domenica 28 settembre 2008

発狂する唇(Hakkyousuru kuchibiru - Crazy Lips)

La cinematografia Giapponese, nelle sue mille sfaccettature accoglie generi per noi assolutamente insoliti: sarebbe infinitamente lungo a noioso parlare di come la società Giapponese si sia evoluta seguendo una strada completamente diversa da quella intrapresa dalla nostra civiltà occidentale: duemila anni di cristianesimo, solo per fare un esempio hanno influito pesantemente sui nostri costumi, sulla nostra cultura, sulla nostra stessa sessualità e sul modo di esprimerla. I Giapponesi hanno sempre visto la pornografia come una cosa usuale e normale, frutto di dinamiche sociali molto particolari, e regolamentata da leggi diverse. Il senso di pudicizia inteso cristanamente da noi è completamente diverso da quello inteso in Giappone, e lì assume accezioni differenti, anzi non esite proprio nelle modalità da noi conosciute. Esplorare l'universo dell'erotismo Giapponese è opera ardua, è più facile semplicemente citare il genere al quale appartiene questo film: il ピンク映画(Pinku Eiga). Qui potrete trovare un piccolo saggio sulla storia del genere, che si può annoverare in quello che noi potremo definire soft-porno, cioè la trattazione di tematiche erotico-sessuali senza immagini ed inquadrature esplicite. Dagli anni 60 agli anni 80 sono stati prodotti migliaia di film di questo genere in Giappone. Frutto di un'astuto cavillo per aggirare la spietata censura Giapponese, il Pinku Eiga non esibisce gli organi sessuali degli attori, ma non omette di mostrare nudità di vario genere: infatti secondo L'EIRIN, l'istituto di censura Giapponese sono da regolamentare solo le immagini dei genitali ripresi nell'atto sessuale. L'infinita creatività dei Giapponesi ha fatto il resto dando vita ad un prolificissimo genere, paragonabile ai nostri B-movie, che ha avuto la sua battuta d'arresto all'inizio degli anni ottanta. Nel nuovo millennio alcune case di produzione indipendenti hanno dato avvio ad un nuovo corso del Pinku Eiga. Ho già parlato qui del film di Meike Mitsuru, 花井さちこの華麗な生涯(Kiraware MAtsuko No Isshou - The Glamorous Life Of Sachiko Hanai), del 2003, che ha fatto solo nel 2006 la sua comparsa in un festival come il Far East di Udine. Crazy lips appartiene alle prime pellicole prodotte all'inizio del nuovo millennio. Come da tradizione, la storia è intricata e complessa: tre donne sono barricate in casa da una marea di giornalisti che stazionano nella via antistante per avere lo scoop dell'anno: il loro fratello, latitante, è accusato di aver trucidato quattro ragazze, e le donne sono sospettate di coprirlo. Oltre alla stampa i cittadini stessi prendono di mira la casa con lanci di pietre e le stesse ragazze rischiano la loro incolumità solo uscendo di casa per rappresaglie da ogni dove. Satomi, la più giovane, torna con una profonda ferita nella mano procuratale da uno scalmanato alla stazione, e stanca dell'insostenibile situazione si rivolge ad una medium per risolvere il mistero degli omicidi e della scomparsa dela fratello. La medium e il suo sadico assistente entreranno nella loro vita in un vortice di abusi sessuali, salgue e morte, fino ad un imprevedibile finale. La tematica sessuale è chiaramente presente nel film, ma trascende in qualcosa che nel Pinku Eiga non si era mai visto: la necrofilia, sconfinando in un'incerta parte musicale, per poi visitare lo stile kung-fu, l'incesto, il gore splatter e l'esoterismo. Un miscuglio di generi tanto vasto e disordinato che ci vorrebbe uno psicanalista per sciogliere i nodi di una trama ricchissima di spunti ed intricata. Il film è stato prodotto da Takashige Ichise, produttore di tutti i Ju-On pubblicati, e da Makoto Ishihara, coproduttore di entrambi i "The Ring" Giapponesi. Nel cast, Satomi è interpretata da Hitomi Miwa, già vista in Ju-On nel ruolo di Yuki; un attorone di eccezione interpreta la parte del "colonnello", si tratta di Ren Osugi, accreditato di 145 film, e già visto in Sonatine, Hanabi, Brother, Dolls, Takeshi's, tutti di Takeshi Kitano; Shinjuku Triad Society, Full Metal Yakuza, Audition, Dead or Alive 1 e 2, Zebraman e molti altri di Takashi Miike, poi Love Letter di Shunji Iwai, etc. Un cast tecnico ed artistico importanti per un film che a noi riesce difficile da digerire, e bisogna accettare per quello che è: frutto di un genere particolare e di una estrema sperimentazione. Troppe volte fare cinema in Giappone significa "quantità", in certi casi a discapito della "qualità", e su tantissimi film prodotti ogni anno, qualcuno non è proprio eccezionale! Il cinema Giapponese è anche questo. Non oso neanche pensare come può essere il seguito: Gore From The Outer Space...
発狂する唇(Hakkyousuru kuchibiru - Crazy Lips)
Giappone, 2000 - regia Hiroshisa Sasaki

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