedia.org/wiki/Caproni_Ca.309" title="Caproni Ca.309">Caproni Ca.309</a><span style="font-family: verdana;">. Il nome dello studio cinematografico fondato dal regista (</span><a style="font-family: verdana;" href="http://it.wikipedia.org/wiki/Studio_Ghibli" title="Studio Ghibli">Studio Ghibli</a><span style="font-family: verdana;">) è infatti anche un tributo alla passione di Miyazaki per la storia dell'aeronautica.</span><br /><span style="font-family: verdana;">- Benché l'iconografia ed il merchandising posteriore al film lo identifichino come </span><a style="font-family: verdana;" href="http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=SIAI_S.21&action=edit&redlink=1" class="new" title="SIAI S.21 (pagina inesistente)">SIAI S.21</a><span style="font-family: verdana;"> (citato anche erroneamente come Savoia S.21 o Savoia-Marchetti S.21), Porco Rosso pilota un idrovolante di fantasia ispirato a due velivoli realmente esistiti: il </span><a style="font-family: verdana;" href="http://it.wikipedia.org/wiki/SIAI_S.12" title="SIAI S.12">SIAI S.12</a><span style="font-family: verdana;">/S-13 biplano idrovolante da ricognizione/caccia e il </span><a style="font-family: verdana;" href="http://it.wikipedia.org/wiki/Macchi_M.33" title="Macchi M.33">Macchi M.33</a><span style="font-family: verdana;"> monoplano idrovolante da competizione. Il SIAI S.21 è, contrariamente a quello protagonista del film, un biplano.</span><br /><span style="font-family: verdana;">- "Mamma aiuto", nome di una delle bande di pirati, è una citazione di </span><i style="font-family: verdana;">Mammaiut</i><span style="font-family: verdana;">, soprannome dell'idrovolante </span><a style="font-family: verdana;" href="http://it.wikipedia.org/wiki/CANT_Z.501" title="CANT Z.501">CANT Z.501</a><span style="font-family: verdana;">, diventato poi il grido di reparto del </span><a style="font-family: verdana;" href="http://it.wikipedia.org/wiki/15%C2%BA_Stormo" title="15º Stormo">15º Stormo</a><span style="font-family: verdana;"> SAR.</span><br /><br /><span style="font-family: verdana;">Proiettato per la prima volta nel 1992, questo capolavoro di Hayao Miyazaki è stato distribuito per il grande schermo in Italia solo nel novembre del 2010. Era ora.</span><br /></span></div><div style="text-align: center;"><a href="http://img228.imageshack.us/img228/9544/porcorossofooter.jpg"><img style="display: block; margin: 0px auto 10px; text-align: center; cursor: pointer; width: 450px; height: 322px;" src="http://img228.imageshack.us/img228/9544/porcorossofooter.jpg" alt="" border="0" /></a><span style="font-size:85%;"><span style="font-family: verdana;">紅の豚(</span></span><span style="font-style: italic; font-family: verdana;font-size:85%;" >Kurenai No Buta</span><span style="font-size:85%;"><span style="font-family: verdana;"> - Porco Rosso)</span><br /><span style="font-family: verdana;">Giappone, 1992. Regia di Hayao Miyazaki</span><br /></span></div>nicolacassahttp://www.blogger.com/profile/08211628365161880170noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-3878761779466668871.post-66396241392694125182010-07-05T01:27:00.003+02:002010-07-05T02:42:53.770+02:00ハチ公物語 (La Storia Di Hachiko)<div style="text-align: justify;"><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://img94.imageshack.us/img94/6613/osmbavxd.jpg"><img style="display: block; margin: 0px auto 10px; text-align: center; cursor: pointer; width: 435px; height: 600px;" src="http://img94.imageshack.us/img94/6613/osmbavxd.jpg" alt="" border="0" /></a><span style="font-size:85%;">Questo film del 1987 era in archivio già da tempo, ma visto il grande clamore generato dall'uscita del film "Hachi", del 2009 diretto da Lasse Hallstrom e interpretato da Richard Gere, ho pensato fosse opportuno recuperarlo.</span><br /><br /><span style="font-size:85%;">Ho già parlato di questa storia in <a href="http://nicolaingiappone.blogspot.com/2008/01/stazione-di-shibuya-varco-hachik.html">questo post</a> del blog <a href="http://nicolaingiappone.blogspot.com/">nicolaingiappone</a>, ripropongo qui un pezzo di quel post. "ハチ公(</span><span style="font-style: italic;font-size:85%;" >Hachikō</span><span style="font-size:85%;">) era un bellissimo esemplare di razza 秋田(</span><span style="font-style: italic;font-size:85%;" >Akita</span><span style="font-size:85%;">), apparteneva ad un importante professore universitario di nome 上野英三郎(</span><span style="font-style: italic;font-size:85%;" >Ueno Hidesaburō</span><span style="font-size:85%;">) che nel 1924 venne trasferito al dipartimento di agricoltura dell'università di Tokyo. Hachiko era solito accompagnare il suo padrone tutte le mattine alla stazione di Shibuya, e lì aspettava fino a sera quando il professor Ueno tornava, per accoglierlo festosamente. Il professor Ueno morì un anno dopo, nel 1925. Hachiko, dopo la morte del padrone, continuò a raggiungere la stazione tutte le mattine, e ad aspettare il suo padrone fino a sera, ogni singolo giorno dell'anno. Quattro anni dopo, nel 1928, venne nominato un nuovo capostazione, che accortosi del fedele inquilino, gli permise di girare liberamente per la stazione, e di dormire in un ripostiglio vicino alla sua pensilina. Hachiko non smise mai di rispettare l'orario di partenza e di arrivo del treno utilizzato dal suo padrone. I gestori dei punti di ristoro della stazione cominciarono a nutrirlo, e sebbene molti avessero dubbi sul fatto che fosse lì esclusivamente per il cibo che gli davano, rimaneva il misteriosamente inspiegato il fatto che il cane fosse sul binario sempre alla stessa ora di mattina e di sera. La devozione di Hachiko nei confronti del padrone commosse molte persone, e fu così che venne chiamato </span><span style="color: rgb(255, 0, 0);font-size:85%;" >忠犬</span><span style="font-size:85%;">ハチ公(</span><span style="font-style: italic;font-size:85%;" ><span style="color: rgb(255, 0, 0);">chūken</span> Hachikō</span><span style="font-size:85%;"> - Il </span><span style="color: rgb(255, 0, 0);font-size:85%;" >Fedele</span><span style="font-size:85%;"> Hachiko). Nell'aprile 1934 venne eretta in suo onore una statua, fusa dallo scultore Shou Ando, proprio davanti all'ingresso occidentale della stazione di Shibuya, e Hachiko era lì, presente. L'8 marzo 1935 il cane non si presentò all'usuale appuntamento delle 18:00. Morì quel giorno, di una malattia chiamata Filariasi. Dopo la morte del padrone, per 10 anni, non smise mai un giorno di aspettarlo alla stazione di Shibuya. I maggiori giornali di Tokyo ne diedero notizia, vennero celebrati solenni funerali alla presenza delle autorità e Hachiko divenne il maggior esempio citato dai genitori per la buona educazione dei bambini, la sua devozione infatti rispecchia in pieno lo spirito di sacrificio e di devozione del quale dev'essere dotato un buon Giapponese. I resti di Hachiko sono conservati in stato di imbalsamazione nel 国立科学博物館(</span><span style="font-style: italic;font-size:85%;" >Kokuritsu Kagaku Hakubutsukan</span><span style="font-size:85%;"> - Museo Nazionale della Scienza) di Ueno, Tokyo" ... "Ogni anno da allora, il 7 marzo, viene celebrata una festa nel piazzale Hachiko, chiamata 忠犬ハチ公まつり(</span><span style="font-style: italic;font-size:85%;" >Chūken Hachikō Matsuri</span><span style="font-size:85%;"> - Festa in onore del Devoto Hachiko)".</span><br /><br /><span style="font-size:85%;">Il film è abbastanza lento, una sterile trasposizione della vita del cane, raccontata dalla sua nascita alla sua morte. Il professore, la sua vita e la sua morte sono eventi marginali come è giusto che sia, cosiccome sono marginali i personaggi che si avvicendano nella narrazione. A proposito del ritmo: se non amate la lentezza dei film Giapponesi, odierete questo film! Lodevole sterilità estesa anche alle scene commoventi che sono pompate pochissimo, al contrario di come invece dev'essere il film del 2009: progettato per far piangere. Ecco uno dei lati positivi di ハチ公物語(</span><span style="font-style: italic;font-size:85%;" >Hachiko Monogatari</span><span style="font-size:85%;">): è che non strappa lacrime, o quasi.</span><br /><br /><span style="font-size:85%;">Non so nulla di come ci si comportasse negli anni '20 in famiglia, ma nella famiglia Ueno, un po' come succede ai giorni nostri, le donne comandano! Il povero professore si deve padroneggiare tra i diktat di una moglie insistente e opprimente e dai capricci di una figlia capricciosa e viziata. Tutto il contrario insomma di quella presunta società maschilista, quella Giapponese, raccontata e supposta da molti. Non ho termini di paragone, parenti o amici Giapponesi in grado di raccontare come effettivamente fosse la vita nel Giappone degli anni '20, ma per alcuni aspetti questa sceneggiatura mi sembra tanto artificiosa e televisiva. Tutto il film poi è girato in set, ovviamente era impossibile riprodurre la stazione di Shibuya di quegli anni, ma alla fine vedere sempre lo stesso tram passare, i muri di cartapesta dei palazzi, fa sembrare l'ambientazione una piccola disneyland.</span><br /><br /><span style="font-size:85%;">Il film ebbe un enorme successo ed incassò l'equivalente di 60 milioni di dollari, oltre ad essere premiato in diversi concorsi cinematografici nazionali.</span><br /></div><br /><div style="text-align: center;"><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://img686.imageshack.us/img686/4834/hachiko02.jpg"><img style="display: block; margin: 0px auto 10px; text-align: center; cursor: pointer; width: 450px; height: 299px;" src="http://img686.imageshack.us/img686/4834/hachiko02.jpg" alt="" border="0" /></a><span style="font-size:85%;">ハチ公物語 (</span><span style="font-style: italic;font-size:85%;" >Hachikō Monogatari</span><span style="font-size:85%;"> - La Storia Di Hachiko)<br /><br />Giappone, 1987 - regia di Seijiro Koyama<br /></span></div>nicolacassahttp://www.blogger.com/profile/08211628365161880170noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-3878761779466668871.post-30112706692672477202010-06-23T20:03:00.004+02:002010-06-26T01:46:21.205+02:00アマルフィ 女神の報酬 (Amalfi: La Ricompensa Della Dea)<div style="text-align: justify;"><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://img685.imageshack.us/img685/9536/e4cfc73a.jpg"><img style="display: block; margin: 0px auto 10px; text-align: center; cursor: pointer; width: 450px; height: 632px;" src="http://img685.imageshack.us/img685/9536/e4cfc73a.jpg" alt="" border="0" /></a><span style="font-size:85%;"><span style="font-family:verdana;">Toh, un film Giapponese completamente girato in Italia per festeggiare i 50 anni della Fuji TV!</span><br /><br /><span style="font-family:verdana;">Roma, dicembre 2009, vigilia di Natale: c'è il G8 nella capitale e con l'arrivo dei capi di stato e dei ministri dei paesi più industrializzati del mondo tutte le ambasciate sono in fermento, soprattutto quella Giapponese che attende l'imminente arrivo del ministro degli esteri Wataru Kawagoe, impegnato in una difficile trattativa diplomatica che riguarda degli aiuti umanitari destinati alla solita fittizia repubblica ex-sovietica in guerra civile (topic tanto inflazionato anche nel cinema occidentale per comporre sceneggiature ambientate in scenari di guerra): questa volta la repubblica si chiama "Valcania", e il ministro Kawagoe sarà protagonista di un importante accordo nientemeno che col primo ministro Italiano (per fortuna nel film nessun accenno al Berlusca, neanche una caricatura, niente di niente). La protezione del ministro Giapponese e la gestione delle misure anti-terrorismo sono affidati da Tokyo al super cazzuto tenebroso ed efficientissimo agente esperto nel campo dei cattivoni tale Kosaku Kuroda, interpretato da </span></span><span style="font-weight: normal;font-family:verdana;font-size:85%;" ><span class="t_nihongo_kanji" lang="ja">un legnoso 織田裕二</span><span class="t_nihongo_comma" style="display: none;">,</span>(<i>Oda Yūji</i></span><span style="font-size:85%;"><span style="font-family:verdana;">). Principale si fa per dire artefice del casino in ambasciata è la giovanissima e sbadata stagista Masaki Fujii, interpretata dalla bella, giovanissima e famosa 戸田恵梨香(</span></span><span style="font-weight: normal;font-family:verdana;font-size:85%;" ><i>Toda Erika</i></span><span style="font-size:85%;"><span style="font-family:verdana;">)(la ricorderete come la idol Misa Amane, cattivissima alter-ego di Kira in </span><a style="font-family: verdana;" href="http://nicolacassa.blogspot.com/2010/03/last-name-death-note-last-name.html">Death Note, The Last Name</a><span style="font-family:verdana;"> e come la dolcissima invidiatissima ragazza del belloccio del drama "Nobuta Wo Produce", Mariko Uehara).</span><br /><br /><span style="font-family:verdana;">Le cose sembrano andare per il meglio quando proprio la nostra stagista riceve una richiesta d'aiuto da parte di una signora Giapponese, Saeko Yakami, interpretata da </span></span><span style="font-weight: normal;font-family:verdana;font-size:85%;" ><span class="t_nihongo_kanji" lang="ja">天海祐希</span><span class="t_nihongo_comma" style="display: none;">,</span>(<i>Amami Yūki</i>)</span><span style="font-size:85%;"><span style="font-family:verdana;">, che non trova più sua figlia, in viaggio con lei a Roma e in attesa di una importante e delicatissima operazione chirurugica agli occhi. La giovane Masaki chiede aiuto a sua volta ad un importante consigliere dell'ambasciata che decide di affiancarle Kuroda a causa della non eccellente capacità della stagista di parlare l'Italiano. Il nostro Kuroda invece se la cava abbastanza bene in Italiano: la signora Yakami riceve una chiamata dal cellulare della figlioletta e scopre che la stessa è stata rapita: il rapitore parla con Kuroda che si finge il padre della bambina. Entra in gioco la polizia Italiana capitanata da un pesantissimo Rocco Papaleo che dice la sola cosa intelligente di tutto il film: il fatto che Kuroda si sia spacciato per il padre della bambina lo costringerà a stare sempre con la signora Yakami, per non insospettire i rapitori.</span><br /><br /><span style="font-family:verdana;">La protezione del primo ministro così va a puttane con grande disappunto dell'ambasciata, cosiccome i tentativi di avere contatti coi rapitori che sembrano essere sempre un passo avanti rispetto agli investigatori e pure al nostro super agente. Le indagini porteranno il Kuroda a scoprire un intrigo ben più grave e complesso di un semplice rapimento, e a viaggiare pure ad Amalfi.</span><br /><br /><span style="font-family:verdana;">Una delle cose più interessanti di questo film è che è recitato per un grande numero di battute in Italiano dai protagonisti Giapponesi che si sforzano alquanto e con un certo successo per avere una buona pronuncia della nostra lingua, e poi ci sono gli attori Italiani capitanati dal nostro Papaleo che purtroppo mostrano quanto schifo faccia il nostro attuale "parco attori". Forse la recitazione più credibile è quella del receptionist dell'hotel in cui alloggia Kuroda, con quel suo naturalissimo accento romanesco, o il passante che manda a quel paese Kuroda che lo urta durante un inseguimento, sempre in romanesco ovviamente.</span><br /><br /><span style="font-family:verdana;">Per il resto, abbiamo dei rapitori e dei terroristi alquanto amanti delle bellezze del nostro paese e soprattutto di Roma, visto che fanno disperare il povero Kuroda tra Castel Sant'Angelo, Piazza di Spagna e i principali luoghi turistici della capitale, e poi lo fanno andare pure ad Amalfi (non a Torre Del Greco, Potenza o Mazzara Del Vallo, ma ad Amalfi), con alcune scene ambientate alla Reggia di Caserta, etc. Le forzature non mancano, mentre l'unica cosa non enfatizzata è l'idiozia di un pò tutti gli Italiani, soprattutto delle forze dell'ordine (fantastico il cordone umano che alcuni agenti formano davanti all'ambasciata Giapponese per evitare che una piccola folla di poliziotti (Poliziotti!!!) vi penetri in maniera non legittima in quanto zona diplomatica), poi il personaggio interpretato da Papaleo è talmente pesante e idiota che davvero ci si vergogna di essere Italiani.</span><br /><br /></span><div style="text-align: justify;"><span style="font-size:85%;"><span style="font-family:verdana;">Per il resto, tanti luoghi comuni anche fuori luogo come il cono gelato (intero) calpestato da Kuroda in Piazza di Spagna (peccato che sia il 24 dicembre), l'immancabile pizza, le griffe dell'alta moda, i richiami continui alla mafia intesa come associazione terroristica e come artefice di rapimenti (non sanno, i Giapponesi, che la mafia sono i colletti bianchi tanto amici dell istituzioni), i maschi Italiani che non fanno altro che rimorchiare (in effetti i maschi Italiani cercano di rimorchiare, ma non nella maniera esageratamente violenta che si vede in una scena del film), e le coppie Italiane che non fanno altro che baciarsi in bocca con la lingua. Fanno impressione le inquadrature delle pagine del quotidiano "Repubblica" con le notizie degli avvenimenti del film e tante mille altre cose a noi familiari riportate sullo schermo con la solita precisione ed accuratezza Giapponesi. </span></span><br /></div><span style="font-size:85%;"><br /><span style="font-family:verdana;">La trama è invece alquanto intrigante, scritta da Yuichi Shinpo e la regia di </span></span><span style="font-weight: normal;font-size:85%;" ><span class="t_nihongo_kanji" lang="ja"><span style="font-family:verdana;">西谷弘(</span><span style="font-style: italic;font-family:verdana;" >Nishitani Hiroshi</span><span style="font-family:verdana;">), già regista di un drama poliziesco-investigativo molto avvincente e complesso come "Galileo", è estremamente brillante. Insomma, due ore non sprecate, soprattutto se volete vedere dei Giapponesi che recitano a Roma e in Italiano!</span></span></span><span style="font-size:85%;"><br /><br /></span><span style="font-weight: normal;font-size:85%;" ><span class="t_nihongo_kanji" lang="ja"><span style="font-family:verdana;">Ad dimenticavo, la main theme song del film è "Con Te Partirò", ma non è cantata da Bocelli ma con un pesante accento inglese da una cantante inglese, Sarah Brightman (forse Bocelli è oramai troppo importante e caro anche per la Fuji TV?)</span></span></span><span style="font-size:85%;"><br /><br /></span><div style="text-align: center;"><span style="font-weight: normal;font-size:85%;" ><span class="t_nihongo_kanji" lang="ja"><span style="font-family:verdana;">アマルフィ 女神の報酬 (</span><span style="font-style: italic;font-family:verdana;" >Amarufi: Megami No Hoshu</span><span style="font-family:verdana;"> - Amalfi: La Ricompensa Della Dea)</span></span></span><br /><br /><span style="font-weight: normal;font-size:85%;" ><span class="t_nihongo_kanji" lang="ja"><span style="font-family:verdana;">Giappone, 2009 - regia di Nishitani Hiroshi</span></span></span><br /></div></div><br /><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://img249.imageshack.us/img249/6471/amalfi2.jpg"><img style="display: block; margin: 0px auto 10px; text-align: center; cursor: pointer; width: 450px; height: 645px;" src="http://img249.imageshack.us/img249/6471/amalfi2.jpg" alt="" border="0" /></a>nicolacassahttp://www.blogger.com/profile/08211628365161880170noreply@blogger.com9tag:blogger.com,1999:blog-3878761779466668871.post-64053604194906007372010-04-22T02:09:00.004+02:002010-04-22T02:53:18.981+02:00全然大丈夫 (Fine, Totally Fine)<div align="justify"><a href="http://img227.imageshack.us/img227/4236/finetotallyfineposterbi.jpg"><img style="TEXT-ALIGN: center; MARGIN: 0px auto 10px; WIDTH: 450px; DISPLAY: block; HEIGHT: 637px; CURSOR: hand" border="0" alt="" src="http://img227.imageshack.us/img227/4236/finetotallyfineposterbi.jpg" /></a><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Storia di due amici d'infanzia: Teruo, un dodicenne nel corpo di un trentenne, amante dell'horror ed inventore di atroci scherzi, e Hisanobu, brillante impiegato in una ditta di pulizie ospedaliere che fa lo splendido con tutti ma odia la sua vita da sfigato. Prendete qualche settimana delle loro vite, metteteci dentro una ragazza abbastanza strana che ama la pasta di pesce confezionata e che fa perdere loro la testa, e otterrete questa strana commedia. Raccontarne la trama non ha senso perchè non c'è una vera e propria storia, ma ci sono delle scene che renderanno la visione di questo film memorabile! E' un film fatto principalmente di situazioni incredibili...