venerdì 31 dicembre 2010

アウトレイジ (Outrage)

Ed ecco l'ultimo film di Takeshi Kitano. Ed ecco il primo film di Takeshi Kitano che recensisco nonostante li abbia visti già tutti.
Il boss della più grande associazione mafiosa del Kanto, Sekiuchi, convoca un summit di tutte le cosche affiliate. Attraverso il suo luogotenente Kato e uno dei suoi più fedeli seguaci, Ikemoto, intende rimettere in riga una cosca indipendente, i Murase, colpevoli di disturbare i traffici della grande organizzazione. Il capo, per l'appunto il signor Murase, ha stipulato in passato un patto di sangue in carcere con lo stesso Ikemoto, il quale si trova molto in difficoltà a mettere in pratica personalmente l'ordine del grande capo e si rivolge a sua volta ad uno dei suoi affiliati minori, Otomo, a capo di una banda molto violenta. Otomo (interpretato da Takeshi Kitano che appare sullo schermo con il suo solito soprannome d'arte "Beat Takeshi") e i suoi eseguono gli ordini senza battere ciglio e con la loro solita cinica violenza: Ikemoto intanto agisce nell'ombra, da un lato istigando e commissionando le violenze e dall'altra fingendosi non responsabile di tali misfatti
agli occhi del boss Murase. Sekiuchi intanto dall'alto continua a muovere i fili delle sue marionette a loro stessa insaputa commissionando omicidi ed azioni atte a portare il caos nel panorama mafioso dell'intera zona, con lo scopo di portare le cosche minori all'auto distruzione. Si scatena così una guerra senza esclusione di colpi.
Finito il periodo di crisi artistica, padre di una controversa trilogia cinematografica introspettiva e sperimentale, Kitano ritorna nella scena (iscrivendosi in concorso a Cannes, cosa che non accadeva dal 1999, quando presentò 菊次郎の夏(Kikujirō no natsu), titolo Italiano "L'Estate Di Kikujiro") muovendosi agevolmente in un genere a lui caro e nella realizzazione del quale dichiara di avere del talento: il genere Yakuza.
Kitano gira e monta personalmente un film concitato ma dall'incedere un pò incerto, lasciando quà e là la sua impronta, come la macabra comicità di alcune scene, e la ghiotta fantasia del far morire i suoi personaggi nelle maniere davvero più disparate
Ma se vi aspettate il solito film di Yakuza, quello dei valori medioevali, dell'onore e della fratellanza, delle vite distrutte di giovani eroi gangster rimarrete a bocca asciutta: per Kitano oramai la Yakuza è diventata un'associazione d'affari guidata a boss vili e senza scrupoli, traditori e bugiardi generali di piccole armate di giovani destinati ad essere carne da macello. E' un gioco allo sterminio ed il destino degli sfortunati giocatori di questa partita è quello di soccombere, per venire sostituiti solo da altri sfigati che faranno la stessa fine, oppure di salvare la pelle facendosi arrestare proprio quando l'avversario li sta per sterminare. Il tutto sotto gli occhi di poliziotti corrotti e conniventi che come arbitri dettano le regole del gioco, chiaramente piegate a favore di chi paga di più.
Manca come l'aria l'impronta di Joe Hisaishi nella colonna sonora, sostituito da Keiichi Suzuki, già autore delle musiche di Zatoichi, sempre di Kitano, del 2003.
アウトレイジ (Autoreiji - Outrage)
Giappone, 2010. Regia di Takeshi Kitano

mercoledì 22 dicembre 2010

紅の豚 (Il Maiale Cremisi) - Porco Rosso

Chissà perchè ho visto tutti i film di Miyazaki e non ne ho mai recensito neanche uno, proprio come è successo per i film di Kitano, visti tutti e mai recensiti. Forse, la spiegazione a questa mia mancanza sta nel fatto che i film di Miyazaki sono talmente incredibili che ogni parola scritta a loro riguardo può solo scolorirne la magia. Ma vorrei pur cominciare a scrivere di questi film e non c'è momento migliore di questo, a caldo e a poche ore dall'uscita della piccolissima e squallidissima sala del cinema d'essai che ha avuto la decenza di comprare una copia di questa pellicola e proiettarla per diverse settimane, a discapito della penosa distribuzione della Lucky Red che chissà come questa volta si è [quasi] dimenticata della Sardegna.

