mercoledì 29 aprile 2009

百万円と苦虫女 (One Million Yen Girl)

Un titolo che non si può tradurre, perchè il temine 苦虫(Nigamushi) non ha senso, se non interpretato in maniera ironica. Ho tentato di seguire il discorso di Shiho a proposito di questo argomento ma non ci sono riuscito...

Primo film Giapponese proiettato al Far East 11. Satō Suzuko, una ragazza ventunenne, decide di andare a vivere con una sua collega, e di spartire con lei le spese dell'affitto dell'appartamento. Dopo aver trovato il posto giusto, scopre dalla sua stessa collega che ci sarà un terzo inquilino, il fidanzato della ragazza, che spartirà con loro l'appartamento. Il giorno del trasferimento, solo il ragazzo si presenta nell'appartamento: i due hanno litigato. La situazione per Suzuko non è facile: convivere con uno sconosciuto che non si dimostra per nulla amichevole: un dispetto fattole dal ragazzo la porta a vendicarsi in maniera abbastanza pesante, le conseguenze di questo gesto saranno pesanti e la giovane finisce in carcere.

Finire in carcere in giappone non è come in Italia un lasciapassare per una fiorente carriera politica, ma è una vera e propria condanna alla morte sociale. Tema già trattato da 行定勲(Yukisada Isao) nel suo
Go, si ripropone qui in una chiave meno cruenta ma non meno tragica. Suzuko decide di lasciare la famiglia e di viaggiare in lungo e in largo per il Giappone: si fermerà in ogni luogo fino a che non avrà accumulato un milione di Yen (meno di ottomila euro), per affrontare le spese di un nuovo traferimento. L'essere stati in carcere è una cosa che preclude all'individuo qualsiasi possibilità di vivere nella società civile, non tanto per problemi legali o giuridici, ma a causa dell'emarginazione alla quale si è sottoposti, non solo dagli estranei ma anche da parte della stessa famiglia, che diventa essa stessa bersaglio di emarginazione. Suzuko affronta così un viaggio, alla fine del quale c'è l'ignoto.

Penso che non fosse facile occuparsi di un tema così delicato: penso che chiunque qui a Udine si sia innamorato all'istante della bravura della regista ed autrice Yuki Tanada: una storia difficile raccontata senza falsità, senza luoghi comuni e con un'enorme delicatezza, come forse una donna saprebbe fare. E riguardo il finale, forse il film è così bello per la sua imprevedibilità: la Tanada da rimarcato quest'aspetto in conferenza stampa, la produzione voleva un certo tipo di finale (più da blockbuster che da film indipendente), ma noi tutti le siamo riconoscenti per aver fatto di testa sua! E anche se il film avesse fatto schifo, avrebbe avuto comunque una sufficienza piena per la presenza della bravissima Yuu Aoi e dell'avviatissimo Mirai Moriyama...

Una foto con la Tanada era d'obbligo :)

4 commenti:

Weltall ha detto...

Film veramente caruccio, merito di una bravissima Yu Aoi e di un finale tutt'altro che scontato ^__^

nicolacassa ha detto...

>Cuggino> Brava la Tanada!! E lunga vita a Yuu Aoi!!

Debris ha detto...

Mi sà che questo appartiene al genere dei film da vedere giusto ?

nicolacassa ha detto...

>Debris> Proprio così! :)