<br /><br />Divertente, demenziale al punto giusto ma senza arrivare ai livelli osceni di un Satoshi Miki poco ispirato o meglio "mal ispirato", Fine Totally Fine é uno di quei deliziosi affreschi di comicitá cinematografica Giapponese da non perdere. Una cinematografia dai ritmi teatrali della quale forse Kitano é uno dei migliori esponenti: personaggi ai confini della normalitá, o della sanitá mentale che dir si voglia, macchiette quasi surreali ma in realtá specchio satirico di una societá, quella Giapponese, per il nostro comune senso critico da "gaijin" occidentali sempre in bilico tra inconsapevole genio e lucida follia. Adoro follemente perdermi nei lunghi silenzi di queste pellicole: un microcosmo nel quale si può letteralmente vivere per la breve durata del film.<br /><br />E poi, in quale cinematografia ci si potrebbe mai permettere di mostrare un idiota che lancia una caccola nell'occhio di una signora senza apparire schifosamente demenziali, ma anzi gradevolmente artistici? La moderna cinematografia d'autore Giapponese in rari casi é capace di un'estetica bellissima e particolarissima nella sua elegante sofisticatezza, e di ritmi piacevolmente lenti. Non a caso questa pellicola ha meritato il podio al Far East Film Festival numero 10. Fondamentale notare che il regista Yosuke Fujita è alla sua prima pellicola!! Da seguire senz'altro in futuro!</span></div><div align="justify"><span style="font-family:Verdana;font-size:85%;"></span> </div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span></div><div align="center"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">全然大丈夫 (<em>Zenzen daijoubu</em> - Fine, Totally Fine)</span></div><div align="center"> </div><div align="center"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span></div><div align="center"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Giappone, 2008 - regia di Fujita Yosuke</span></div>nicolacassahttp://www.blogger.com/profile/08211628365161880170noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-3878761779466668871.post-16176762017957579062010-04-17T01:05:00.004+02:002010-04-19T01:23:40.230+02:00L change the WorLd<div align="justify"><a href="http://img72.imageshack.us/img72/771/lchangetheworld.jpg"><img style="TEXT-ALIGN: center; MARGIN: 0px auto 10px; WIDTH: 450px; DISPLAY: block; HEIGHT: 634px; CURSOR: hand" border="0" alt="" src="http://img72.imageshack.us/img72/771/lchangetheworld.jpg" /></a><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"> Ho un ricordo particolare di questo film, è in assoluto la prima pellicola da me vista al Far East Film Festival: era se non sbaglio il 18 aprile del 2008, primo giorno di festival, primo film proiettato. In sala, il regista 中田秀夫(<em>Nakata Hideo</em>), era a pochi metri da me, che emozione. Sarà la cornice entusiasmante, l'apertura della decima edizione del festival, la presenza del regista e del pubblico, ero estasiato per aver scoperto questo nuovo mondo. Il film in quel contesto "drogato" mi era piaciuto un sacco...</span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span> </div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;color:#ff0000;">[SPOILER]</span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;color:#999999;">Le vicende narrate da questo film si pongono temporalmente alla fine del secondo episodio, デスノート The Last Name (</span><a href="http://nicolacassa.blogspot.com/2010/03/last-name-death-note-last-name.html"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;color:#999999;">Death Note, The Last Name</span></a><span style="font-family:verdana;font-size:85%;color:#999999;">): Light Yagami è morto e a L rimangono 23 giorni di vita, essendosi auto-condannato a morte per distruggere la trama diabolica di Kira. Un agente della stessa agenzia di L muore contagiato da un virus diabolico in Thailandia. Il virus è stato sviluppato in Giappone da un gruppo di cattivoni. l'ideatore del virus, naturalmente buono fa una brutta fine e spedisce sua figlia da Watari, il maggiordomo di L. L si prenderà cura della bambina e indagherà per distruggere il virus e la banda di cattivoni.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;color:#ff0000;">[FINE SPOILER]</span></div><div align="justify"><br /><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Oltre ad essere il mio primo approccio al <em>Far East Film Festival</em>, questo film è stato il mio primissimo approccio alla saga di Death Note. Ho quindi visto questo film senza sapere nulla del quaderno della morte che pure appare in una scena del film, e conoscendo per la prima volta il personaggio di L, interpretato magistralmente da 松山 ケンイチ(<em>Matsuyama Kenichi</em>). L Change The WorLd è una specie di spy story, condita da alcuni elementi interessanti, come la frenesia di sapere che <span style="color:#ff0000;">[SPOILER]</span> <span style="color:#999999;">L morirà presto</span> <span style="color:#ff0000;">[SPOILER]</span> con tutti i risvolti del caso.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span> </div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">A parte tutto, pur essendo la storia un pò ridicola in fin dei conti, è il personaggio di L a dar spessore al film, e vale la pena di vederlo solo per lui. Adorabile il suo rapporto coi bambini co-protagonisti.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span> </div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Interessantissimo anche come "<em>stand-alone movie</em>". Per il resto è solo una macchina da soldi e ha fatto bene il suo dovere in questo senso. Poco importante pure citare i precedenti lavori del regista, famoso per la saga horror リング(<em>Ringu</em>), arrivata da noi con la trasposizione Americana "The Ring", di Gore Verbinski. Qui il buon Nakata ha fatto un prodotto prettamente commerciale, senza alcuna impronta registica di rilievo.</span></div><p align="center"><a href="http://img40.imageshack.us/img40/7535/lchangetheworld2.jpg"><img style="TEXT-ALIGN: center; MARGIN: 0px auto 10px; WIDTH: 450px; DISPLAY: block; HEIGHT: 631px; CURSOR: hand" border="0" alt="" src="http://img40.imageshack.us/img40/7535/lchangetheworld2.jpg" /></a><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">L change the WorLd</span></p><p align="center"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Giappone, 2008 - regia di 中田秀夫(<em>Nakata Hideo</em>)</span></p>nicolacassahttp://www.blogger.com/profile/08211628365161880170noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-3878761779466668871.post-60514487701788349502010-03-19T23:58:00.002+01:002010-03-20T00:09:39.321+01:00デスノート The Last Name (Death Note, The Last Name)<div align="justify"><a href="http://img39.imageshack.us/img39/5710/deathnote2poster.jpg"><img style="TEXT-ALIGN: center; MARGIN: 0px auto 10px; WIDTH: 450px; DISPLAY: block; HEIGHT: 640px; CURSOR: hand" border="0" alt="" src="http://img39.imageshack.us/img39/5710/deathnote2poster.jpg" /></a><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Secondo ed ultimo capitolo.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span> </div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">La famosa idol Misa viene inseguita da un maniaco che la vuole uccidere: il furfante cade a terra privo di vita e vicino a lui appare un Death Note. La ragazza ne ne impossessa e comincia subito a imitare il lavoro del suo grande idolo, Kira, amato da lei come da tantissime altre persone come il salvatore dell'umanitá. L rimane spiazzato da questo avvenimento, non potendo più attribuire a Light, sospettato di essere Kira ed attirato da L a diventare suo stretto collaboratore per dare una svolta alle indaginie quindi la lui stesso marcato a vista, la paternitá degli omicidi. Il nuovo Kira é più infantile e si muove con più imprudenza. Light sa che se si potesse unire al nuovo Kira potrebbe diventare invincibile, anche perché il nuovo arrivato al contrario di lui ha ottenuto la vista dello Shinigami guardiano ed é in grado di uccidere le persone semplicemente guardandole in volto.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span> </div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">I due Kira s'incontrano e le cose si fanno sempre più difficili per L, che dovrá utilizzare tutto il suo ingegno per risolvere il caso e mettere fuori combattimento i due criminali.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span> </div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Quando ho visto apparire un secondo quaderno della morte e un secondo Shinigami, devo ammettere di aver pensato che stavano rovinando tutto, ma l’intreccio narrativo rimane comunque avvincente pur complicandosi in maniera oscena...</span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span> </div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Non ho mai letto il manga e non ho mai visto l'anime: il mio primo approccio con la trasposizione cinematografica della saga é avvenuto nella decima edizione del Far East Film Festi al di Udine, con lo spin off "L change the world", diretto da Hideo Nakata. Non ci capii molto a dire la veritá ma rimasi colpito dal personaggio di L, l'astuto e misterioso investigatore privato che affronta Kira. Le due pellicole della saga erano proiettate nel pomeriggio, prima dell'inizio del festival, e ora capisco il motivo di questo ostracismo: rimettere gli spettatori in linea col filo narrativo che unisce questi due film con il lavoro di Nakata. Molti li definiscono dei film "bruttini", e in effetti é difficile capire se si tratti di un prodotto televisivo o cinematografico: girati in digitale e privi di qualsiasi effetto visivo, esclusa l'animazione degli Shinigami che fa davvero pena.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span> </div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Vedere questi film di certo non lascia il segno, ma se non avete mai letto il manga lo farete, questo é certo, e soprattutto vorrete guardare il film di Nakata per sapere di più sul personaggio di L, il più riuscito di questa versione per il grande schermo.</span><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"><br /></div></span><div align="center"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">デスノート The Last Name (<em>Desu nooto</em> - Death Note), l'ultimo nome</span></div><div align="center"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span> </div><div align="center"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Giappone, 2006 - regia di 金子修介(<em>Kaneko Shūsuke</em>)</span></div>nicolacassahttp://www.blogger.com/profile/08211628365161880170noreply@blogger.com7tag:blogger.com,1999:blog-3878761779466668871.post-75686354178362937512010-03-16T03:13:00.002+01:002010-03-16T03:50:30.500+01:00デスノート (Death Note)<div align="justify"><a href="http://img219.imageshack.us/img219/3525/deathnotei.jpg"><img style="TEXT-ALIGN: center; MARGIN: 0px auto 10px; WIDTH: 444px; DISPLAY: block; HEIGHT: 640px; CURSOR: hand" border="0" alt="" src="http://img219.imageshack.us/img219/3525/deathnotei.jpg" /></a><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Ce li avevo in archivio da tempo, sia questo che il sequel, ma da come se ne parlava in giro non ne ero mai stato particolarmente attirato.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span> </div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Sará che non amo le cose particolarmente inflazionate: questa ormai estremamente famosa vicenda, nata dalla mente di 大場 つぐみ,(<em>Ōba Tsugumi</em>) si é ormai consumata su vari supporti, sulla carta stampata con il manga in tredici volumi disegnato da 小畑 健,(<em>Obata Takeshi</em>) e pubblicato per la prima volta in Giappone nel 2003 dalla 週刊少年ジャンプ,(<em>Shūkan Shōnen Janpu</em>)</span><a title="Aiuto:Giapponese" href="http://it.wikipedia.org/wiki/Aiuto:Giapponese"></a><a title="Help:Installing Japanese character sets" href="http://en.wikipedia.org/wiki/Help:Installing_Japanese_character_sets"></a><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">, sul piccolo schermo e home video con l’anime in 37 episodi diretto da 井上敏樹,(<em>Inoue Toshiki</em>) e trasmesso per la prima volta in Giappone dalla 日本テレビ放送網株式会社,(<em>Nihon Terebi Hōsōmō Kabushiki-gaisha</em>) dal 4 ottobre 2006 al 26 giugno 2007</span><a title="Aiuto:Giapponese" href="http://it.wikipedia.org/wiki/Aiuto:Giapponese"></a><a title="Aiuto:Giapponese" href="http://it.wikipedia.org/wiki/Aiuto:Giapponese"></a><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">, per finire inevitabilmente al grande schermo in due lungometraggi di successo più uno spin-off.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span> </div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Questo é il primo dei due film per il grande schermo, fu proiettato per la prima volta in Giappone il 17 giugno 2006 e rimase in vetta alle classifiche del Sol Levante per 2 settimane.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span> </div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Light, interpretato da 藤原竜也(<em>Fujiwara Tatsuya</em>) è </span><a title="Aiuto:Giapponese" href="http://it.wikipedia.org/wiki/Aiuto:Giapponese"></a><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">un brillante studente di legge in una rinomata universitá di Tokyo che prova frustrazione per l'impotenza del sistema giudiziario Giapponese che troppe volte lascia crimini impuniti e pericolosi presunti criminali a piede libero per insufficienza di prove o grazie ad insulsi cavilli giudiziari. Il ragazzo spinto da un furioso rimorso e da una forte volontá di riscossa comincia a seguire uno di quelli che l'hanno fatta franca, una specie di teppista omicida, e quando si ritrova faccia a faccia con lui rischia seriamente di farsi male, constatando l'estrema diabolica cattiveria del personaggio. Affranto, scappa sotto la pioggia e come d'incanto dal cielo cade un quaderno nero, attorno al quale misteriosamente non cade alcuna goccia di pioggia. Light prende il quaderno, e legge la prima pagina, una specie di libretto d'istruzioni. É un "Death Note": se le sue pagine magiche vengono utilizzate per scrivere il nome di una persona, questa morirá secondo le modalitá descritte dallo stesso scrivente, o in assenza di istruzioni precise la persona designata passerá all'altro mondo per attacco cardiaco.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span> </div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Light non ci crede, ma dopo essersi ritrovato di nuovo faccia a faccia con il pericoloso criminale con il quale aveva pochi giorni prima avuto un aspro confronto, si sente costretto a scrivere suo nome nel quaderno per evitare di fare una brutta fine. Il criminale muore all'improvviso per attacco cardiaco. Light scappa sconvolto. In seguito, apparirá al suo cospetto il padrone del quaderno, uno shinigami, un dio della morte col quale costruirá una strana amicizia. Light viene ammaliato da questo potere, e ne comincia ad abusare, in un delirio giustizialista che porta le polizie di tutto il mondo ad indagare su di lui, il misterioso angelo della morte che si fa vedere in vari forum col nome di Kira.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span> </div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Il primo a cominciare a cavare piede dal mistero sará un famoso quanto misterioso detective privato, “L”, interpretato da 松山ケンイチ(<em>Matsuyama Kenichi</em>), che comincierá con Kira/Light una specie battaglia di menti e d'intuito per tentare di smascherarlo.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span> </div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Estremamente commerciale, estremamente di successo, é quel puro film d'intrattenimento Giapponese a budget stratosferico senza particolari difetti. La storia é geniale e riesce a tenere sulle spine per tutta la sua durata chiunque vi si avvicini. L é un personaggio dall'immenso carisma, tanto da meritare lo spin-off del quale parlerò in futuro.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span> </div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Il riuscire a controllare la morte é uno dei sogni ancestrali dell'essere umano, utilizzarla come arma remota poi può essere l'inizio della strada verso il delirio nel quale un debole non può far altro che cadere, facendosi corrompere da un potere che dovrebbe rimanere nelle mani degli dei, troppo grande, forse in generale per qualsiasi essere umano.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span> </div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Un bel filmetto, ma solo dopo il secondo episodio se ne possono davvero tirare le somme. Ci risentiamo presto...</span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span> </div><div align="center"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">デスノート(<em>Desu Nōto</em> - Il Quaderno Della Morte)</span></div><div align="center"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span> </div><div align="center"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Giappone, 2006 - regia di 金子修介(<em>Kaneko Shūsuke</em>)</span><a title="Aiuto:Giapponese" href="http://it.wikipedia.org/wiki/Aiuto:Giapponese"></a></div>nicolacassahttp://www.blogger.com/profile/08211628365161880170noreply@blogger.com9tag:blogger.com,1999:blog-3878761779466668871.post-63795024038683817342009-12-04T23:57:00.004+01:002009-12-05T01:13:50.951+01:00Sweet Rain - 死神の精度 (Dolce Pioggia. L'accuratezza dello spirito della morte)<div align="justify"><a href="http://img686.imageshack.us/img686/7750/sweetrainposter.jpg"><img style="TEXT-ALIGN: center; MARGIN: 0px auto 10px; WIDTH: 450px; DISPLAY: block; HEIGHT: 636px; CURSOR: hand" border="0" alt="" src="http://img686.imageshack.us/img686/7750/sweetrainposter.jpg" /></a><span style="font-family:verdana;"><span style="font-size:85%;">O "<em>storia dello Shinigami tontazzo</em>". Penso che siano pochi i nippofili che non hanno una minima idea di cosa sia la saga di デスノート(<em>Desu Nōto</em> - Death Note), ideata da 大場つぐみ(<em>Ōba Tsugumi</em></span></span><a title="Help:Installing Japanese character sets" href="http://en.wikipedia.org/wiki/Help:Installing_Japanese_character_sets"></a><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">) come manga e tradotta in anime e live action movies di successo.