Siamo alla fine degli anni '20. In un'Italia immaginaria (ma neanche tanto), un misterioso pilota di idrovolanti da caccia si guadagna da vivere come cacciatore di taglie imperversando nella zona dell'Adriatico settentrionale. Il suo nome è Marco Pagot, soprannominato Porco Rosso: "Porco" perchè ha le sembianze di un maiale antropomorfo, "Rosso" perchè il suo aereo è di colore rosso cremisi. I cosiddetti Pirati Dell'Aria, cui il maiale dà continuamente la caccia rifilando loro sonore batoste si uniscono in una lega e assoldano un pilota americano, tale Donald Curtis, dotato di ottime capacità di pilotaggio e di un aereo estremamente agile e potente per farlo fuori. Il maiale volante, con l'aiuto di una giovanissima ragazza e di un'intera comunità di artigiani aeronautici, di un'avvenente cantante di cabaret nonchè di insospettabili compagni d'ala fascisti ingaggerà con l'americano una lotta fino all'ultimo colpo.

Punti metallici rilucenti i raggi solari volano tra le plumbee cattedrali di vapore lì su nel cielo, e lì sotto il mare, una distesa amica dove solo gli idrovolanti possono atterrare e che concede ai piloti degli stessi qualche grattacapo in meno in fatto di pianificazione di consumo carburante, e in caso sia necessario trovare un campo d'emergenza per un atterraggio di fortuna. Una distesa blu costellata di isole, golfi e paesaggi da mozzare il fiato. Siete pronti ad immergervi nell'ennesimo paradiso made in Ghibli? E chi non sognerebbe di immedesimarsi in Marco Pagot, libero come un'aquila ed affascinante come una blasonata star di Hollywood, se pur con quella sgradevole faccia da maiale. Ma le donne dalla Dalmazia all'Istria non se ne curano, è lui la superstar dei cieli, mietitore di pirati e di cuori. Chi non sognerebbe di attraccare col proprio idrocaccia da corsa nel molo di un'elegante isoletta della costa Dalmata in una sera di mezz'estate, solo per andare a prendere un drink in un lussuoso albergo? Chi non sognerebbe di vivere un'avventura così incredibile?

Sono chiare le idee di Miyazaki in fatto di guerra: La guerra fa schifo e questo lungometraggio è il suo ennesimo messaggio su questa frequenza. "Meglio maiale che Fascista", sentenzia Pagot parlando in segreto con un suo vecchio compagno d'ala, ora alto ufficiale della "Regia Aeronautica", quel dannato e ridicolo epiteto usato sovente per dare un gusto meno schifoso ad una bocca che deve pronunciare "Aeronautica Fascista". Non si fa scrupoli il Maestro a dipingere un Fascismo ladro e stupidamente autarchico, in un'epoca d'incertezze in cui una bottiglia d'olio era preziosa merce di scambio. Sono chiare le idee di Miyazaki in fatto di non violenza: Pagot è un eroe romantico che se non è sicuro di lasciare il suo avversario perfettamente incolume, non spara un colpo della sua letale mitragliatrice.

"Un maiale che non vola è solo un maiale". "Un maiale che vola è pur sempre un maiale". Il Pagot non si cruccia più di tanto del suo aspetto frutto di una misteriosa maledizione arrivata dopo essere scampato non si sa come da una carneficina aerea durante la grande guerra: sembra quasi che rifiuti l'umanità e la sua violenta e nauseante idiozia, ed è terribilmente bella e toccante quella sequenza in cui Miyazaki riesce a mostrare la vera spettrale insensatezza della guerra. Da triplo nodo alla gola e da antologia del cinema.

