domenica 28 settembre 2008

タイヨウのうた(La canzone del sole): considerazioni sul romanticismo cinematografico Giapponese moderno.

Sembra che ormai io abbia preso una brutta abitudine, quella di appassionarmi ai film romantici Giapponesi moderni. Il film di turno è タイヨウのうた(La canzone del sole), diretto da Norihiro Koizumi alla sua prima regia. I protagonisti sono Yui, classe 1987, affermata cantante pop nella vita reale, e Takashi Tsukamoto, classe 1982 e navigato attore (in Giappone a 25 anni sono già veterani), già visto tra gli altri in Battle Royale di Kinji Fukasaku (2000) nel ruolo di Shinji Mimura, il ragazzo appassionato di computer che voleva disattivare i collari elettronici con un virus. La storia parla di una ragazza, Kaoru Amane, impersonata da Yui, che è affetta da una dermatosi precancerosa ereditaria chiamata Xeroderma Pigmentoso: tale malattia insorge fin dalla più tenera età negli individui predisposti e determina la formazione di chiazze di vario genere nella cute all'atto dell'esposizione ai raggi solari, tali piaghe si possono trasformare in tumori. Con la crescita la malattia genera gravi lesioni agli occhi e degenera in alterazioni dello stato fisico e psichico. La terapia principale consiste nell'evitare l'esposizione ai raggi solari. Kaoru vive chiusa in casa da quando era piccola, passa le giornate a dormire, e può solo guardare la sua Kamakura e il mare da dietro le tende anti-UV della sua camera. Col passare del tempo, si accorge di un ragazzo che ogni giorno passa sotto casa sua. La ragazza è appassionata di musica e canto (manco a dirlo...) e la notte si riempie di crema protettiva per la pelle ed esce a suonare in strada. La tenacia di Kaoru porterà i due a incontrarsi-scontrarsi e tra i due nascerà una contrastata storia d'amore.

ATTENZIONE - DA QUESTO PUNTO IL POST E' SPOILER

Se avete seguito un pò i film romantici giapponesi di maggior successo degli ultimi anni, come 世界の中心で愛をさけぶ(Gridare Amore Dal Centro Del Mondo, diretto da Isao Yukisada e tratto dall'omonimo bestseller di Kyoichi Katayama, Salani editore, 2004); いま会いにゆきます(Ora vengo per amarvi, di Nobuhiro Doi, 2004); il più datato Love letter (1995) di Shunji Iwai; il mieloso タッチ(Touch, di Isshin Inudou, 2005), sono sicuro che sapete già come va a finire questa bellissima storia d'amore, ci scappa il morto. Forse non mi sono mai commosso mai per un film come per Gridare Amore Dal Centro Del Mondo, e forse tale passione ha pesantemente contribuito a farmi iniziare un percorso di avvicinamento al Giappone che ancora è in evoluzione. Si perchè se al mondo dovesse esistere una ragazza fantastica come Aki Hirose, allora dev'essere per forza in Giappone, ed in Giappone troverò veramente la storia d'amore che mi faccia dimenticare il rimorso di non aver mai vissuto una storia d'amore così in tutta la vita. Però Aki muore, e Sakutaro vede trasformare il suo amore in un feticistico limbo di ricordi e sofferenza. E l'amore assoluto si trasforma in sofferenza assoluta. Mi salta alla mente il dubbio che forse in generale l'amore assoluto sia veramente sofferenza assoluta. Mi chiedo perchè i Giapponesi siano così autolesionisti. In parte il mio dilemma è stato risolto pochi giorni fa quando ho acquistato in libreria un libro molto interessante che si intitola Japan Underground, di Gabriele Rossetti (Castelvecchi editore, 2006). Rossetti ha elaborato un'analisi critica e sociologica dell'erotismo Giapponese inteso in tutte le sue espressioni, partendo dallo studio delle religioni principali praticate in Giappone: il Buddismo e lo Shintoismo. Nel trattato shintoista Kojiki secondo Rossetti è diffusa l'idea che l'amore trovi il suo completo appagamento nella morte. Nel contesto di una visione del mondo "terrena" questo può essere interpretato come un tentativo di conferire eternità alle emozioni dell'animo umano. Aki, Kazuya, Takumi, Kaoru, si elevano ad un livello superiore a quello umano, diventando quasi dei semidei che hanno vissuto la loro vita senza macchia nè peccato e lasciano ai vivi affranti il ricordo della loro perfezione ed il peso della loro mancanza, con l'immagine allo stesso tempo di un sereno sorriso che riempie di gioia e aiuta ad affrontare un futuro incerto. Kaoru, il sole di mezzanotte, come gli altri allora fa la stessa fine, condannata dalla sua malattia che statisticamente non permette il superamento del trentesimo anno di età. Nella sua innocenza, bontà, forza interiore e voglia di vivere accompagna il giovane Koji dalla fanciullezza alla maturità: cose che nel mio cinismo non reputo possibili per una ragazzina di sedici anni, comunque che non sia Giapponese. Il mio desiderio di vivere qualcosa di non possibile, ritornando al discorso che facevo prima su Aki Hirose, si scontra con la mia cultura di occidentale ed europeo nell'etichettare il tutto con la parola "autolesionismo" e con la mia realtà di tutti i giorni: continuerò allora a sognare il mio amore ideale guardando film romantici Giapponesi, lo vedrò morire e soffrirò come il suo amante, e poi quando lo schermo diventerà nero, mi accorgerò di quanto schifo faccia questa vita e sentirò la mancanza di non aver provato un'emozione e un sentimento così grandi.
A seguire una specie di trailer e il video della canzone Good Bye Days cantata da Kaoru/Yui.


タイヨウのうた(Tayou No Uta - La canzone del sole)

Giappone, 2006, regia di Norihiro Koizumi

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