<br /><br />Comunque, per quelli come me che invece ne ignoravano l'esistenza (o se ne tenevano volutamente lontani), in Giappone si crede in tante entitá soprannaturali e semi-divine, e tra questi ci sono gli 死神(<em>Shinigami</em>), ovvero spiriti della morte, una figura semidivina importata in Giappone dall'Europa e definita nel periodo Meiji. Questo film ci dá un'ennesima visione alternativa dello Shinigami, ma andiamo con ordine...<br /><br />Il Signor Chiba é uno Shinigami. Il Signor Chiba é per giunta uno Shinigami alquanto elegante e di bell'aspetto, con la sua bella chioma e i suoi abiti stile "le Iene". Il Signor Chiba non ha etá, viaggia in random nel tempo e nello spazio, camminando col suo spirito controllore (un cane nero) sopra i binari di una monorotaia (identica a quella di Naha, a Okinawa), che dovrebbero rappresentare per l'appunto la dimensione sovrannaturale dalla quale il bel Chiba proviene. Il belloccio Shinigami é pure annoiato dalla sua routine: non ha mai visto un cielo azzurro nei millenni della sua infinita esistenza perché quando lui lavora, chissá perchè, piove sempre... e poi quei dannati corvi neri, sono sempre lì attorno alla persona che deve morire L'unica pausa dalla pioggia il Signor Chiba la trova camminando sul cemento della monorotaia, che sta sopra le nuvole. Quando il mono-binario s'interrompe con una porta, significa che gli si prospetta un altro lavoro. Varcata la soglia, ecco il nostro mondo sotto uno scrosciante acquazzone, un sacco di corvi e un contatto da stabilire: quello con la vittima, cioé la persona che dovrebbe morire: il bel Chiba come i suoi colleghi (ce ne sono tantissimi sparsi per il mondo) deve decidere: procedere con la morte o sospendere la morte. É una specie di processo al quale le vittime vengono sottoposte. Prima tocca ad un'impiegata sfigata degli anni '80, poi ad un furfantello della yakuza dei giorni nostri, e poi ad una parrucchiera del futuro con tanto di aiutante robot (molto carina aggiungerei, e parlo del robot). Il signor Chiba prenderá (o meglio non prenderà) le sue decisioni mostrando un lato umano, etc etc.<br /><br />Diciamolo subito, il film non mi é piaciuto. É una vetrina per un Takeshi Kaneshiro tirato a lucido e pompato di cazzate, e le spalle dell'attore cinese sono poco forti per reggere una sceneggiatura ridicola. Lo Shinigami da lui interpretato é si immortale, ma il suo peregrinare per lo spazio ed il tempo lo rendono irrimediabilmente impacciato di fronte agli esseri umani e a concetti importantissimi dei quali dei giudici di vita come gli Shinigami di cui si parla dovrebbero perlomeno essere informati, se non estremamente disinvolti: divertente come spunto per la sdrammatizzazione ed umanizzazione della morte, ma poco credibile se lo si vuole applicare ad un personaggio che dovrebbe essere un semidio il cui lavoro dovrebbe essere quello di giudicare gli uomini per la loro vita e per l'effettivo compimento dei loro propositi. Il signor Chiba passa le missioni a pronunciare frasi profonde, profonde al massimo come la vasca da bagno di casa di mia madre, a rispondere vagamente al suo cane che gli chiede continuamente conto del suo lavoro, fino a farsi completamente annullare dalla saggezza della protagonista femminile in finale di pellicola. Il Signor Chiba reagisce agli stimoli positivi datigli dai personaggi in forma di lezioni di vita con penose scene mute degne di un gorilla in giacca e cravatta che ascolta una lezione di filosofia...<br /><br />Questo film é una versione quasi comica se paragonata ad un tentativo del cinema occidentale degli anni novanta di umanizzare la morte, sempre con un belloccio, ma biondissimo di nome Brad Pitt. Il film di cui parliamo é "Vi Presento Joe Black", del 1998, diretto da Martin Brest. Nonostante anche quello fosse un'emerita schifezza atta solo a pompare il bel Brad e a far innamorare milioni di ragazze, lì si percepiva un diverso modo di trattare dei temi profondi come la morte, e poi il personaggio interpretato dal bel Brad si dimostrava estremamente colto, serio e preparato in un sacco di concetti, proprio come dovrebbe essere un semidio (che io sia dannato, sto davvero parlando di come dovrebbe essere un semidio...), e poi didiamocelo, si scopa pure la figlia della sua vittima, è un grande, anni luce dal gorilla Kaneshiro.<br /><br />Interessante per notare con quale leggerezza (o accuratezza?) i Giapponesi trattino degli argomenti assai profondi e importanti da un punto di vista spirituale. Ancora una volta domistrazione del fatto che la spiritualitá Giapponese sia completamente diversa dalla nostra, soprattutto nella commistione di simbolismi provenienti da diverse religioni: nella scena iniziale, per esempio, uno Shinigami, concetto di base importato ma in qualche modo derivato da rare divinità sia Shintoiste che Buddhiste che assiste alla cerimoina funebre Cristiana di una bambina che ha appena spedito all'altro mondo. Si può tentare una visione più profonda del film analizzando proprio l'imperfezione dello stesso Shinigami, in pratica destinato solo a prendere due decisioni: dopo un'indagine, quelle di "sospendere" o a "procedere" con la morte della vittima designata, avvenimento apparentemente deciso da un inevitabile destino che lo spirito della morte può solo ritardare, ma non evitare. Che la morte non sia frutto d'intervento divino ma semplice avvenimento necessario in una vita? Che tutto si basi sulla cieca legge della vita? E poi il cane nero, lo spirito controllore del Signor Chiba: nella mitologia inglese il cane nero è associato al diavolo o agli spiriti della morte sin dalla demonologia medioevale (chi poi ha letto "Il Mastino Dei Baskerville" di Arthur Conan Doyle sa di cosa parlo)... ma il cane del film è alquanto sfigato e il montaggio lo rende a tratti pure comico per la sua condizione, anche per lo spirito che rappresenta di estrema inpotenza sia nel gestire gli eventi, che nel gestire lo Shinigami che gli è stato assegnato. Penso con convinzione che l'autore, 伊坂幸太郎(<em>Isaka Kōtarō</em>), a parte la scena in cui Chiba si chiede perchè la morte sia rappresentata da uno spirito nero con una falce, forse non abbia utilizzato questa simbologia consapevolmente o se l'ha fatto ha cercato di sdrammattizzare il tutto in chiave comica, anche perchè i Giapponesi non capirebbero alcune sfumature che l'educazione di noi timorati cattolici ci ha insegnato a notare. Penso che si possa tranquillamente relelgare questo plot a quell'accozzaglia di simbolismi religiosi e per la nostra sopracitata inconsapevole ed ottusa sensibilità cattolica anche veniali blasfemie di una società, quella Giapponese, che non ha mai avuto una sua vera identità religiosa (e questo è uno dei suoi grandi pregi)<br /><br />Vogliamo anche dire che i corvi sono tutti fatti in computer grafica e fanno pena? A parte il protagonista, sono i comprimari a fare il film: le cosiddette vittime tengono la scena, sono tutte dei personaggi splendidamente riusciti, e il finale é pure carino. Ma vi libero dai miei infiniti discorsi e vi lascio alla faccia da ebete di Kaneshiro in questa locandina...<br /></span><br /><a href="http://img686.imageshack.us/img686/700/sweetrain2.jpg"><img style="TEXT-ALIGN: center; MARGIN: 0px auto 10px; WIDTH: 450px; DISPLAY: block; HEIGHT: 637px; CURSOR: hand" border="0" alt="" src="http://img686.imageshack.us/img686/700/sweetrain2.jpg" /></a></div><p align="center"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Sweet Rain - 死神の精度 (<em>Sweet Rain. Shinigami No Seido</em> - Dolce Pioggia. L'accuratezza dello spirito della morte)</span></p><p align="center"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Giappone, 2008 - regia di 筧昌也(<em>Kakehi Masaya</em>)</span></p>nicolacassahttp://www.blogger.com/profile/08211628365161880170noreply@blogger.com8tag:blogger.com,1999:blog-3878761779466668871.post-21671214088563568402009-11-28T21:06:00.005+01:002009-11-28T22:52:50.703+01:00天然コケッコー (Un "Coccodè" naturale)<div align="justify"><a href="http://img697.imageshack.us/img697/407/tennenkokekkoposter2.jpg"><img style="TEXT-ALIGN: center; MARGIN: 0px auto 10px; WIDTH: 450px; DISPLAY: block; HEIGHT: 634px; CURSOR: hand" border="0" alt="" src="http://img697.imageshack.us/img697/407/tennenkokekkoposter2.jpg" /></a><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Dal regista di リンダ リンダ リンダ(<em><a href="http://nicolacassa.blogspot.com/2008/09/linda-linda-linda.html">Lina Linda Linda</a></em>), Nobuhiro Yamashita, ecco arrivare in punta di piedi un altro piccolo miracolo della cinematografia contemporanea Giapponese</span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Avete mai sognato di abbandonare tutto, la vostra frenetica vita cittadina, lo smog, il rumore, il luogo di lavoro affollato, il tempo che non basta mai? Avete mai sognato di andare in un posto tranquillo dove ascoltare in silenzio il tempo che passa, vedere l’erba che cresce, non sentire l’ansia per qualcosa dietro che ti rincorre?<br /><br />Giappone, isola di Honshu, prefettura di Shimane. In un piccolo villaggio in mezzo alla campagna fatta di piccoli campi di riso e scoscese collinette piene d’alberi c’è una piccola scuola. Il numero degli abitanti di questo villaggio è talmente esiguo che la scuola elementare e la scuola media sono fuse nello stesso stabile, e in tutto tra l’una e l’altra ci sono solo sei studenti: la più piccola è così piccola che si fa ancora la pipì addosso, e la più grande è al penultimo anno delle medie. La scuola è in fermento perché sta per arrivare un nuovo studente, lui viene da Tokyo e si è trasferito nel villaggio del nonno paterno con la madre. Soyo (interpretata dalla giovanissima 印東夏帆(<em>Indō Kaho</em>), nome d'arte "<em>Kaho</em>") in particolare, la più grande della scuola, non vede l’ora che il ragazzo arrivi: Hiromi Osawa è infatti un suo coetaneo. Il primo incontro tra Hiromi, il villaggio e Soyo non è dei più felici: il ragazzo, abituato alla frenesia della metropoli nipponica fatica ad adattarsi alla nuova realtà nella quale è stato catapultato. I suoi sei compagni di scuola fanno di tutto per farlo ambientare, la loro allegria e spensieratezza sono talmente disarmanti da mettere in difficoltà anche un ragazzo metropolitano come lui. Col passare del tempo, Hiromi imparerà ad apprezzare la sua nuova vita nel villaggio.<br /><br />Un film che mi ha suscitato grandi emozioni, devo ammetterlo. Forse era dai tempi di 茶の味(<em>Cha No Aji</em> - The Taste Of Tea), 2004, di Katsuhito Ishii. che non provavo un desiderio così intenso di fare downshifting. Penso che questo film sia l’inno al downshifting per eccellenza.<br /><br />Che paesaggi, quelli della prefettura di Shimane, una delle meno popolose del Giappone: impossibili da descrivere per la loro bellezza tutta particolare: le scogliere di granito giallo come quelle che avevo visto a Shikoku nella costa del mare interno, il mare cristallino, il verde intenso e brillante della campagna e quelle piccole linee ferroviarie coi treni a gasolio che puntualmente si arrampicano in scogliere a picco e s’infilano in strette gallerie tra una valle e l’altra. Sembra il paradiso: case grandi, verande di lucido legno scuro aperte d’estate e la voglia di addormentarsi nei tatami circondati dal canto delle cicale. Le persone del villaggio, non sanno cosa sia la quella brutta sofisticatezza squisitamente cittadina fatta principalmente di espedienti comportamentali di autodifesa: sono onestamente oneste e tranquille. Mai un problema, mai un avvenimento violento e triste a parte il suicidio di quella donna, lì sul ponte nella strada per la spiaggia: basta prendere la strada più lunga per andare al mare, che oltretutto è anche più panoramica, per dimenticare anche questo. Vi aspettate sorprese? Efferati omicidi? Fantasmi? Nulla di tutto questo, <em>Tennen Kokekko</em> non riserva cattive sorprese, è una medicina per l’anima dei sognatori come me, che hanno bisogno, ogni tanto, di immedesimarsi in un paradiso terrestre come questo e perdersi nel benefico oblio del silenzio e della tranquillità di un luogo lontano da tutto e da tutti. Qualsiasi cosa sia necessaria, per mangiare, la si può prendere al campo, o al massimo si possono fare due passi al negozio della mamma di Ibuki, la ragazza della prima media. Il dottore? Bisogna andare in città! Il forestiero Osawa non si capacita di tutto ciò, e il suo stupore misto a schifato sconcerto sono l’espediente cinemantografico che fa da stampelle a noi spettatori sognatori ancora zoppi in questo nuovo mondo fantastico.<br /><br />Nessuna sorpresa, davvero, nessuna.<br /><br />Potrebbe sorgere un dubbio: è questo un film schifosamente bugiardo? Se Sono Shion con 紀子の食卓(<em>Noriko No Shokutaku</em> - Noriko's Dinner Table) ci insegna che trasferirsi in un luogo paradisiaco non è utile per fuggire dai propri fantasmi, e che essi sono nascosti dentro di noi, Nobuhiro Yamashita (già regista di <em>Lina Linda Linda</em>) dà la sua personale o più ottimistica visione: i problemi sono ovunque, anche in un luogo paradisiaco, e ce lo ricorda con quei fiori posati nella balaustra di quel ponte arrugginito sulla strada per la spiaggia, o l’attacco d’asma della mamma di Osawa, forse il momento più drammatico del film, ma se si ha la forza di lasciare le proprie pene alle spalle, se si riesce a purificare il cuore e a vivere con un forte atteggiamento ottimistico, è possibile trovare il proprio paradiso personale.<br /><br />Spesso e volentieri la cinematografia contemporanea Giapponese costruisce paradisiache realtà parallele dove lo spettatore possa rifugiarsi e sognare: queste realtà possono essere identificate in amori da favola, viaggi che sembrano epiche avventure anche se vissute nel giardino dietro casa, grandi vittorie e successi. Spesso e volentieri tutte queste belle opere sono impalcature di bugia che coprono realtà ben diverse: la scuola in realtà fa schifo, il lavoro in realtà fa schifo, difficilmente si ha successo nello sport, come nello spettacolo o nella musica, ancor meno in amore, figuriamoci poi conquistare ragazze da favola, belle, gentili e premurose come fatine incantate: nella realtà le belle ragazze spesso sono furbe e spregiudicate, forti della loro bellezza e popolarità. Ma l’impalcatura di Yamashita si dimostra solida: è proprio l’isolamento del villaggio a proteggerlo dalla bruttezza e dalla cattiveria del mondo, Soyo e i suoi compagni sono sinceramente buoni e onesti, e soprattutto semplici. Il viaggio scolastico dei ragazzi a Tokyo non fa altro che rafforzare questo generale sentimento di purezza e quest’atmosfera speciale: A Shinjuku, impaurita davanti allo stagliarsi delle torri del palazzo governativo comunale di Kenzo Tange, Soyo si tappa le orecchie, trattiene il respiro e dice ai grattacieli, alla frenesia, al rumore, che quando crescerà imparerà a trattare anche con loro, ma che ora tutto il suo amore è per il villaggio, la sua gente e la sua piccola scuola. Un ambiente talmente bello che gli stessi personaggi provano già nostalgia per esso, pur vivendoci.<br /><br />“Non c’è nulla di meglio di casa nostra”, dice il professore a una Soyo impaurita a Tokyo.<br /><br /><em>Tennen Kokekko</em> è un film d’amore, amore per la bellezza in sé, per la bellezza della semplicità, per la bellezza della natura, per la bellezza dei rapporti interpersonali,per la bellezza dell’amore. Tennen Kokekko è un film d’amore per l’Amore. Un film per sognare, un film in cui trovare anche riparo dallo stress della vita quotidiana e dalla bruttezza diffusa dei nostri tempi.<br /><br /><em>Tennen Kokekko</em> è anche una pugnalata al cuore, perché dopo aver vissuto il suo mondo, qualsiasi altro mondo può sembrare meno bello.</span><br /></div><a href="http://img410.imageshack.us/img410/133/tennenkokekkoposter.jpg"><img style="TEXT-ALIGN: center; MARGIN: 0px auto 10px; WIDTH: 450px; DISPLAY: block; HEIGHT: 635px; CURSOR: hand" border="0" alt="" src="http://img410.imageshack.us/img410/133/tennenkokekkoposter.jpg" /></a> <p align="center"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">天然コケッコー (<em>Tennen Kokekkō</em> - A Gentle Breeze In The Village)</span></p><p align="center"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Giappone, 2007 - regia di Yamashita Nobuhiro</span></p>nicolacassahttp://www.blogger.com/profile/08211628365161880170noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-3878761779466668871.post-5746790348800992982009-11-23T12:23:00.002+01:002009-11-23T13:13:35.352+01:00紀子の食卓 (Noriko's Dinner Table)<a href="http://img34.imageshack.us/img34/7205/norikoshokutakuposter.jpg"><img style="TEXT-ALIGN: center; MARGIN: 0px auto 10px; WIDTH: 450px; DISPLAY: block; HEIGHT: 640px; CURSOR: hand" border="0" alt="" src="http://img34.imageshack.us/img34/7205/norikoshokutakuposter.jpg" /></a><br /><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"><span style="color:#ff0000;"><strong>(In questo testo ci potrebbe essere qualche spoiler)</strong></span> Noriko, una ragazza di 17 anni, si sente un'aliena nella sua famiglia e nella sua cittadina di campagnia. Decide di scappare di casa e di unirsi alle amiche conosciute in un forum, e durante un black-out prende una valigia, getta tutto dentro di essa alla rinfusa e scappa per prendere il primo treno per Tokyo. Dopo un certo tempo anche sua sorella minore, Yuka, sparisce e scappa via. Il padre, disperato, lascia il lavoro e comincia una isterica ricerca delle figlie che lo porterá sulle tracce di quella che lui pensa che sia la famigerata organizzazione teatralmente chiamata dai media "Suicide Club".</span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span> </div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;"><span style="font-size:85%;">Dopo aver visto il bellissimo 愛のむきだし(<em>Ai no mukidashi</em></span></span><a title="Aiuto:Giapponese" href="http://it.wikipedia.org/wiki/Aiuto:Giapponese"></a><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"> - Love Exposure) in anteprima al Far East 11, vedere un film di 園子温(<em>Sono Shion</em>) può trasformare una normale serata in un'imperdibile serata. Noriko's dinner table dovrebbe essere il seguito del suo 自殺サークル(<em>Jisatsu saakuru</em> - Suicide Club) del 2002, ma se ne discosta con una sceneggiatura che narra di avvenimenti temporalmente quasi paralleli a quelli del primo episodio, ma vissuti in luoghi e da persone diversi, che in alcuni momenti vengono a contatto con avvenimenti e personaggi del film sopracitato.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span> </div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Non ricordo molto di Suicide Club, l'ho visto tanti anni fa e dovrei rivederlo per poterci scrivere qualcosa, ma penso che come me chiunque lo abbia visto non possa non ricordare la sua scena madre, cioé il suicidio collettivo delle cinquanta e più studentesse di scuola superiore sotto un treno della Chūō line nella stazione di Shinjuku, a Tokyo: scena più volte ricorrente anche in questo film.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span> </div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Una sceneggiatura se pur parallela a quella del "primo episodio", indipendente ed autoconclusiva, sembra quasi che il regista abbia voluto sfruttare il successo di Suicide Club e sfruttarne la preesistente "piattaforma" per parlare di argomenti nuovi. Si può tranquillamente guardare questo film anche senza aver visto il precedente, addirittura lo si potrebbe utilizzare come prequel...