E anche in questo film c'è la completa rinuncia del maestro alla netta separazione tra bene e male, perchè nel mondo tutto ciò che vive è bene, e guardando gli occhi di una bella ragazzina di diciassette anni si scopre che questa schifosa umanità non è poi da buttare via, parole del maiale, mica scemo. I nemici nei film di Miyazaki hanno sempre un gran cuore, e dopo lo scontro finale scattano una foto con chi li ha battuti; i "cattivi" nei film di Miyazaki sono "così cattivi" che anche dopo anni dalla batosta presa dal buono di turno tengono con lui una corrispondenza epistolare. Quando ci si immerge in un paradiso creato dal maestro, si pensa sempre che ci si vorrebbe proprio stare, in quel posto, e si rimane a bocca aperta dall'inizio alla fine della storia, e con un magone in gola, perchè in qualsiasi modo vadano le cose, va sempre tutto alla grande.

Lati oscuri del film? Forse uno. Anche in questo, come in altri film di Miyazaki una delle protagoniste è una giovanissima ragazza: Fio, la nipote del proprietario della ditta Piccolo S.p.A. La differenza rispetto agli altri lavori del regista sta nel fatto che in questo caso le attenzioni e le fantasie dei personaggi comprimari e secondari verso la ragazzina sono spesso di tipo anche non troppo velatamente sessuale. Il carisma di Fio nei confronti della truppa dei Pirati Dell'Aria deriva non tanto dalla sua intelligenza e determinazione, che sono cristallizzate nello svolgimento dei fatti, ma come conseguenza della puberale avvenenza del suo aspetto fisico, tanto da far diventare la ragazza nelle scene finali addirittura un "trofeo di combattimento". I più maliziosi hanno visto poi nella fusoliera dell'idrovolante smontata e posizionata sul camion nell'officina tanto ammirata ed esaminata con cura dalla stessa ragazza un gigantesco simbolo fallico, ma se possiamo classificare quest'ultima constatazione come deviata psicologia spicciola del subliminale, c'è da porre attenzione sul come più volte l'anziano titolare dell'officina avverta il Pagot di "tenere giù le mani" dalla ragazza, avendo notato un particolare interesse dell'uomo nei suoi confronti, interesse che dura per tutto il film addirittura oscurando le attenzioni del protagonista verso una persona importante come la donna dello stesso pilota, la cantante Madame Gina, anagraficamente più vecchia della ragazza. Non posso certo svelare il nebbioso finale del film ma posso dire che proprio la ragazzina sarà in grado, come nessuno ha mai fatto, di segnare un solco nel destino del Pagot. Penso che qui più che in ogni altro film di Miyazaki emerga, magari involontariamente (ma anche no) quell'isterico feticismo per la giovinezza e per le ragazzine minorenni di cui sia la società Giapponese che media Giapponesi sono noiosamente ricolmi.

Il maestro Hayao Miyazaki è un grande appassionato di aerei. Ogni sua opera cinematografica contiene numerosi richiami al volo, alla tecnica aeronautica ed aerospaziale e le animazioni dei mezzi volanti da lui creati e riportati nello schermo sono a volte vere e proprie lezioni di aerotecnica (guardatevi ad esempio la sigla finale di
魔女の宅急便(Majo no takkyūbin - Kiki's Delivery Service) del 1989: qualdo l'aereo a pedali pilotato da Tonbo rischia di toccare il suolo a causa di un assetto picchiato, la protagonista che lo segue a cavalcioni di una scopa volante dà un calcio verso il basso nella parte posteriore dell'aeromobile, in corrispondenza dello stabilizzatore orizzontale, dando all'aereo un momento cabrante sufficiente a fargli riprendere quota). E se tutti i suoi film sono un continuo omaggio al volo, "Porco Rosso" è l'apoteosi della passione aeronautica del maestro dell'animazione Giapponese.