</span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span> </div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Il tema del suicidio è sempre comunque presente anche in questo film. La visione di Sono Sion sull'argomento é abbastanza critica pur nella sua tragica satiricitá: Noriko pur non avendo alcuna intenzione di suicidarsi finisce col prendere contatti con alcune delle ragazze membri di un misterioso forum, considerato da alcuni una copertura del cosiddetto "suicide club" e socializza con una di loro in particolare, nickname Ueno Station 54, vero nome Kumiko, a sua volta fondatrice e capo di una strana organizzazione che fornisce ai propri clienti "esseri umani in affitto" per qualsiasi utilizzo. Non si arriva mai a capire se in realtá questa organizzazione sia il Suicide Club, oppure una sua copertura, o se addirittura la sceneggiatura voglia forzare l'opinione dello spettatore sul fatto che tutto ciò che succede nel film non abbia alcuna connessione col Suicide Club mettendone in discussione la sua stessa esistenza e degradandolo a semplice ossessione di un padre disperato che assieme alle sue figlie ha perso tutto.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span> </div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Però comunque i ragazzini si continuano ad ammazzare in gruppi organizzati e sembra che dietro le quinte ci sia un'accurata regia a muovere i fili di una macabra successione di eventi. Apparentemente per molti dei personaggi di questo film il suicidio é una bellissima liberazione dalla sofferenza, ma alcuni di essi si sottopongono ad una morte diversa, anche se comunque volontaria, ed é questa una delle cose che più mi hanno lasciato di sasso: farsi ammazzare volontariamente da qualcuno che vuole uccidere per sfogare la rabbia ad esempio su una moglie adultera, facendo da figurante ed interpretando una persona il cui destino é quello di morire, offrire un servizio e rendere la propria morte utile per qualche altro. Un'idiozia, una grande idiozia frutto della mente di delle poverette senza alcuna speranza.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span> </div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">A mio parere il genio di Sono Sion sta proprio nel rendere questa follia una metafora dell'isteria collettiva della quale il Giappone é realmente malato, e nello smontare accuratamente pezzo per pezzo questa stessa follia con un'intelligente critica costruttiva in chiave metaforica: dopo aver costruito un quadro scenico ben definito che mostra una realtá, quella dell'organizzazione che noleggia esseri umani per qualsiasi scopo, quella dell'ipotetico Suicide Club, rompe tutto utilizzando una delle sue carte apparentemente meno influenti: il personaggio di Yuka, la sorella di Noriko, che con grande astuzia s'infiltra nella trama di mistero generata dalla scomparsa della sorella maggiore e al contrario del padre rimanendo "sana di mente" diventa il Deus Ex Machina dell'apparato distruttivo dell'autore, ridicolizzando quell'organizzazione ora babele sanguinaria di odio per sé stessi e per la vita, gomorra di perversioni ancestrali vilmente cammuffate da servizio di pubblica utilitá, specchio di una societá, quella Giapponese, che l'autore vuol denunciare mai come ora vuota di contenuti e soprattutto di quell'autocontrollo che si é sempre imposta, autocontrollo ora diventato la silenziosa autoviolenza privata di tanti individui e di tante famiglie.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span> </div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">L'organizzazione di Kumiko diventa allora la parodia di quelle migliaia di persone che in Giappone aiutano gli aspiranti suicidi a raggiungere con successo il loro scopo: i forum monotematici, un'accurata metodologia della morte volontaria studiata da menti perverse per poveretti con la sola colpa di essere nati nel posto sbagliato, o di non avere abbastanza forza per sopportare l'infinita pena del vivere. Yuka é viva e vigile nella sua apparente idiozia di ragazzina quindicenne, sembra stralunata ma é giá una spanna più avanti rispetto alla sorella che non fa altro che autocommiserarsi e nascondersi dietro quegli spessi occhiali fuori moda, dietro la scusa che il male del mondo sia tutta colpa di suo padre.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span> </div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Tetsuzo, lui, il grande uomo convinto che basti rifugiarsi con la sua bella famiglia in quella cittadina costiera apparentemente perfetta che si chiama Toyokawa (che tra l'altro è la cittadina natale del regista) per sfuggire al male e alla violenza del mondo esterno, ma che si accorge ben presto del fatto che il male e i problemi si generano principalmente da noi stessi che il più delle volte creiamo con maestria il nostro piccolo inferno personale.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span> </div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">In una grande metafora cinematografica allora Tetsuzo conosce l'inferno e rimane solo, scende negli inferi e affronta il diavolo, uccide i suoi scudieri con inaudita ferocia, e spera che si possa ricominciare tutto daccapo. Ma affonda le di nuovo le sue radici in quell'inferno dal quale non può più risorgere, e la rassegnazione copre come un sudario pure tutti gli altri, tranne Yuka, che dopo aver fatto la sua discesa negli inferi ha messo al sicuro sia sua sorella che suo padre nell'inferno meno doloroso per loro, si é strappata le radici dai piedi ed é volata via come un angelo della vita, e la sua libertá non la lascia sola, nuda ed impaurita come era stato per Noriko, ma la rende abbastanza leggera per spiccare finalmente il suo primo volo.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span> </div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;"><span style="font-size:85%;">Sono Sion ha uno stile di ripresa unico: il film è diviso in capitoli, ognuno monografia di un personaggio, ma tutti fusi in una fluida coralità. La genialitá di questa sceneggiatura però raggiungerebbe la perfezione se limata di inutili lungaggini, e con qualche modifica in un finale troppo lento: difetti dei quali ad esempio il suo più recente lavoro "Love Exposure" é esente, pur con la sua folle durata di quattro ore.</span></span><span style="font-family:verdana;"><span style="font-size:85%;"></div></span></span><p align="center"><a href="http://img145.imageshack.us/img145/7858/norikoshokutakuposter2.jpg"><img style="TEXT-ALIGN: center; MARGIN: 0px auto 10px; WIDTH: 450px; DISPLAY: block; HEIGHT: 629px; CURSOR: hand" border="0" alt="" src="http://img145.imageshack.us/img145/7858/norikoshokutakuposter2.jpg" /></a>紀子の食卓 (<em>Noriko No Shokutaku</em> - Noriko's Dinner Table)</p><p align="center">Giappone, 2005 - regia di 園子温(<em>Sono Shion</em>)</p>nicolacassahttp://www.blogger.com/profile/08211628365161880170noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-3878761779466668871.post-70952983032928344652009-10-29T08:43:00.006+01:002009-10-29T09:49:57.907+01:00青の炎(La Luce Blu): Kamakura e il "Super Teenager"<div align="justify"><a href="http://www.mandarake.co.jp/information/weblog/sby/bl/2008/grp1225123726.jpg"><img style="TEXT-ALIGN: center; MARGIN: 0px auto 10px; WIDTH: 450px; DISPLAY: block; HEIGHT: 646px; CURSOR: hand" border="0" alt="" src="http://img4.imageshack.us/img4/9800/aonohonouposter.jpg" /></a><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Volevo ritornare su questo film, <a href="http://nicolacassa.blogspot.com/2008/09/la-luce-blu.html">già recensito</a> ed incontrato di nuovo, e devo dire volutamente, in una produttivissima ed interessantissima seconda visione.</span></div><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"><div align="justify"><br />Reduce da una </span><a href="http://nicolaingiappone.blogspot.com/2009/09/25-settembre-kamakura-enoshima-yokohama.html"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">bellissima gita</span></a><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"> a 鎌倉(<em><a href="http://nicolaingiappone.blogspot.com/search/label/Kamakura">Kamakura</a></em>) con annessa cavalcata sull'Enoden fino a 江の島(<em>Enoshima</em>) in un tramonto davvero fuori dal comune, ho voluto fortemente rivedere questi posti a me tanto cari ed allo stesso tempo riprendere da capo una storia che avevo giá a suo tempo trovato estremamente interessante, stimolante, struggente, ma mal recitata.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:Verdana;font-size:85%;"></span> </div><div align="justify"><span style="font-family:Verdana;font-size:85%;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Ho innanzitutto avuto la conferma del fatto che la location è effettivamente 鎌倉(</span><a href="http://nicolaingiappone.blogspot.com/search/label/Kamakura"><em><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Kamakura</span></em></a><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">). La seconda scoperta è che la scuola in cui sono girate acune scene del film è la 鎌倉<span style="color:#ff0000;">学園</span>(<em><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEguuvuTATd8fdl7p0XytKf9tA-YdEIWJLHnjZQcaphk4R_gXxtfxgO7XIHzKk2XyZX9CExd5sO9IzL1gk8Pqbuv8UynNbXdDvPylJt5UataxnQ8NwjLcbqs1Ynhnv29uuTia1tQkk1baHM/s1600-h/P1000843.JPG">Kamakura <span style="color:#ff0000;">gakuen</span></a></em>), cioè l'istituto comprendente sia una 高等<span style="color:#ff0000;">学校</span>(<em>Kōtō-<span style="color:#ff0000;">gakkō</span></em> - <span style="color:#ff0000;">scuola</span> superiore) che una 中<span style="color:#ff0000;">学校</span>(<em>Chū-<span style="color:#ff0000;">gakkō</span></em> - <span style="color:#ff0000;">scuola</span> media) che si trova </span><a href="http://nicolaingiappone.blogspot.com/2008/12/kench-ji-il-s-mon.html"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">affianco</span></a><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"> al famosissimo complesso di templi Zen chiamato 建長<span style="color:#ff0000;">寺</span>(</span><a href="http://nicolaingiappone.blogspot.com/search/label/Kench%C5%8D-ji"><em><span style="font-family:verdana;"><span style="font-size:85%;">Kenchō-<span style="color:#ff0000;">ji</span></span></span></em></a><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">). Per esigenze sceniche, gli studenti passano da una grotta per accedere alla scuola: in realtà la grotta in questione è lo 釈迦堂切通(<em>Shakadō kiridoshi</em>), un passo interno delle "alpi di Kamakura" e dista qualche chilometro dalla scuola, pur trovandosi effettivamente anch'esso a 鎌倉(</span><a href="http://nicolaingiappone.blogspot.com/search/label/Kamakura"><em><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Kamakura</span></em></a><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">).</span><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"><br /></div></span><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Non voglio mettere in evidenza le mancanze di questo film, giá citate nel post di qualche tempo fa, ma voglio forzarmi a far emergere dalla mia testa e bloccare su carta un concetto preziosissimo e assai volatile che la seconda visione del film ha impresso nella mia mente.</span></div><span style="font-family:Verdana;font-size:85%;"></span><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"><div align="justify"><br />Nel cinema Giapponese si continua ad esaltare il feticcio della giovinezza, puro fattore estetico e fisiologico di uno stato temporaneo e fugace nel quale ogni individuo si sente intrappolato quando ci si trova dentro, ma che poi idealizza e rimpiange quando scopre che per alcuni versi la vita non é altro che un decadere. Questi sono concetti comunque comuni anche alla nostra cultura, anche se espressi in maniera meno isterica e maniacalmente ossessiva: la produzione culturale Giapponese però inserisce un aspetto a mio parere inedito: solo in giovinezza é possibile plasmare la propria vita, solo in giovinezza eroismi, ribellioni e coraggio sono atti e qualitá che possano eccezionalmente non determinare l'ostracismo da parte di una societá che ammazza creativitá e diversitá per proteggere quell'ormai spastico e dannosissimo senso di comune pensare e di comune agire.</div></span><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"><div align="justify"><br />Il chiodo che sporge da un'asse di legno dev'essere preso a martellate perché sia riportato in una posizione dove non possa nuocere proprio a causa della sua sporgenza, così dice un famoso proverbio Giapponese. Ma il cinema, la televisione e la letteratura giapponesi continuano a creare soggetti in cui il rompere gli schemi, l'infrangere le regole, l'essere diversi, che si sia peggiori o migliori poi non fa differenza, é un punto di forza. La giovinezza ti dá la possibilitá di capovolgere il mondo, ammazzare pure, mettere sotto le suole la gerarchia sociale, educazione e cosí via. Oltre, dopo il casino c'é sempre quel limite, oltrepassato il quale volenti o nolenti é necessario ritornare nelle righe, indossare la divisa da soldatino e mettersi a fare l'automa, l'unica opzione possibile.</div></span><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"><div align="justify"><br />Penso che il sognare di poter uscire dagli schemi, riflettendo sé stessi in un teen-ager onnipotente che possa permettersi di spaccare tutto, ciò che il lettore o lo spettatore non ha mai avuto la possibilitá di fare nella vita reale, sia quella caratteristica che per lo più genera il successo di tutte le teen comedy, di tutti i drama scolastici e di tutte quelle tragedie di amore e morte tanto care al pubblico Giapponese.</div></span><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"><div align="justify"><br /><strong><span style="color:#ff0000;">(SPOILER)</span></strong> Ma questo film va un pò oltre: un commissario di polizia concede il lusso ad un pluriomicida diciassettenne di potersi ammazzare, sfuggendo alla legge terrena (eppure la legge ed il senso comune in Giappone, al contraro di quelli nostrani non sono di certo clementi coi galeotti, i pregiudicati e i criminali in genere) e diventando un eroe unto di quell'indelebile impunitá morale post- mortem. Salva da famiglia dall'onta e s'immola. Una lacrima e via per riconoscerlo in un rapace in volo nell'infinito blu del cielo d'autunno di 鎌倉(<em><a href="http://nicolaingiappone.blogspot.com/search/label/Kamakura">Kamakura</a></em>). <strong><span style="color:#ff0000;">(FINE SPOILER)</span></strong></div><div align="justify"></div><div align="justify"><strong><span style="color:#ff0000;"></span></strong></span><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></div></span><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Non pensate che il Giappone sia come ve lo raccontano nei film, almeno non nelle commedie o tragedie adolescenziali.</span></div>nicolacassahttp://www.blogger.com/profile/08211628365161880170noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-3878761779466668871.post-12991903107510562152009-08-23T23:15:00.006+02:002009-08-24T01:46:46.085+02:00東京タワー 〜オカンとボクと、時々、オトン〜 (La Torre Di Tokyo: Io, La Mamma E Qualche Volta, Il Babbo)<div align="justify"><a href="http://img297.imageshack.us/img297/8894/tokyotawapostergrande.jpg"><img style="TEXT-ALIGN: center; MARGIN: 0px auto 10px; WIDTH: 450px; DISPLAY: block; HEIGHT: 630px; CURSOR: hand" border="0" alt="" src="http://img297.imageshack.us/img297/8894/tokyotawapostergrande.jpg" /></a><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Masaya é una specie di artista/creativo/tante altre cose e vive a Tokyo. Seduto su una sedia, in un ospedale, Masaya aspetta la morte della mamma, malata terminale di cancro</span></div><span style="font-family:Verdana;font-size:85%;"></span><div align="justify"><br /><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Il tema del racconto è non tanto il normalissimo presente di Masaya quanto il suo normalissimo passato: un'infanzia come tante le altre, un padre disattento e ubriacone, una madre fantastica e una vita fatta come di consueto più di delusioni che di successi, perchè fondamentalmente non tutti si nasce belli, fighi, intelligenti da premio nobel o eroi: quasi tutti si vive di merda, anche in Giappone, ma c'è comunque una benedizione che si chiama "mamma".</span></div><span style="font-family:Verdana;font-size:85%;"></span><div align="justify"><br /><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Finestra su sentimenti tanto veri da far riflettere pur nella loro scontatezza, il film è fatto di personaggi proprio ben riusciti: Masaya, interpretato dal solito ottimo オダギリ ジョー(<em>Odagiri Joe</em>) é una persona squisita dall'indole calma e dai buoni propositi, nonostante il suo percorso di crescita sia stato praticamente inconcludente dal punto di vista professionale (disegna vignette per bambini e parla di cose "sconcie" ai microfoni una radio erotica). Persino il padre lo surclassa su tutti i fronti sotto questo punto di vista, pur essendo tragicomico nelle sue sbronze memorabili e in quei dannati filmini in otto millimetri che si diletta a girare riprendendo un succube Masaya-bambino impotente di fronte ad una furia di annebbiata innoqua follia, follia che solo la donna di casa riesce a domare a colpi di placcaggio in stile rugbistico: Eiko, una donna di poche parole e forte come la sua 九州(<em>Kyūshū</em>) che doma il Godzilla della quotidianità familiare e che con coraggio ha cresciuto Masaya forgiando il carattere di una persona fantastica nella sua dannata normalità.</span></div><span style="font-family:Verdana;font-size:85%;"></span><div align="justify"><br /><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Non é un mistero che si aspetti la morte della signora Eiko, scontata come quell'evento naturale col quale tutti noi prima o poi nella nostra vita avremo a che fare, e comunque sempre scontatamente dolorosa.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:Verdana;font-size:85%;"></span> </div><div align="justify"><span style="font-family:Verdana;font-size:85%;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></div></span><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Questo é un film di dolore e di morte, come tanti, ce ne sono in Giappone: per i più sarà facile farsi beccare dal vicino di poltrona ad asciugare le lacrime, ma "a freddo" dà l'impressione di essere anche questa volta una pellicola che delicatamente e con gran mestiere fa leva su quei sentimenti troppo spesso usati ed abusati dalla moderna cinematografia Giapponese per far presa sul grande pubblico. Un grande pregio è la mancanza di deificazione del personaggi, che non recitano battute ad effetto, non concedono scenografici perdoni anche pre-mortem e sono anche tutti abbastanza bruttini. Lungo e lacrimevole, a tratti scontato come il sopraggiungere della morte di un malato terminale eppure si lascia lo stesso guardare, come tutti i film del suo genere (uno dei quali recentemente vincitore di un premio oscar), e lancia un messaggio molto importante: non dimentichiamoci mai della fortuna che abbiamo, diamo importanza e amore alla persona più importante della nostra vita, colei che ha dato tutto per amarci e farci vivere nella migliore maniera possibile.