E come fanno tutti i Giapponesi appassionati di qualcosa, anche Miyazaki dimostra di essere maniaco della sua passione. Avete mai sentito parlare della Coppa Schneider? Sicuramente no: era una competizione per idrovolanti da corsa che fu istituita nel 1911. Il film è ambientato in quell'epoca a cavallo delle due guerre, un'epoca d'oro per lo sviluppo aeronautico: furono infatti i prototipi iscritti a questa competizione che introdussero importanti innovazioni nella tecnica aeronautica, come i motori raffreddati a liquido, le fusoliere aerodinamiche, e il famosissimo motore Rolls Royce Merlin, installato sui prototipi vincitori delle ultime due edizioni della coppa e successivamente dominatore incontrastato nei duelli aerei dei cieli di mezza europa e del pacifico.

Innumerevoli sono i riferimenti alla storia aeronautica citati in questo lungometraggio. Ne cito alcuni (alcune delle seguenti info provengono da Wikipedia):

- Il primo pilota dei due caccia appartenenti alla grande nave da crociera assaltata dai Pirati Dell'Aria è Francesco Baracca, che è realmente stato un grande aviatore italiano nella prima guerra mondiale a cui sono dedicati aeroclub e strade.
- Il secondo è Adriano Visconti, asso della seconda guerra mondiale con dieci vittorie al suo attivo.
- Uno dei personaggi della storia è un aviatore ex commilitone di Porco Rosso di nome Ferrarin. Un aviatore di nome Arturo Ferrarin è realmente esistito e nel 1920 ha coperto per la prima volta il percorso aereo Roma-Tokyo assieme a Guido Masiero. Ferrarin ha effettivamente pilotato, nella Coppa Schneider del 1926, l' idrovolante da corsa Macchi MC39 con cui lo si vede in una scena affiancare il velivolo di Porco Rosso. Altri invece ritengono che il nome Ferrarin del personaggio sia un omaggio a Carlo Ferrarin, disegnatore e progettista della fabbrica di aeromobili Caproni , progettista del Caproni C-22J, un aeromobile a getto estremamente simile proprio al velivolo pilotato da Fio in una delle scene finali del film, durante un sorvolo in tempi moderni dell'isola dell'albergo più volte vista nel film.
- Uno dei compagni di stormo di Marco Pagot/Porco Rosso ai tempi della Grande Guerra si chiama Bellini: si ritiene che sia un omaggio al tenente Stanislao Bellini, test pilot del Macchi-Castoldi M.C.72, morto durante un volo di messa a punto di tale prototipo.
- Quando Porco Rosso ripara il suo aereo lo porta dal costruttore dello stesso, la "Piccolo S.p.A.", il cui titolare gli propone un nuovo motore (un FIAT A.S.2, vincitore della Coppa Schneider del 1926, vinta dall'italiano Mario De Bernardi) sui cui compare la scritta "
Ghibli", soprannome del bimotore multiruolo della seconda metà degli anni trenta Caproni Ca.309. Il nome dello studio cinematografico fondato dal regista (Studio Ghibli) è infatti anche un tributo alla passione di Miyazaki per la storia dell'aeronautica.
- Benché l'iconografia ed il merchandising posteriore al film lo identifichino come SIAI S.21 (citato anche erroneamente come Savoia S.21 o Savoia-Marchetti S.21), Porco Rosso pilota un idrovolante di fantasia ispirato a due velivoli realmente esistiti: il SIAI S.12/S-13 biplano idrovolante da ricognizione/caccia e il Macchi M.33 monoplano idrovolante da competizione. Il SIAI S.21 è, contrariamente a quello protagonista del film, un biplano.
- "Mamma aiuto", nome di una delle bande di pirati, è una citazione di Mammaiut, soprannome dell'idrovolante CANT Z.501, diventato poi il grido di reparto del 15º Stormo SAR.

Proiettato per la prima volta nel 1992, questo capolavoro di Hayao Miyazaki è stato distribuito per il grande schermo in Italia solo nel novembre del 2010. Era ora.
紅の豚(Kurenai No Buta - Porco Rosso)
Giappone, 1992. Regia di Hayao Miyazaki