</span><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"><br /></div></span><div align="center"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">東京タワー 〜オカンとボクと、時々、オトン〜(<em>Tōkyō Tawaa: Okan To Boku To, Tokidoki, Oton</em> - La Torre Di Tokyo: Io, la Mamma e qualche volta, Il Babbo)</span></div><div align="center"><span style="font-family:Verdana;font-size:85%;"></span> </div><div align="center"><span style="font-family:Verdana;font-size:85%;"></span></div><div align="center"></div><div align="center"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span></div><div align="center"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Giappone, 2007 - Regia di 松岡錠司(<em>Matsuoka Jōji</em>)</span><a title="Help:Installing Japanese character sets" href="http://en.wikipedia.org/wiki/Help:Installing_Japanese_character_sets"></a></div>nicolacassahttp://www.blogger.com/profile/08211628365161880170noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-3878761779466668871.post-71433322406836378012009-07-25T01:45:00.006+02:002009-07-25T23:08:42.065+02:00大停電の夜に (Il blackout notturno)<div align="justify"><a href="http://img174.imageshack.us/img174/82/untillight.jpg"><img style="TEXT-ALIGN: center; MARGIN: 0px auto 10px; WIDTH: 405px; DISPLAY: block; HEIGHT: 570px; CURSOR: hand" border="0" alt="" src="http://img174.imageshack.us/img174/82/untillight.jpg" /></a><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Tokyo é uno degli agglomerati urbani piú grandi al mondo, e con i suoi sobborghi, a loro volta grandi come immense metropoli, non fatica a superare i trenta milioni di abitanti. La capitale della tecnologia, la capitale delle stranezze, la capitale di quei "<em>contrasti</em>" così affascinanti per un turismo "di nicchia", quello dei bellimbusti che "andare a mangiare il sushi fa figo" e quindi vanno in Giappone per fare ancora più figo (e si riscoprono, ad insaputa della vasta audience post-vacanza amanti del Mc.Donalds che forse è linguisticamente meno ostico), oppure quello dei fissati dei fumetti o degli anime Giapponesi, che ne fanno meta di pellegrinaggio. Tokyo (cosiccome d'altronde accade per tutto il Giappone in generale) vista dagli occhi del gaijin superficiale, del giornalista di viaggi o del promotore di viaggi organizzati é la "<em>metropoli dei contrasti</em>", un luogo dove la tecnologia piú avanzata convive con la piú severa tradizione, un luogo dove quartieri di grattacieli di mirabile altezza sono affiancati da complessi sacri dove regnano il silenzio e il religioso raccoglimento, e da quartieri a luci rosse dove ci si può anche solo idealmente affacciare alle piú depravate pratiche sessuali...</span></div><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"><div align="justify"><br />Ma quei "contrasti" tanto chic e di tendenza, sono tali solo per quelle tante persone che non conoscono abbastanza la societá Giapponese nella sua interezza e nella sua complessitá: quelle tante persone cresciute ad esempio in quel mondo cattolicizzato che porta a considerare "la diversitá" o "l'alternativa" come la solita <em>babele di poveracci</em> da compatire e salvare con eserciti di evangelizzazione; o i soliti furbetti tanto endemici nel nostro paese che passano sempre il post-vacanza nipponico a deridere coloro che danno la vita per il lavoro o che sono ligi al rispetto delle regole anche se si tratta di rispettare una dannata fila davanti alla porta della metro; gli acculturati da rotocalco settimanale pietosi nel compatire una società ormai famosa in particolare per i suicidi, o per una classe adolescenziale afflitta da immani problemi esistenziali (come se i nostri adolescenti fossero sani di mente...), o per una classe lavorativa considerata dai piú come ridotta in schiavitú da un sistema moralmente totalitario; o al massimo da visitare in un bel tour che non manchi di includere Tokyo, Kyoto, geishe, sushi e stronzate a non finire.</div></span><div align="justify"><br /><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Ma perché tale polemico preambolo alla recensione di questo film?<br />Perché la visione di questo film é altamente consigliata per cominciare ad aprire gli occhi sulla societá Giapponese senza comunque impegnarsi troppo in analisi psico-sociologiche, ma cominciando a conoscere i Giapponesi non piú come extraterrestri ma come "<em>uomini</em>", nostri simili, semplicemente spegnendo quell'enorme sfavillante videogioco elettrico che é Tokyo, e vedere com'é fatto dentro.</span></div><span style="font-family:Verdana;font-size:85%;"></span><div align="justify"><br /><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">É la vigilia di Natale, un uomo d'affari mente a sua moglie per incontrare la sua amante in un lussuoso albergo di Odaiba; un barista aspetta dentro al suo bar deserto il passare della notte prima della chiusura dell'attivitá; un ex carcerato cerca la sua ex fidanzata; una modella siede sul corniciome di un ospedale cercando il coraggio di suicidarsi; un vecchio aspetta la morte in ospedale; un ragazzino appassionato di satelliti osserva il cielo; una coppia di anziani vive in armonia il focolare domestico. Accade l'incredibile: una specie di meteorite si abbatte su una centrale elettrica e <em>Tokyo si spegne</em>.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:Verdana;font-size:85%;"></span><br /><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Chiunque abbia vissuto Tokyo non potrebbe mai immaginarla senza elettricitá, ma paradossalmente proprio spegnendola é possibile vedere il suo vero cuore. Gli "<em>extraterrestri</em>" si tolgono le maschere da extraterrestri e cominciano a fare gli uomini, i problemi sono sempre gli stessi, come lo sono per noi, e il vederli attraverso degli occhi a mandorla non li rende meno dolorosi da vivere ed affrontare.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Si ama, si odia, si sbaglia, si tradisce, si scappa, si ha paura, si aspetta, si ruba, si gioisce... insomma si vive.</span></div><span style="font-family:Verdana;font-size:85%;"></span><div align="justify"><br /><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Il buio costringe la pupilla a dilatarsi e alla fine si vede pure meglio. E quella che mi piace definire "<em>la cittá illuminata non da stelle naturali, ma da galassie elettriche</em>", riesce di nuovo, incredibilmente a liberarsi di quell'aura di inquinamento luminoso e a "<em>riveder le stelle</em>", quelle vere.</span></div><div align="justify"><br /><span style="font-family:verdana;"><span style="font-size:85%;">Tralasciando l'ottima valenza didattica per i conoscitori superficiali di Giappone e Giapponesi, il film é un ottimo intreccio comunque giá visto di storie separate tra loro ma connesse indissolubilmente l'una all'altra, peccato per l'eccessiva lunghezza e ridondanza: con qualche limatura e qualche ripensamento in sede di montaggio perderei la voglia di definire questa pellicola, nonostante la passerella non trascurabile di star e le loro come sempre ottime prove recitative, "un'occasione sprecata".</span></span><span style="font-family:verdana;"><span style="font-size:85%;"></div></span></span><p align="center"><a href="http://img35.imageshack.us/img35/4898/untillight2.jpg"><img style="TEXT-ALIGN: center; MARGIN: 0px auto 10px; WIDTH: 450px; DISPLAY: block; HEIGHT: 600px; CURSOR: hand" border="0" alt="" src="http://img35.imageshack.us/img35/4898/untillight2.jpg" /></a><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">大停電の夜に (<em>Daiteiden No Yoru Ni</em> - Il blackout notturno), titolo inglese "<em>Until The Lights Come Back</em>"</span></p><p align="center"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Giappone, 2005 - regia di Takashi Minamoto</span></p>nicolacassahttp://www.blogger.com/profile/08211628365161880170noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-3878761779466668871.post-60397590402306188462009-07-04T03:12:00.004+02:002009-07-04T04:22:56.256+02:00Tokyo!<div align="justify"><a href="http://img89.imageshack.us/img89/7770/tokyoposter2grande.jpg"><img style="TEXT-ALIGN: center; MARGIN: 0px auto 10px; WIDTH: 450px; DISPLAY: block; HEIGHT: 627px; CURSOR: hand" border="0" alt="" src="http://img89.imageshack.us/img89/7770/tokyoposter2grande.jpg" /></a><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"> Una produzione multinazionale per una pellicola recitata in Giapponese da attori di calibro (quasi sempre) Giapponesi ed ambientata in Giappone: una pellicola particolarissima divisa in tre episodi indipendenti e non connessi l'un l'altro, tre appassionate dichiarazioni di odio/amore per la più incommensurabile città del mondo opera di tre autorevoli registi di quel cinema non convenzionale che io tanto adoro.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"><strong>Interior Design</strong></span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Il Francese Michael Gondry forma questo visionario primo episodio. Akira e Hirokosi trasferiscono per qualche giorno a casa di Akemi, un'amica di lei. Akira è un aspirante regista che in città deve presentare il suo ultimo lavoro: sarà un cinema hard ad ospitare la proiezione del suo lungometraggio che comunque avverrà diversi giorni dopo il loro temporaneo trasferimento nella casa di Akemi che per le sue modeste dimensioni mal si addice ad ospitare più di due persone per volta. La coppia si dimostra da subito per niente in grado di trovare una soluzione a questo problema: la ricerca di un lavoro e di un appartamento in affitto vanno continuamente a vuoto, e proprio Akira, l'unico dei due ad avere qualche progetto nella vita, riesce quasi per caso a trovare lavoro come impacchettatore in un negozio di ceramiche. Col passare dei giorni il clima tra i due ed Akemi si fa sempre più pesante e la sitaizone si complica con l'arrivo del fidanzato di lei: per di più il rapporto tra gli stessi Akira e Hiroko si va deteriorando a causa delle mille difficoltà. Lo sconforto di Hiroko si trasforma così in un qualcosa di strano, molto strano.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"><strong>Merde</strong></span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Un altro francese, Leos Carax, dirige il secondo episodio. Un uomo occidentale sporco e storpio, con una strana barba e con degli strani vestiti, compie dei brevi raid per le strade di Tokyo, uscendo dalle fogne e rientrandovi subito dopo. L'uomo diventa presto noto all'opinione pubblica per la sua beffarda violenza nei confronti dei passanti. Il rinvenire delle bombe a mano in un deposito sotterraneo lo porta a provocare una strage a Shibuya. L'uomo viene arrestato e tutto il mondo impara a conoscerlo come "Merde" (che ha lo stesso significato della parola Italiana). Il suo linguaggio è incomprensibile, ma si fa avanti un bizzarro avvocato francese che ha dei tratti somatici estremamente simili a quelli del vagabondo che gli farà da traduttore per gli interrogatori.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"><strong>Shaking Tokyo</strong></span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Il più bello, secondo me, operadel regista coreano Joon-Ho Bong. Un uomo sulla quarantina ormai da 11 anni vive chiuso in casa, è un ひきこもり(<em>Hikikomori</em>), uno di quegli individui che in Giappone passano la propria vita isolandosi dal mondo esterno. La sua vita è perfetta, estremamente scandita da rituali precisi. Ma un terremoto e l'arrivo di una ragazza porta-pizze cambieranno la sua vita, per sempre...</span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;"><span style="font-size:85%;">Nonostante la diversità dei tre episodi ho trovato un interessante filo conduttore che li unisce in maniera indissolubile: tutti e tre i registi esprimono la difficoltà di "vivere" una città come Tokyo e un paese come il Giappone: per qualunque appassionato e sognatore sfegatato del Giappone, la visione di questo film è un delicato ridimensionamento di una infinita Disneyland marziana a semplice luogo di questo pianeta terra, abitato da gente normale alla quale non basta il denaro per vivere, gente normale che ha seri e comunissimi problemi, gente sucube di intolleranza e persecuzione, gente che ama e gente che odia, gente che ha paura, gente che soffre. Soprattutto Gondry e in maniera minore anche gli altri due, permeano le loro pellicole di quella "difficoltà" del vivere quotidiano che come una macchia s'insinua tra le vite dei loro personaggi, rovinandole. Parlando dell'episodio di Gondry in particolare, solo un genio visionario come il suo è in grado di far convivere un dolorosissimo realismo con la magia del sogno, o se vogliamo dell'incubo, entrambi sempre e comunque metaforici. Ayako Fujitani, già vista in Ritual di Hideaki Anno e Ryo Kase, il protagonista di <span style="color:#000000;">それでもボクはやってない(<a href="http://nicolacassa.blogspot.com/2008/09/comunque-sia-non-sono-stato-io.html">Comunque sia, non sono stato io</a>) sono degli attori davvero bravi e l'episodio ne trae enorme giovamento e credibilità.</span></span></span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Carax, a mio parere, con la storia della persecuzione di Merde tratta sempre metaforicamente un tema assolutamente d'attualità in Giappone: la diffidenza e la paura nei confronti degli stranieri. Merde parla un linguaggio incomprensibile, è ripugnante e puzzolente, si comporta in maniera maleducata e lontana anni luce dalla comune etichetta. Beh qualunque straniero, quando a Tokyo viene rifiutato da un tassista perchè "non Giapponese", o quando vede i vicini di metropolitana allontanarsi al proprio avvicinarsi, o se ha a che fare con la polizia, si sente come Merde, che diventa quasi un messia di un sospirato ammorbidimento da parte della società Giapponese tutta, nei confronti dei gaijin.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Bong, anche grazie alla presenza della bellissima e bravissima Yuu Aoi vince per assoluto distacco la gara del miglio episodio: un capolavoro di delicatezza e di poesia, che sono assolutamente difficili da descrivere e che denotano le sue grandi sensibilità e passione per il mondo Giapponese. Il cameo di Naoko Takenaka è imperdibile!</span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Un film davvero bello.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span></div><div align="center"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Tokyo!</span></div><div align="center"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span></div><div align="center"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Giappone, Francia, Germania, Corea del Sud, 2008 - regia di Michael Gondry, Leos Carax e Joon-Ho Bong</span></div>nicolacassahttp://www.blogger.com/profile/08211628365161880170noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-3878761779466668871.post-3375034557335688942009-06-01T00:56:00.004+02:002009-06-01T02:02:48.471+02:00恋空 (Koizora - Il Cielo Dell'Amore)<div align="justify"><a href="http://img198.imageshack.us/img198/127/koizoragrande.jpg"><img style="DISPLAY: block; MARGIN: 0px auto 10px; WIDTH: 450px; CURSOR: hand; HEIGHT: 636px; TEXT-ALIGN: center" alt="" src="http://img198.imageshack.us/img198/127/koizoragrande.jpg" border="0" /></a><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Avevo sentito già diverse volte parlare di questo film, l'avevo disponibile in videoteca ma mai avevo concretizzato la sua visione, forse perchè durante l'esame di uno spezzone per il test dei sottotitoli avevo visto un tipo orrendo dai capelli talmente biondi che sin dall'inizio ho sentito antipatia nei suoi confronti... e non mi sbagliavo.</span></div><div align="justify"><br /><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Siamo dentro ad uno di quei treni locali che attraversano la campagna Giapponese. Mika, seduta vicino al finestrino, crea degli origami e pensa ad un uomo, un uomo che le ha cambiato la vita, per sempre. Mika ha l'aria stanca, come fosse reduce da una guerra, e in effetti ne ha passate di tante, troppe.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:Verdana;font-size:85%;"></span><br /><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Balzo indietro di sette anni: Mika è al primo anno delle superiori, sono passati tre mesi dall'inizio delle scuole. Mika è in bagno con la sua gonna cortissima, si mette un gloss sulle labbra: non si é ancora innamorata, e in realtà non sa da dove iniziare. Un giorno poi il suo sguardo s'incrocia con quello di un ragazzo, una specie di folletto biondo-Giapponese che porta la divisa come un teppistello e fa coppia fissa con un altro tipo pieno di Pearcing, di nome Nozomu, che sembra anch'egli un teppistello. La cosa sembra finire lí. Mika perde il cellulare in biblioteca, questo viene ritrovato da uno sconosciuto che lo mette in uno degli scaffali, avendo cura di cancellare tutta la rubrica della ragazza e di prendere il suo numero. Comincia una specie di stalking, lui dice di chiamarsi "segreto", e con Mika inizia una relazione a distanza che la prende sempre di più, fino a quando non s'incontrano. Quando Mika si accorge di avere davanti il biondino, scappa impaurita, lui insiste fino a che non escono assieme ed esplode l'ammmore.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Non posso proprio andare avanti, per non essere spoiler, ma da qui in poi Mika passerà davvero tante gioie, assieme a tanti guai, diciamo più guai che gioie.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Dunque: il film è tratto dal ケータイ小説(<em>keitai shosetsu</em> - romanzo scritto dal cellulare) intitolato 恋空~切ナイ恋物語(<em>Koizora: Setsunai Koi Monogatari</em> - Il Cielo Dell'amore: La Storia Dell'Amore Doloroso): è una specie di romanzo autobiografico scritto da una certa 美嘉(<em>Mika</em>), una tipa alquanto sfigata se davvero le sono accadute tutte le cose che si vedono nel film visto che lei stessa afferma che la storia è totalmente non inventata. La serie di romanzetti elettronici ha raggiunto i 25 milioni di lettori, e da questa è stato tratto nel 2007 questo film, e nel 2008 un drama di sei puntate. L'adattamento cinematografico è in tutto e per tutto un 純愛(<em>Jun-ai</em> – vero amore) e ne rispetta i canoni: storia d'amore dolorosa, morte o malattie varie e lacrime a fiumi.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Devo dire che mi piacciono i 純愛(<em>Jun-ai</em> – vero amore), ma devo fare il "Vincenzo Mollica al contrario" della situazione, dicendo sin dall'inizio che questo film non è bello. E spiego il perchè nei seguenti punti:</span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">1) Il troppo storpia, come dicono i vecchi saggi, e qui questo proverbio non è mai stato così appropriato: la ragazza passa davvero troppi guai, talmente tanti che la storia rasenta il ridicolo. Una storia con così tanti guai andrebbe girata in tutt'altra maniera, magari utilizzando il vero genere drammatico e non il dramma scolastico giovanile, e non perchè in Giappone problemi del genere non esistano, ma perchè a mio parere non si risulta cinematograficamente credibili.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">2) Il mieloso delle espressioni goffamente poetiche recitate da attori ragazzini che interpretano "adultamente" dei ragazzini e la fotografia satura di colore; il montaggio quasi da drama (vedere anche il punto "6" a questo proposito); la voce fuori campo e altre cose si scontrano con l'estrema gravità e dolorosa potenza dei temi trattati.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">3) Io adoro 新垣結衣(<em>Aragaki Yui</em>), dai tempi del drama マイ★ボス マイ★ヒーロー(My Boss My Hero), di cui è splendida co-protagonista, ma dopo averla vista in questo film penso non sia proprio all'altezza di un'interpretazione cinematografica, e sarebbe davvero meglio che si concentrasse sui drama: certo dopo aver visto un Jun-Ai coi controcoglioni intitolato ただ、君を愛してる (<em>Tada, Kimi Wo Ai Shiteru</em> - </span><a href="http://nicolacassa.blogspot.com/2008/09/semplicemente-ti-amo.html"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Semplicemente, Ti Amo</span></a><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">), con una "vera attrice" di nome 宮崎あおい(<em>Miyazaki Aoi</em>), la visione di Koizora fa crescere esponenzialmente la noia e lo scontento.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">4) Sarà che dopo anni di cinematografia Giapponese ne ho visto tante, di storie, ma questo film è scontato già dall'inizio, io avevo indovinato il finale già da prima della fine del primo tempo: non ci sono idee concrete in questo adattamento.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">5) Se c'è una cosa del cinema Giapponese che ho capito e in fondo apprezzato fin'ora, è che l'atto sessuale in tutte le sue forme, dal bacio, alla carezza spinta al rapporto completo, sono assolutamente sempre omessi o fatti immaginare allo spettatore, ma qui si va sull'esplicito, un'esplicito sgradevole che si materializza sia nelle immagini che nei racconti della voce fuori campo: quello che ho sempre amato dei Jun-Ai è la purezza sensoriale del rapporto amoroso, la distillazione della vera essenza del sentimento cosa che solo questa cinematografia Giapponese nella mia esperienza personale ha saputo esprimere. Siamo anni luce dalla poesia dell'Iwai di Love Letter, e dalla grezza potenza visiva dello Yukisada di Sekachu: persino un Norihiro Koizumi a 26 anni d'età ha fatto di meglio nel 2006 con la sua ottima opera prima <a href="http://nicolacassa.blogspot.com/2008/09/la-canzone-del-sole-considerazioni-sul.html">Tayou no Uta</a>.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;"><span style="font-size:85%;">6) Lo sconosciuto Natsuki Imai, regista di questo film, non ha fatto altro nella vita che drama, e la sua inesperienza cinematografica si sente tutta in questo film girato come un micro-drama.</span></span><span style="font-family:verdana;"><span style="font-size:85%;"><br /></div></span></span><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">7) Mai come in questo caso il tema la morte è sfruttato e abusato per risolvere il plot.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:Verdana;font-size:85%;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">8) Spesso nei Jun-Ai c'è una piccola componente comica e sdrammatizzante, ma qui, nada.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:Verdana;font-size:85%;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Ci sono alcuni punti positivi, come alcune battute, ma tutto il resto è piattume e soprattutto alle donne piace (chiedete a </span><a href="http://nicolaingiappone.blogspot.com/search/label/Shiho"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Shiho</span></a><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"> che non ha ancora smesso di piangere).</span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span></div><div align="center"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">恋空 (<em>Koizora</em> - Il Cielo Dell'Amore)</span></div><div align="center"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span></div><div align="center"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Giappone, 2007 - regia di Natsuki Imai</span></div>nicolacassahttp://www.blogger.com/profile/08211628365161880170noreply@blogger.com8tag:blogger.com,1999:blog-3878761779466668871.post-71434358984761667312009-05-27T23:36:00.005+02:002009-05-28T01:46:33.353+02:00おくりびと (Departures)<div align="justify"><a href="http://img35.imageshack.us/img35/6381/departuresgrande.jpg"><img style="DISPLAY: block; MARGIN: 0px auto 10px; WIDTH: 450px; CURSOR: hand; HEIGHT: 639px; TEXT-ALIGN: center" alt="" src="http://img35.imageshack.us/img35/6381/departuresgrande.jpg" border="0" /></a><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Masterpiece e vincitore del Far East 2009 (sia con l'Audience Award che col Black Dragon Award), premio oscar 2009 nella categoria "miglior film straniero", dozzine di premi assegnati nei festival cinematografici di tutto il mondo, e soprattutto in Giappone, quasi sempre nelle categorie "miglior film"; un successo stratosferico al botteghino in madre patria, cosa incredibile per un film con una sceneggiatura originale (pur liberamente basata sul libro autobiografico di Shinmon Aoki, 納棺夫日記(<em>Nōkanfu Nikki</em>), titolo inglese "<em>Coffinman: The Journal of a Buddhist Mortician</em>") non tratta da serie televisive o manga, e con un soggetto non comune, quello della morte e della gestione di un corpo morto, fisiologicamente fuggito e temuto dai "<em>vivi</em>". Corollario non trascurabile di tutto ciò è l'estremo tabù Giapponese della riservatezza della cerimonia funebre, riservata esclusivamente ai familiari stretti e quindi difficilmente esprimibile cinematograficamente senza suscitare contrastanti sentimenti nel pubblico nipponico.<br /><br /><em>Departures</em>, termine proveniente direttamente dalla traduzione in inglese di una scena divertente del film, non è l'esatta traduzione del titolo Giapponese che è おくりびと(<em>Okuribito</em>): questa parola deriva dal verbo 見送る(<em>Miokuru</em>), che esprime l'azione del salutare dalla terra un defunto che già sta in cielo mentre lo si contempla con gli occhi. Si prende solo la parte del "<em>salutare</em>", 送る(<em>Okuru</em>) e la si unisce all'ideogramma 人(<em>Hito</em>), che unito al verbo precedentemente citato si ingorizza diventando "<em>bito</em>": "<em>Okuribito</em>" è la persona che saluta un morto in cielo, un significato più metaforico che fisico.<br /><br />Siamo nel rigido inverno di 酒田(<em>Sakata</em>), prefettura di Yamagata. Un giovane 納棺師(<em>nokanshi</em>) esegue il rituale della ricomposizione del cadavere di una giovane e bellissima donna prima della sua deposizione nella bara. Il suo anziano mentore lo segue compiaciuto mettere in pratica gli aggraziati movimenti di un'arte antica ed affascinante, fulgida di pietà, composta dignità, piena dell'amore che i vivi non possono più dare ai morti, delegandolo così a persone uniche e speciali.<br /><br />Prima di svolgere questo lavoro, Daigo era un violoncellista in una grande orchestra di Tokyo, purtroppo dopo lo scioglimento della stessa, il giovane si trova senza lavoro e decide di trasferirsi nella sua città natale, Sakata. Qui, in un giornale di inserzioni legge un annuncio: "cercasi personale, anche senza esperienza, agenzia specializzata in partenze". Convinto si tratti di un'agenzia di viaggi, Daigo prende contatto con l'anziano proprietario, che lo assume senza neanche leggerne il curriculum. Presto il ragazzo capirà che si tratta di un'agenzia funebre, una 葬儀屋(<em>Sōgiya</em>): il suo iniziale nascondersi lo mette al riparo da odiosi pettegolezzi che però, vista la dimensione ridotta della città non tardano ad arrivare, minando addirittura la solidità del suo matrimonio. Qui comincia per Daigo un nuovo percorso, a volte doloroso, per ritrovare pace e serenità interiori, ed il rispetto degli altri.<br /><br />Bello, sensibile, struggente ed apparentemente perfetto: un film al quale in termini festivalieri ho dato un bel 5/5 (il voto era 4/5 ma nel mio metro di giudizio al FEFF i film Giapponesi hanno sempre un punto in più). Effettivamente, un non appassionato di cinema asiatico può veramente apprezzare questa pellicola: la classica lentezza cinematografica Giapponese lamentata da chi vi ci si avvicina per la prima volta è meno pesante del solito, il tema trattato è estremamente interessante per la sua rarità e vale pure la visione di due ore e dieci minuti di film: c'è un ottimo bilanciamento totale dell'insieme. Un film esportabilissimo, una scommessa vinta ancora una volta dal lungimirante e temerario produttore esecutivo 間瀬泰宏(<em>Mase Yasuhiro</em>). E' importante notare che Departures ha avuto la sua vittoria più importante in madrepatria, in Giappone, dove un enorme successo di pubblico ha sancito la caduta di un grande tabù, sdoganando cinematograficamente la figura del 納棺師(<em>Nokanshi</em>) e la pratica funeraria, cose che in anni di cinema Giapponese personalmente non avevo mai visto. Nessuno infatti avrebbe scommesso su questa pellicola, e il film parla proprio di questo problema: l'emarginazione di Daigo a causa del suo lavoro viene da un sentimento comune a tante popolazioni del mondo. Tutti abbiamo paura dei becchini, chiunque almeno una volta nella vita ha provato ad immaginare come sarebbe lavorare da becchino, e magari <em>toccare i morti</em>: non è in questo caso la "paura del diverso" ad atterrire le persone, ma la più naturale paura della morte, il fuggire ciò che si teme di più anche solo come idea. Da qui invece si possono creare le basi per creare un film interessante, perchè oltre a mostrare cose che nessuno ha mai visto (la pratica della composizione del cadavere di fronte ai parenti, almeno in Europa non penso sia così diffusa...), permette di mostrare una rassicurante quotidianità anche in un lavoro talmente particolare, ed è allora possibile mettere a proprio agio lo spettatore anche con l'inserimento di situazioni macabramente divertenti: un espediente, quello di giocare con la morte senza mai cadere nel cattivo gusto, assolutamente geniale.<br /><br />Un'ottima interpretazione di 本木雅弘(<em>Masahiro Motoki</em>) nel ruolo di Daigo, e una non meno valida prova da 広末涼子(<em>Hirosue Ryōko</em>) il visino indimenticabile della figlia di Jean Reno in Wasabi, che interpreta sua moglie; gradevole la presenza di 山崎努(<em>Yamazaki Tsutomu</em>) una grande carriera cinematografica alle spalle e tanti ruoli di spessore (io non dimentico quello del nonno di Sakutaro in Sekachu), che interpreta l'anziano proprietario dell'agenzia.<br /><br />Insomma, sono contento per questo premio Oscar, assolutamente non immeritato e che dà lustro al cinema Giapponese, dopo quello vinto nel 2001 da Hayao Miyazaki con 千と千尋の神隠し(<em>Sen To Chihiro No Kamikakushi</em> - La Città Incantata). Ma chi conosce bene in cinema Giapponese e ha fatto il callo al genere drammatico Giapponese contemporaneo, non può far altro che notare che anche questo è un film costruito ad arte per strappare lacrime, con un supporto sonoro non brutto nè sgradevole ma ripetitivo che se vogliamo enfatizza ancora di più le scene commoventi e tristi. Forse scontato come struttura, utilizza la morte per i suoi fini di genere, come tutti gli esponenti del genere 純愛(<em>Jun-ai</em> – vero amore), ma senza utilizzare il topic dell'amore. Grazie a questo film le autorità di Sakata dovrebbero ergere un monumento in onore della produzione, visto che l'affluenza turistica nella cittadina è spaventosamente esplosa fino a mettere in ginocchio le sue capacità ricettive, un pò come accadde per Aji, nell'isola di Shikoku, location di Sekachu, che ancora oggi vive di turismo cinematografico (io ho contribuito ad esso nell'estate del 2008).<br /><br />Unico nel suo genere e irripetibile, come ciò che mostra, assolutamente imperdibile anche pure dal punto di vista della conoscenza della cultura Giapponese, ben fatto e mai noioso, delicato ma ironico, un equilibrio perfetto creato e perfezionato dal bravo regista 滝田洋二郎(<em>Takita Yōjirō</em>), equilibrio senza il quale, parole di Mase, andrebbe davvero tutto a rotoli.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:Verdana;font-size:85%;"></span> </div><div align="justify"><span style="font-family:Verdana;font-size:85%;"></span></div><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjA0aRHdOrnLocX0kzhkMZ-2MsiYUdIIrclFgOBbvBMKEmEkVrVKi_58WQLQvVaglnLIj8dFzyFFfKW4lwXH0YCwXvZV2Dsj3V-1EOEFg8lADSfiKyk22a2iifi_hVSLVd8MKMdJZrkf2g/s1600-h/DSC_2923b.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5330999843890556066" style="DISPLAY: block; MARGIN: 0px auto 10px; WIDTH: 400px; CURSOR: hand; HEIGHT: 268px; TEXT-ALIGN: center" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjA0aRHdOrnLocX0kzhkMZ-2MsiYUdIIrclFgOBbvBMKEmEkVrVKi_58WQLQvVaglnLIj8dFzyFFfKW4lwXH0YCwXvZV2Dsj3V-1EOEFg8lADSfiKyk22a2iifi_hVSLVd8MKMdJZrkf2g/s400/DSC_2923b.jpg" border="0" /></a> <p align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Una foto ricordo al FEFF11 con 間瀬泰宏(<em>Mase Yasuhiro</em>), produttore di questo film, come dei thriller ospedalieri di Nakamura.</span></p><p align="center"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">おくりびと(<em>Okuribito</em> - Departures)</span></p><p align="center"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Giappone, 2008 - regia di 滝田洋二郎(<em>Takita Yōjirō</em>)</span></p>nicolacassahttp://www.blogger.com/profile/08211628365161880170noreply@blogger.com8tag:blogger.com,1999:blog-3878761779466668871.post-77400572629388709982009-05-25T00:52:00.003+02:002009-05-25T01:51:51.748+02:00K-20 怪人二十面相・伝 (La leggenda dell'uomo misterioso dalle venti facce)<div align="justify"><a href="http://img40.imageshack.us/img40/2283/k20newgrande.jpg"><img style="DISPLAY: block; MARGIN: 0px auto 10px; WIDTH: 450px; CURSOR: hand; HEIGHT: 639px; TEXT-ALIGN: center" alt="" src="http://img40.imageshack.us/img40/2283/k20newgrande.jpg" border="0" /></a><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Siamo nel Giappone "post-non-bellico", cioè nel 1949 ma senza che ci sia stata la Seconda Guerra Mondiale: l'Impero non ha mai fatto le scelte scellerate che portarono il paese del Sol Levante alla rovina (attacco a Pearl Harbor, ingresso in guerra con le potenze dell'asse etc.), e il paese vive in un irreale futurismo in stile prebellico, strane macchine volanti, una Blade-Runner di ghisa, acciaio e vapore, un bizzarro progresso tecnologico che però non ha toccato la società, persa come fosse congelata in quell'apparente eterno medioevo dal quale, nel bene e nel male il Giappone uscì solo dopo la fine della guerra, dopo lo sterminio nucleare e l'occupazione Americana: una società settorialmente divisa in un'opulenta aristocrazia che domina un poverissimo ceto povero.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:Verdana;font-size:85%;"></span> </div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Siamo nella immaginaria capitale "Teito". Durante la presentazione di una straordinaria invenzione opera del leggendario dottor Tesla, un misterioso individuo s'impadronisce della macchina e provoca una strage: è il famigerato criminale mescherato chiamato "Venti Facce". Il detective Kogoro Akechi, accompagnato dal suo inquietante assistente bambino, continua le indagini per catturare il manigoldo. Giù nei bassifondi intanto l'impavido acrobata Heikichi Endo, dopo aver terminato la sua esibizione in uno spettacolo veien avvicinato da uno strano signore che lo paga per portare a termine un pericoloso lavoro, che dev'essere portato a compimento al ricevimento per l'annunciazione delle nozze del detective Kogoro con la sua nobile fidanzata, Yoko Hashiba: Le cose vanno male e lo sfortunato Heikichi viene irrimediabilmente scambiato per il criminale "Venti Facce", e braccato. Il ragazzo dovrà così affrontare un'intera città che lo insegue, l'astuto detective Kogoro, il pericoloso criminale, e salvare il mond... beh non per essere spoler, ma insomma i film di super-eroi alla fine sono tutti così...</span></div><span style="font-family:Verdana;font-size:85%;"></span><div align="justify"><br /><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Non ero eccezionalmente interessato a questo film: adoro i film di super-eroi Giapponesi, ma quelli che non si prendono sul serio, come il bellissimo Zebra-man di <a href="http://nicolacassa.blogspot.com/search/label/Miike%20Takashi">Miike</a>, per dirne uno: qui siamo ad un marvel-film Giapponese, e il confronto soprattutto per quello che non vuole essere un film innovativo ma un film che insegue un filone già affermato e con più che autorevoli esponenti, non poteva che essere a suo totale sfavore. Devo dire di essermi ricreduto, anche se in parte. Tratta e adattata dal lavoro di 北村想(<em>Kitamura Sō</em>), la sceneggiatura è agile e frizzante, come la capacità registica della sua scrittrice, 佐藤嗣麻子(<em>Satō Shimako</em>). Ad attirare le masse, soprattutto di ragazze e signore, c'è la star Nippo-Taiwanese 金城武(<em>Kaneshiro Takeshi</em>), un ottimo talento recitativo. La protagonista femminile è interpretata da 松たか子(<em>Matsu Takako</em>), per me identica alla protagonista dei recentissimi thriller ospedalieri di Nakamura, Yuko Takeuchi.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:Verdana;font-size:85%;"></span> </div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;"><span style="font-size:85%;">Il film diverte ed intriga, l'intreccio è avvincente ed i colpi di scena non mancano, le scene d'azione sono avvincenti, ma gli effetti speciali del cinema Giapponese, permettetemi di dirlo, non sono ancora all'altezza degli standard Americani e Neo-Zelandesi. C'è sempre la spada di Damocle del confronto coi filmoni targati Marvel, ma non penso si possa proprio volere di più per questo genere cinematografico, dal cinema Giapponese.</span></span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;"><span style="font-size:85%;"> </div></span></span><div align="center"><a href="http://img40.imageshack.us/img40/979/k20oldgrande.jpg"><img style="DISPLAY: block; MARGIN: 0px auto 10px; WIDTH: 450px; CURSOR: hand; HEIGHT: 636px; TEXT-ALIGN: center" alt="" src="http://img40.imageshack.us/img40/979/k20oldgrande.jpg" border="0" /></a> <span style="font-family:verdana;font-size:85%;">K-20 怪人二十面相・伝(K-20 Kaijin Ni-Jū Mensō Den - La leggenda dell'uomo misterioso dalle venti facce)</span></div><div align="center"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span> </div><div align="center"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Giappone, 2008 - regia di 佐藤嗣麻子(<em>Satō Shimako</em>)</span></div>nicolacassahttp://www.blogger.com/profile/08211628365161880170noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-3878761779466668871.post-34179905639949963162009-05-22T19:48:00.004+02:002009-05-23T02:56:38.729+02:00ジェネラル・ルージュの凱旋 (Il Trionfo del Generale Rosso)<div align="justify"><a href="http://img20.imageshack.us/img20/3508/rougegrande.jpg"><img style="DISPLAY: block; MARGIN: 0px auto 10px; WIDTH: 450px; CURSOR: hand; HEIGHT: 634px; TEXT-ALIGN: center" alt="" src="http://img20.imageshack.us/img20/3508/rougegrande.jpg" border="0" /></a><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Dopo チーム・バチスタの栄光(<em>Chiimu Bachisuta No Eiko</em> - </span><a href="http://nicolacassa.blogspot.com/2009/05/glorious-team-batista.html"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">La gloria del Team Batista</span></a><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">) e フィッシュストーリー (<em>Fisshu Sutoorii</em> - </span><a href="http://nicolacassa.blogspot.com/2009/04/fish-story.html"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Fish Story</span></a><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">), incontro per la terza volta </span><a href="http://nicolacassa.blogspot.com/search/label/Nakamura%20Yoshihiro"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Yoshihiro Nakamura</span></a><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"> al Far East, e qui pur dopo la dolorosa delusione di Fish Story non c'era alcun dubbio sull'assoluta bontà del prodotto: come da anticipazione, una specie di soft thriller investigativo in salsa ospedaliera (per l'appunto il seguito del gradevole "</span><a href="http://nicolacassa.blogspot.com/2009/05/glorious-team-batista.html"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">La gloria del Team Batista</span></a><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">").</span></div><span style="font-family:Verdana;font-size:85%;"></span><div align="justify"><br /><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Si ritorna al 東城大学医学部付属病院(<em>Tōjō Daigaku Igakubu Fuzoku Byōin</em> - Ospedale Universitario Tojo), lo stesso immaginario ospedale nella periferia di Tokyo: la timida ma intraprendente dottoressa Kimiko Taguchi, psicologa e brillante improvvisata investigatrice ai tempi delle vicende del prequel, è stata nominata capo della commissione etica dell'ospedale, un compito non certo facile per un animo quieto come il suo. La vita nell'ospedale procede pacifica fino a che la Taguchi riceve una lettera anonima che la mette a conoscenza di presunti loschi affari in ambito di forniture compiuti dal dottor Koichi Hayami, chiamato "il generale rosso", l'onnipotente responsabile del pronto soccorso, con la complicita' della sua capo infermiera, la signora Miwa Hanabusa. Come se non bastasse, sull'eliporto dell'ospedale atterra un elicottero ambulanza che trasporta un paziente speciale: Keisuke Shiratori, pezzo grosso del ministero della sanità e vecchia conoscenza della Taguchi (aveva partecipato all'indagine sui misfatti del team Batista). L'arrivo del signor Shiratori provoca un'improvvisa orticaria alla Taguchi, che sa che una semplice frattura alla gamba del burocrate non giustifica il trasferimento dello stesso in elicottero e che guai grossi sono in arrivo: infatti pure Shiratori ha ricevuto una lettera anonima con lo stesso contenuto, e per di più il fornitore di attrezzature del Generale Rosso muore (suicida?) cadendo dall'eliporto, situato sul tetto dell'ospedale. La Taguchi si ritrova così catapultata in una nuova crisi, in obbligo di investigare visto anche il suo ruolo di capo della commissione etica, e di nuovo con l'insopportabile ma simpatico Shiratori alle calcagna.</span></div><span style="font-family:Verdana;font-size:85%;"></span><div align="justify"><br /><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Dopo un anno dalla visione di チーム・バチスタの栄光(<em>Chiimu Bachisuta No Eiko</em> - </span><a href="http://nicolacassa.blogspot.com/2009/05/glorious-team-batista.html"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">La gloria del Team Batista</span></a><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">), come gia' detto sempre di </span><a href="http://nicolacassa.blogspot.com/search/label/Nakamura%20Yoshihiro"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Nakamura</span></a><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">, mi tuffo di nuovo nell'atmosfera familiare dell'ospedale Tojo. E' un piacere incontrare di nuovo la gradevolissima figura della dottoressa Taguchi, un personaggio dotato di una grande sensibilita' ed umilta' e che non si fa fatica ad amare a prima vista e interpretato da una sempre brava 竹内結子(<em>Takeuchi Yūko</em>). Non si poteva fare un seguito del blockbuster datato 2008 senza riproporre il mitico 阿部寛(<em>Abe Hiroshi</em>), anche questa volta colonna portante della pellicola e protagonista di scene incredibili (la scena del reparto di pediatria coi bambini che lo sfottono è già da leggenda). Anche qui pochi difetti, forse nessuno, e se vogliamo una migliore gestione generale delle risorse: tralasciando la storia, comunque non originale ed adattata sempre dai lavori di 海堂尊(<em>Kaido Takeru</em>), la sensazione generale è che il sequel sia migliore del prequel. Una regia più audace in certe inquadrature, addirittura effetti speciali in post-produzione per una scena particolarmente estrema, e comunque un meccanismo di personaggi prefettamente collaudato ed oliato.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:Verdana;font-size:85%;"></span> </div><div align="justify"><span style="font-family:Verdana;font-size:85%;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Dopo la visione, vista la delusione di フィッシュストーリー (<em>Fisshu Sutoorii</em> - </span><a href="http://nicolacassa.blogspot.com/2009/04/fish-story.html"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Fish Story</span></a><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">) ho pensato che Nakamura sia di sicuro un ottimo regista e sceneggiatore, ma che vada assolutamente controllato da qualcuno (in questo caso e in quello del prequel la TBS ha fatto il suo).</span></div><div align="justify"><span style="font-family:Verdana;font-size:85%;"></span> </div><div align="justify"><span style="font-family:Verdana;font-size:85%;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Due ore di divertimento senza pensieri. Consiglio questi due film e qualsiasi altro sequel dovesse essere prodotto.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:Verdana;font-size:85%;"></span> </div><div align="justify"><span style="font-family:Verdana;font-size:85%;"></span></div><div align="center"><span style="font-family:verdana;"><span style="font-size:85%;">ジェネラル・ルージュの凱旋 (<em>Jeneraru Ruuju No Gaisen</em> - Il Trionfo del Generale Rosso)</span></span></div><div align="center"><span style="font-family:Verdana;font-size:85%;"></span> </div><div align="center"><span style="font-family:Verdana;font-size:85%;"></span><span style="font-family:verdana;"><span style="font-size:85%;"></div></span></span><div align="center"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Giappone, 2009 - regia di Yoshihiro Nakamura</span></div>nicolacassahttp://www.blogger.com/profile/08211628365161880170noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-3878761779466668871.post-37933859784399364332009-05-20T22:57:00.006+02:002009-05-22T20:16:22.964+02:00チーム・バチスタの栄光 (La gloria del Team Batista)<div align="justify"><a href="http://img35.imageshack.us/img35/3926/batistagrande2.jpg"><img style="DISPLAY: block; MARGIN: 0px auto 10px; WIDTH: 450px; CURSOR: hand; HEIGHT: 641px; TEXT-ALIGN: center" alt="" src="http://img35.imageshack.us/img35/3926/batistagrande2.jpg" border="0" /></a> <span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Il film Giapponese più "grande" del Far East 2008. Grande in termini di audience: a detta del presidente della TBS (<em>Tokyo Broadcasting System</em>), presente in sala, un successo di pubblico senza precedenti; grande in termini di budget di produzione: un blockbuster fatto per guadagnare, una macchina da soldi praticamente perfetta; grande in termini di divertimento: si perchè questo film intrattiene alla grande.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:Verdana;font-size:85%;"></span> </div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Siamo nell'enorme 東城大学医学部付属病院(<em>Tōjō Daigaku Igakubu Fuzoku Byōin</em> - Ospedale Universitario Tojo), un immaginario ospedale nella periferia di Tokyo. Qui opera una famosissima equipe cardio-chirurgica che applica un innovativo e a quanto pare vincente metodo nelle operazioni a cuore aperto. Il Team, dopo gli incredibili successi nella risoluzione di casi disperati che hanno portato lustro all'intera struttura sanitaria, comincia a perdere dei pazienti per decesso in sala operatoria. La dottoressa Kimiko Taguchi, appassionata giocatrice di softball nonchè calma e inoffensiva psicologa, viene incaricata di interrogare i vari componenti del team, per cercare di capire le cause di questa serie inspiegabile ed allarmante di decessi. La sua inchiesta si conclude con un ingenuo verdetto di assoluzione nei confronti del team, apparentemente impotente di fronte a quelli che vengono stabiliti come decessi accidentali. Arriva intanto dal ministero Keisuke Shiratori, un investigatore incaricato di far luce sulla vicenda. Shiratori metterà scompiglio in tutto l'ospedale con la sua impulsività che darà non poco filo da torcere alla timida Taguchi, ma che porterà una nuova luce sugli avvenimenti.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:Verdana;font-size:85%;"></span> </div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Come dicevo prima チーム・バチスタの栄光(<em>Chiimu Bachisuta No Eiko</em> - La gloria del Team Batista) è un film che fa semplicemente il suo dovere: intrattenere e fare soldi: è una macchina collaudata quella del giallo Giapponese senza sangue e senza violenza. Tratto dall'omonimo romanzo di 海堂尊(<em>Kaido Takeru</em>), è alla fine una lunghissima puntata de "<em>La Signora In Giallo</em>", in cui la mia <em>seconda nonna</em> Angela Lansbury risolveva crimini in ogni dove (sono sempre stato convinto che portasse sfiga perchè ovunque andasse ci scappava il morto), ma gli attori di calibro, la produzione miliardaria e una storia moderna ed intrigante fanno di questo film un bellissimo film giallo con contorni di commedia. I personaggi, pur di contorno, sono ottimamente definiti e ognuno di loro ha un suo misterioso carisma: 竹内結子(<em>Takeuchi Yūko</em>), che interpreta la dottoressa Taguchi è incredibilmente dolce nella sua sincera goffaggine; 阿部寛(<em>Abe Hiroshi</em>), che interpreta il politico Shiratori non ha certo bisogno di presentazioni, e qui sfoggia una faccia da schiaffi da primato e riesce a dare al suo personaggio una potenza carismatica non indifferente: penso che questo film non sarebbe nulla senza di lui. E a quanto pare anche la sanità Giapponese ha le sue magagne, e forse anche a questo scottante tema si deve la grande affluenza di pubblico. </span></div><div align="justify"><span style="font-family:Verdana;font-size:85%;"></span> </div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Divertente, intrigante, passa via in un lampo.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:Verdana;font-size:85%;"></span> </div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span></div><div align="center"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">チーム・バチスタの栄光(<em>Chiimu Bachisuta No Eiko</em> - La gloria del Team Batista)</span></div><div align="center"><span style="font-family:Verdana;font-size:85%;"></span> </div><div align="center"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span></div><div align="center"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Giappone, 2008 - Regia di Yoshihiro Nakamura</span></div>nicolacassahttp://www.blogger.com/profile/08211628365161880170noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-3878761779466668871.post-89945657429155068612009-05-15T23:13:00.004+02:002009-05-16T00:14:17.548+02:00ドロップ (Drop)<div align="justify"><a href="http://img33.imageshack.us/img33/3236/droppostergrande.jpg"><img style="DISPLAY: block; MARGIN: 0px auto 10px; WIDTH: 450px; CURSOR: hand; HEIGHT: 637px; TEXT-ALIGN: center" alt="" src="http://img33.imageshack.us/img33/9272/droppostermediop.jpg" border="0" /></a><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Hiroshi, un tranquillo studente di un liceo privato giapponese, nel pieno dell'enfasi generata dalla sua passione per i manga, decide di emulare i suoi eroi di carta trasferendosi in una scuola pubblica dominata da bande con lo scopo di affiliarsi ad una di esse. La sua nuova acconciatura non proprio convenzionale lo rende subito bersaglio della banda dominante della scuola, portandolo subito ad uno scontro con il capo della stessa, Tatsuya. Hiroshi non e' certo bravo coi pugni, anzi fa proprio pena, e l'incontro si trasforma in un massacro.<br /><br />La perseveranza del bizzarro nuovo arrivato pero' colpisce il bullo Tatsuya, che alla fine dell'incontro lo invita a mangiare un piatto di Ramen. Il resto della banda, rimasto in disparte durante il combattimento, si unisce al banchetto: sono il martello umano Moriki, il ciccio-bambinone Wanko e il furfantello "<em>Lupin</em>", che pure provvede al pagamento del pasto grazie ai proventi delle sue ruberie. tra Hiroshi e la banda, e soprattutto con Tetsuya nasce una profonda amicizia che li leghera' e li portera ad affrontare, uniti, tutti i "nemici" che sbarreranno loro la strada, in quello che soprattutto per Hiroshi sara' un duro percorso di crescita.</span></div><div align="justify"><br /></div><a href="http://img33.imageshack.us/img33/5353/dropmanga.jpg"><img style="DISPLAY: block; MARGIN: 0px auto 10px; WIDTH: 340px; CURSOR: hand; HEIGHT: 500px; TEXT-ALIGN: center" alt="" src="http://img33.imageshack.us/img33/5353/dropmanga.jpg" border="0" /> <p align="justify"></a><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Il film è tratto dal fumetto disegnato da 鈴木ダイ(<em>Suzuki Dai</em>), scritto dal regista 品川祐(<em>Shinagawa Hiroshi</em>) ed ispirato fedelmente al romanzo autobiografico dello stesso Shinagawa (tutte le opere hano lo stesso titolo, ドロップ (<em>Doroppu</em> - Drop)). Hiroshi Shinagawa, figlio di un ricco uomo d'affari ed appassionato di manga basati su storie di teppistelli, si traferì in una scuola pubblica per poter vivere come i suoi eroi: Hiroshi è il suo omonimo e piuttosto fantasioso alter ego.</span></p><p align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Chi si avvicinasse per la prima volta al Giappone attraverso questo genere di prodotti d'intrattenimento, parlo dei manga, degli anime e dei film basati su storie di teppismo, potrebbe facilmente farsi un'idea sbagliata sul mondo giovanile nipponico. Da diversi mesi sto portando avanti uno studio sul fenomeno del bullismo in Giappone: non dispongo ancora dei risultati definitivi ma posso dire che lo spazio riservato dai media d'intrattenimento a questo triste fenomeno sociale e' sovradimensionato rispetto alla reale entità dello stesso, che in verità non si discosta come caratteristiche da realtà a noi piu' familiari, come ad esempio quella Italiana: una breve consultazione con la mia ragazza, </span><a href="http://nicolaingiappone.blogspot.com/search/label/Shiho"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Shiho</span></a><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">, mi ha permesso di capire che anche per quanto riguarda il teppismo, siamo ancora sull'esagerazione. Questo non vuol dire che i teppisti non esistano: ma il loro ambito d'azione soprattutto a livello scolastico è estremamente limitato, vuoi per la dura repressione dei dirigenti, vuoi perchè in una scuola Giapponese non c'è proprio spazio nè tempo per gli scarti della società, che vengono prontamente allontanati da questi ambienti. I reietti sono soliti affiliarsi poi alle bande di motociclisti o di 右翼団体(<em><a href="http://nicolaingiappone.blogspot.com/2007/12/i-fascisti-giapponesi.html">Uyoku Dantai</a></em> - Gruppi di estrema destra). Penso che il signor Shinagawa sia rimasto deluso dalla realtà scoperta nella scuola pubblica in cui si era trasferito per fare a botte e vivere come i suoi beniamini.</span></p><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Ma prendendo il genere nippo-teppista come puro entertainment, ci si può divertire davvero tanto, e le spettatrici possono trovare una vasta varietà di idol di cui immamorarsi. Non è certo un lavoro facile poi quello dell'idol Giapponese: non si tratta di recitare un po' alla rinfusa senza avere idea di cosa sia la recitazione stessa (vedi i nostrani Scamarcio & co.), la maggior parte degli attoruccioli Giapponesi recita alla grande (tralasciando quando fanno l'odiosissima risata finta), ed è un lavoro a tempo pieno perchè nella maggior parte dei casi devono pure cantare e ballare la sigla di coda, come anche fa 成宮寛貴(<em>Narimiya</em> "faccia da schiaffi" <em>Hiroki</em>), l'interprete del personaggio di Hiroshi, perfetto nel suo ruolo e davvero bravo (ma rimandato in "<em>pianto</em>"). Anche l'interprete del personaggio di Tetsuya, 水嶋ヒロ(<em>Hiro Mizushima</em>), al secolo 斉藤智裕(<em>Saito Tomohiro</em>), è uno dei piu' famosi <em>nippo-bellocci</em> del momento.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:Verdana;font-size:85%;"></span> </div><div align="justify"></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">La mia impressione post proiezione è stata quella di uno scarso bilanciamento tra i momenti topici del film, cioè la parte "<em>teppistica</em>" e quella "<em>umana</em>", definitamente separate temporalmente nell'arco delle due ore di durata della pellicola e forse troppo poco fuse tra di loro: non penso sia facile condensare un manga in due ore di film, considerando che la trasposizione cinematografica di questa storia è estremamente realistica (alcune scene finiscono addirittura in fading con i disegni originali del manga di Suzuki). Un film comunque divertente, allegro e innocente pur nella sua stessa violenza, e nella sempre gradevole per la rilassante non letalità di tutti gli scontri (per questo aspetto, nonostante l'abbondanza di sangue e cerotti, ricorda un pò l'atmosfera dei film con Bud Spencer e Terence Hill), e capace di slanci ardimentosi e assolutamente credibili di profondità morale: secondo me degno di una proiezione serale al Far East Festival, e invece relegato alla mattina. Varrebbe la pena di vederlo solo per la presenza dei cameo di 哀川翔(<em>Aikawa Shō</em>) e 遠藤憲一(<em>Endo Kenichi</em>), il primo interpreta un poliziotto e il secondo un ex yakuza, due grandi attori (fantastica la schermaglia tra i due a colpi di <em>bakayaro</em>).</span></div><div align="justify"><span style="font-family:Verdana;font-size:85%;"></span> </div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span></div><div align="center"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">ドロップ (<em>Doroppu</em> - Drop)</span></div><div align="center"><span style="font-family:Verdana;font-size:85%;"></span> </div><div align="center"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span></div><div align="center"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Giappone, 2008 - regia di 品川祐(<em>Shinagawa Hiroshi</em>)</span></div>nicolacassahttp://www.blogger.com/profile/08211628365161880170noreply@blogger.com16tag:blogger.com,1999:blog-3878761779466668871.post-65559038101693901792009-05-02T17:55:00.007+02:002009-05-10T18:30:42.592+02:00インスタント沼 (La palude istantanea)<div align="justify"><a href="http://img7.imageshack.us/img7/1359/instantswamppostergrand.jpg"><img style="DISPLAY: block; MARGIN: 0px auto 10px; WIDTH: 420px; CURSOR: hand; HEIGHT: 592px; TEXT-ALIGN: center" alt="" src="http://img7.imageshack.us/img7/1359/instantswamppostergrand.jpg" border="0" /></a><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Annunci pomposi in scaletta al Far East 11: "in anteprima mondiale in proiezione l'ultimo film di 三木聡(<em><a href="http://nicolacassa.blogspot.com/search/label/Miki%20Satoshi">Miki Satoshi</a></em>), インスタント沼(<em>Insutanto numa</em> - La Palude Istantanea)". Cosa si prova ad essere una delle prime persone al mondo a vedere un film?</span></div><div align="justify"><span style="font-family:Verdana;font-size:85%;"></span> </div><div align="justify"></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Haname Jinchoge lavora nella redazione di una rivista sull'orlo del fallimento finanziario: dopo aver perso il lavoro e il suo uomo, si rassegna a vivere una vita solitaria, e tenta di aprire una piccola attivita' commerciale. Un giorno, mentre e' in visita al capezzale della bizzarra madre quasi morta annegata mentre era alla ricerca di un folletto acquatico, trova una lettera scritta da un signore che porta il suo stesso cognome: che haname abbia trovato il suo vero padre? Il signor Noburo Jinchoge e' un bizzarro hippie che gestisce un negozio di cianfrusaglie. Da qui la trama letteralmente impazzisce, non so dire altro...</span></div><div align="justify"><span style="font-family:Verdana;font-size:85%;"></span> </div><div align="justify"></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Dopo aver visto quattro dei suoi sei lavori, ho imparato ad amare, ma anche a temere questo folle regista Giapponese: un inizio sfolgorante e promettente con イン・ザ・プール(<em>In Za Puuru</em> - Nella Piscina), del 2005, poi l'ottima prova del piacevolissimo 亀は意外と速く泳ぐ(<em>Kame wa igai to hayaku oyogu</em> - </span><a href="http://nicolacassa.blogspot.com/2009/01/le-tartarughe-nuotano-pi-velocemente-di.html"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Le tartarughe nuotano più velocemente di quanto si pensi</span></a><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">): non ho visto ダメジン(<em>Damejin</em>) del 2006, ma con 図鑑に載ってない虫(<em>Zukan ni nottenai mushi</em> - Deathfix: Die And Let Live) del 2007 c'è stata una caduta terrificante di stile ed inventiva, era una poltiglia appicicaticcia ed informe, come il leggendario vomito-okonomiyaki sul cofano della decappotabile rossa (e buona pace della brava Rinko Kikuchi che appariva come attrice co-protagonista); il 2007 ha visto anche l'uscita di quello che forse è da considerare il capolavoro di Miki Satoshi, e forse uno sei più bei film Giapponesi degli ultimi anni, un gioiellino che s'intitola 転々(<em>Ten-ten</em> - Adrift In Tokyo). Poi buio totale sino ad oggi, ed ecco un'altra ciofeca.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:Verdana;font-size:85%;"></span> </div><div align="justify"><span style="font-family:Verdana;font-size:85%;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family:Verdana;font-size:85%;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">E' possibile che io proprio non capisca una certa comicità, forse sono davvero di un'altro pianeta, ma la visione di questo film era terrificante, era difficile rimanere seduti in sala e mi è capitato pochissime volte, se poi consideriamo l'idiota che stava seduto dietro di me e che diceva "LOL" con voce da scemo ad ogni scena simpatica, il quadro era completo. Cosa si prova dunque ad essere uno dei primi individui sulla terra a vedere un film? Se il film è questo, meglio stare a casa!!</span></div><div align="justify"><span style="font-family:Verdana;font-size:85%;"></span> </div><div align="justify"><span style="font-family:Verdana;font-size:85%;"></span></div><div align="justify"></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Da dimenticare, in attesa del prossimo capolavoro, che dovrebbe arrivare, tenendo conto della bizzarra ciclicità del nostro </span><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh3QX4GHONRR6kzBY-OPg965zDdApP1nWdiJNIviU4dH-f5xVZde2WNErCiy9jy8pUtKnM4xtrxFR-n_E8veF2OGI5cLrOQFG8epH163rnwTLWPKwmJ9UYTsh7rVYjmJ5OcywL_KXdYO6E/s1600-h/Far-east-miki-satoshi.jpg"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">amico pazzerello</span></a><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">...</span></div><div align="justify"><span style="font-family:Verdana;font-size:85%;"></span> </div><div align="justify"><span style="font-family:Verdana;font-size:85%;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family:Verdana;font-size:85%;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span></div><div align="center"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">インスタント沼 (<em>Insutanto numa</em> - La Palude Istantanea)</span></div><div align="center"><span style="font-family:Verdana;font-size:85%;"></span> </div><div align="center"></div><div align="center"><span style="font-family:Verdana;font-size:85%;"></span></div><div align="center"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span></div><div align="center"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Giappone, 2009 - regia di 三木聡(<em>Miki Satoshi</em>)</span></div>nicolacassahttp://www.blogger.com/profile/08211628365161880170noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-3878761779466668871.post-87192441765115887752009-04-29T15:54:00.002+02:002009-05-01T02:53:46.867+02:00フィッシュストーリー (Fish Story)<div align="justify"><a href="http://img151.imageshack.us/img151/3184/fishstoryposter.jpg"><img style="DISPLAY: block; MARGIN: 0px auto 10px; WIDTH: 450px; CURSOR: hand; HEIGHT: 636px; TEXT-ALIGN: center" alt="" src="http://img151.imageshack.us/img151/3184/fishstoryposter.jpg" border="0" /></a> <span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Chi è Yoshihiro Nakamura? Avevo visto nel 2008 sempre al FEFF di Udine il suo チーム・バチスタの栄(<em>Chimu-Bachisuta no eiko</em> - The Glorious Team Batista), un bel blockbuster di massa che non fa altro se non il bravo blockbuster di massa. Quest'anno il buon Mark Shilling ha proposto due film del buon Nakamura: il seguito di <em>The Glorious Team Batista</em>, che s'intitola ジェネラル・ルージュの凱旋(<em>Jeneraru-Ruuju no Gaisen</em> - The Triumphant General Rouge), un altro bel blockbuster di massa che non fa altro se non il bravo blockbuster di massa, e un altro film, meno blockbuster di massa anzi quasi un film indipendente, quello che poteva sembrare il più interessante dei due, フィッシュストーリー(<em>Fisshu Sutoorii</em> - Fish Story)...</span><br /></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Quattro storie separate temporalmente e fisicamente, ma unite da un sottile filo:</span><br /></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Anno 1972: una band inventa il punk un anno prima della sua invenzione ufficiale, ma nessuno tranne una ragazza in un bar se ne accorge (la ragazza rimarrà l'unica ed è solo una comparsa)...</span><br /></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Anno 1982: Uno studente senza palle fa da schiavetto ad un uomo che lo domina, e si accorge a sue spese di quanto possa essere duro essere senza palle...</span><br /></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Anno 2009: una studentessa delle superiori si addormenta su un traghetto senza poter scendere nell'attracco a Tokyo: sarà costretta a pazientare fino all'isola di Hokkaido, ma farà amicizia con uno strano cameriere...</span><br /></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Anno 2012: mancano 5 ore alla fine del mondo, una cometa si shianterà su Tokyo, e due commessi di un negozio di dischi e un indisponente avventore con un cancro in stadio terminale aspettano l'ora ascoltando musica...</span><br /></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">La trama è fitta e complessa, le storie si collegano tra di loro in maniera a volte geniale e sorprendente, è impossibile dire di più senza spoilerare. Tratto dal romanzo di Koutaro Isako, <em>Fish Story</em> è un budello temporale, gestito a mio parere in maniera maldestra: un ottimo materiale e un ottimo soggetto, ottima fotografia, ma la composizione delle varie storie smembra la pellicola dell'interesse che la storia potrebbe invece naturalmente suscitare. Non è un collage omogeneo, e alcune storie prevalgono pesantemente sulle altre. La bravura di alcuni attori, Nao Omori, Mirai Moriyama etc. salva in parte questa pellicola, ma rimane l'amaro in bocca per la scarsa prova recitativa di altri (la giovane Mikako Tabe, bravissima a fare il maschietto in <a href="http://nicolacassa.blogspot.com/2008/09/hinokio-intergalactic-love.html">Hinokio</a> (2005, Takahiko Akiyama), sembra proprio non carburare, eppure ci sono tante brave giovani attrici in Giappone...), e per </span><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">il tempo che si passa inutilmente in sala. Sembra che il lavorare fuori dalla frusta delle major non giovi a Nakamura. Vorrei vedere quello che molti definiscono il suo cult: アヒルと鴨のコインロッカー(<em>Ahiru to kamo no koinrokkâ</em> - The Coin Locker of the Duck and Drake), del 2007.</span><br /></div><div align="center"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">フィッシュストーリー (<em>Fisshu Sutoorii</em> - Fish Story)</span><br /></div><div align="center"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Giappone, 2009, regia di Nakamura Yoshihiro</span></div>nicolacassahttp://www.blogger.com/profile/08211628365161880170noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-3878761779466668871.post-77614477900709526062009-04-29T14:37:00.004+02:002009-04-29T15:59:04.799+02:00百万円と苦虫女 (One Million Yen Girl)<div align="justify"><a href="http://img134.imageshack.us/img134/9023/millionyengirlposter.jpg"><img style="DISPLAY: block; MARGIN: 0px auto 10px; WIDTH: 450px; CURSOR: hand; HEIGHT: 635px; TEXT-ALIGN: center" alt="" src="http://img134.imageshack.us/img134/9023/millionyengirlposter.jpg" border="0" /></a> <span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Un titolo che non si può tradurre, perchè il temine 苦虫(<em>Nigamushi</em>) non ha senso, se non interpretato in maniera ironica. Ho tentato di seguire il discorso di <a href="http://nicolaingiappone.blogspot.com/search/label/Shiho">Shiho</a> a proposito di questo argomento ma non ci sono riuscito...<br /><br />Primo film Giapponese proiettato al Far East 11. Satō Suzuko, una ragazza ventunenne, decide di andare a vivere con una sua collega, e di spartire con lei le spese dell'affitto dell'appartamento. Dopo aver trovato il posto giusto, scopre dalla sua stessa collega che ci sarà un terzo inquilino, il fidanzato della ragazza, che spartirà con loro l'appartamento. Il giorno del trasferimento, solo il ragazzo si presenta nell'appartamento: i due hanno litigato. La situazione per Suzuko non è facile: convivere con uno sconosciuto che non si dimostra per nulla amichevole: un dispetto fattole dal ragazzo la porta a vendicarsi in maniera abbastanza pesante, le conseguenze di questo gesto saranno pesanti e la giovane finisce in carcere.<br /><br />Finire in carcere in giappone non è come in Italia un lasciapassare per una fiorente carriera politica, ma è una vera e propria condanna alla morte sociale. Tema già trattato da 行定勲(<em>Yukisada Isao</em>) nel suo </span><a href="http://nicolacassa.blogspot.com/2008/11/go.html"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Go</span></a><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">, si ripropone qui in una chiave meno cruenta ma non meno tragica. Suzuko decide di lasciare la famiglia e di viaggiare in lungo e in largo per il Giappone: si fermerà in ogni luogo fino a che non avrà accumulato un milione di Yen (meno di ottomila euro), per affrontare le spese di un nuovo traferimento. L'essere stati in carcere è una cosa che preclude all'individuo qualsiasi possibilità di vivere nella società civile, non tanto per problemi legali o giuridici, ma a causa dell'emarginazione alla quale si è sottoposti, non solo dagli estranei ma anche da parte della stessa famiglia, che diventa essa stessa bersaglio di emarginazione. Suzuko affronta così un viaggio, alla fine del quale c'è l'ignoto.<br /><br />Penso che non fosse facile occuparsi di un tema così delicato: penso che chiunque qui a Udine si sia innamorato all'istante della bravura della regista ed autrice Yuki Tanada: una storia difficile raccontata senza falsità, senza luoghi comuni e con un'enorme delicatezza, come forse una donna saprebbe fare. E riguardo il finale, forse il film è così bello per la sua imprevedibilità: la Tanada da rimarcato quest'aspetto in conferenza stampa, la produzione voleva un certo tipo di finale (più da blockbuster che da film indipendente), ma noi tutti le siamo riconoscenti per aver fatto di testa sua! E anche se il film avesse fatto schifo, avrebbe avuto comunque una sufficienza piena per la presenza della bravissima Yuu Aoi e dell'avviatissimo Mirai Moriyama...</span></div><div align="justify"> </div><div align="justify"><span style="font-family:Verdana;font-size:85%;"></span></div><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiGaq0XY3bFJAYsW8nCpi5GUP5wAL9-DgCeegKqUYpazAB9POo0njjZhjbawQtp93w_AXy-IycaQQBGd27NmmmBgskoGodMJLHL4Mv-9nwuHUbE2EC3Rr-7eCi7DzTogkihMnIVeFMmxHk/s1600-h/DSC_2870.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5328945339244980194" style="DISPLAY: block; MARGIN: 0px auto 10px; WIDTH: 400px; CURSOR: hand; HEIGHT: 268px; TEXT-ALIGN: center" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiGaq0XY3bFJAYsW8nCpi5GUP5wAL9-DgCeegKqUYpazAB9POo0njjZhjbawQtp93w_AXy-IycaQQBGd27NmmmBgskoGodMJLHL4Mv-9nwuHUbE2EC3Rr-7eCi7DzTogkihMnIVeFMmxHk/s400/DSC_2870.jpg" border="0" /> <p align="justify"></a><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Una foto con la Tanada era d'obbligo :)</span></p>nicolacassahttp://www.blogger.com/profile/08211628365161880170noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-3878761779466668871.post-36461453628382311662009-02-15T01:23:00.004+01:002009-02-15T03:01:39.882+01:00エリ・エリ・レマ・サバクタニ (Eli Eli, Lema Sabachtani)<div align="justify"><a href="http://img134.imageshack.us/img134/3143/elielibxs6.jpg"><img style="DISPLAY: block; MARGIN: 0px auto 10px; WIDTH: 455px; CURSOR: hand; HEIGHT: 341px; TEXT-ALIGN: center" alt="" src="http://img134.imageshack.us/img134/3143/elielibxs6.jpg" border="0" /></a><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"> E' un titolo bizzarro, è una citazione in aramaico, è una delle ultime frasi pronunciate da Gesù morente in croce, riportata da nel Vangelo di Luca (23:24) e nel Vangelo di Matteo (5:44): significa "Dio, Dio, perchè mi hai abbandonato?".</span></div><div align="justify"><span style="font-size:85%;"><br /></span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">In una speduta località Giapponese, forse nell'isola settentrionale di Hokkaido, due musicisti sperimentano e creano sonorità di ogni genere, e le registrano con delle attrezzature audio professionali. I due vagano in un mondo che sembra deserto, popolato solo di cadaveri. Sono i famosi musicisti alternativi Mizui e Asuhara. Arriva a turbare la loro quiete un furgone bianco con un vecchio magnate, un detective ed una ragazzina legata: pensano che la musica dei due strani sperimentatori sonori possa guarire la ragazzina dalla malattia che l'affligge, e con lei affligge milioni di persone in tutto il mondo: la sindrome di Lemmings, che induce le persone a commettere suicidio.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:Verdana;font-size:85%;"></span> </div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Beh, oltre a qualche altro avvenimento, non c'è trama, solo rumore e immagini. Mizui e Asuhara, interpretati rispettivamente da 浅野忠信(<em>Asano Tadanobu</em>) e 中原昌也(<em>Nakahara Masaya</em>), creano dei <strong>rumori terrificanti</strong> coi loro strumenti (tutte le performances sono improvvisazioni live ad opera degli stessi attori). Ispirazione di morte e tristezza, ma allo stesso tempo di fresca giovinezza e bellezza è l'eterea 宮崎あおい(<em>Miyazaki Aoi</em>), la ricorderete nel bellissimo ただ、君を愛してる (<em>Tada, Kimi Wo Ai Shiteru</em> - </span><a href="http://nicolacassa.blogspot.com/2008/09/semplicemente-ti-amo.html"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Semplicemente, Ti Amo</span></a><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">), o in 好きだ (<em><a href="http://nicolacassa.blogspot.com/2008/09/sukida.html">suki-da</a></em>). Il regista 青山真治(<em>Aoyama Shinji</em>) ha creato questo film con l'intento di comunicare qualcosa, ne sono certo, ma penso non ci sia riuscito, o almeno non ha fatto in modo che la mia mente recepisse il suo messaggio. L'idea di un'umanità distrutta è comune in tanti film: l'impostazione sovrannaturale e organolettica di immagini e suoni sembra rendere il nostro mondo come un pianeta extraterrestre, all'inizio addirittura sembra veramente di non essere su questo pianeta, almeno non nel pianeta che vive questa era: l'irruzione in scena dei visitatori che cercano i due musicisti, sembra quasi violentare questa quiete aprendo delle ferite mai rimarginate e scombussolando irrimediabilmente degli equilibri raggiunti dai "rumorosi esuli" con una condizione di allegro ascetismo. La ragazza, Hana, bellissima nel suo nero vestire, quasi un angelo decaduto, penso sia la metafora dell'umanità in difficoltà che chiede aiuto, ma in maniera distratta e svogliata, al contrario del suo ricco zio che pur di curarla ucciderebbe, nel vero senso della parola.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:Verdana;font-size:85%;"></span> </div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Purtroppo non ci siamo sul fronte della sceneggiatura, incerta, slegata, inconcludente, cerca goffamente di stabilire inaspettati legami con situazioni narrative parallele senza però riuscirci, e il risultato è un pasticcio noioso e assai lungo da sopportare. La fotografia, belli i paesaggi e le scenografie, ma Aoyama va malissimo quando vuole sperimentare sfocature, filtri bluastri etc. E la musica, che pasticcio informe e puzzolente. Quando ero più piccolo imparai a suonare la chitarra. Poi comprai la chitarra elettrica. Ricordo che nessuno sopportava quando stirmpellavo facendo un rumore atroce col distorsore inserito, e in effetti era sgradevole: lo chiamano "noise", questo, "rumore", per me fa semplicemente schifo.</span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span> </div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Nonostante la presenza di attori di calibro, sconsiglio altamente questo film. E alzandomi in piedi cito il buon Fantozzi che alla fine dell'ennesima visione della "Corazzata Potëmkin" dice soddisfatto:</span></div><div align="justify"><span style="font-family:Verdana;font-size:85%;"></span> </div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span></div><div align="center"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">"<em>E' una cagata pazzesca!</em>"</span></div><br /><a href="http://www.k4.dion.ne.jp/~ohkubo/LOVELOG_IMG/90C28ER905E8EA12.jpg"><img style="DISPLAY: block; MARGIN: 0px auto 10px; WIDTH: 450px; CURSOR: hand; HEIGHT: 300px; TEXT-ALIGN: center" alt="" src="http://www.k4.dion.ne.jp/~ohkubo/LOVELOG_IMG/90C28ER905E8EA12.jpg" border="0" /></a><br /><a href="http://www.k4.dion.ne.jp/~ohkubo/LOVELOG_IMG/90C28ER905E8EA11.jpg"><img style="DISPLAY: block; MARGIN: 0px auto 10px; WIDTH: 450px; CURSOR: hand; HEIGHT: 300px; TEXT-ALIGN: center" alt="" src="http://www.k4.dion.ne.jp/~ohkubo/LOVELOG_IMG/90C28ER905E8EA11.jpg" border="0" /></a><br /><div align="center"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">エリ・エリ・レマ・サバクタニ (<em>Eri-Eri-Rema-Sabakutani</em> - Eli Eli, Lema Sabachtani)</span></div><div align="center"> </div><div align="center"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span></div><div align="center"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span></div><div align="center"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">Giappone, 2005 - regia di Shinji Aoyama</span></div>nicolacassahttp://www.blogger.com/profile/08211628365161880170noreply@blogger.com3