domenica 28 settembre 2008

四月物語 (April Story)

Spoiler, se volete vedere il film non leggete!
Devo dirlo, non concordo assolutamente con questo film. Altro esperimento di mediometraggio di Shunji Iwai. Una storiella breve che racconta di una ragazza che appena finite le scuole superiori si trasferisce a Tokyo per iscriversi all’università. Il motivo per il quale sceglie la suddetta università di Tokyo sta alla base del film: il ragazzo di cui è sempre stata innamorata a scuola e di qualche anno più grande di lei, Yamazaki, parte per l’università, lei, nella sua divisa scolastica si reca davanti alla sua classe e si accorge, addolorata, che non c’è più. Viene poi fortunosamente a sapere che il ragazzo ha scelto una famosa università di Tokyo, la Musashino. Lei allora riesce ad avere un libro col titolo Musashino, lo legge e rilegge a tal punto che questo nome diventa per lei un’ossessione, tanto da basare la sua vita su di esso, un ragazzo che nemmeno conosce, che non le ha mai parlato, e un’università lontana dalla sua Hokkaido. Passerà il suo tempo in un club di pesca e con un’amica bizzarra, e a tentare di fare amicizia con la vicina di casa che non la caga, ma lei sempre carina, gentile, ai limiti dell’ingenuità, come fosse una ragazza di famiglia aristocratica che va a scuola nel bronx, sta a guardare e a lasciarsi travolgere da tutto ciò che la circonda. Passa il film in una libreria, fa domande idiote alle commesse, senza apparente motivo, fino a quando, verso la fine del film, si scopre che il pessimo Yamazaki lavora part time lì. Lei lo immagina nei prati suonando la sua chitarra (giuro c’è un’inquadratura così), e ora lo vede nella sua lucentezza divina stagliarsi di fronte a lei, e non gli parla neanche. Poi alla fine è lui a riconoscerla, piove, lui le presta l’ombrello, si guardano e poi lei va via con la promessa di riportarglielo, e le parole del finale sono: “penso che questo sia un miracolo d’amore”. Ma quale miracolo? Bimba, la vita è dura, bisogna studiare, quello è uno spiantato fannullone coi capelli lunghi e tu te ne vai a Tokyo a studiare per inseguire lui? E poi va bene il romanticismo la volontà di sacrificarsi e farsi masochisticamente del male propria delle storie d’amore giapponesi, va bene che i giovani giapponesi sono così timidi che solo per parlarsi ci mettono anni, ma che bisogno c’è di girarne un film? E’ una storia incompleta, senza un’inizio né una fine, il ritmo è lento, se poi mi dite chi è il pianista che suona la colonna sonora dei film di Iwai giuro gli taglio le mani! Le immagini sono iper contrastate, come si vivesse perennemente con un velo bianco in faccia. Se non una boiata, possiamo dire che è un esercizio di stile, una dichiarazione di identità del regista, montata in un’oretta di film. Mi chiedo perché abbia sentito il bisogno di fare una cosa del genere, dopo aver girato un buon film come Love Letter. Brava Takako Matsu, avrà fatto quello che Iwai le ha detto di fare, ma è veramente adorabile quando dice a Yamazaki che gli riporterà l’ombrello. Vale sempre il proverbio che dice: “Quando non si sa cosa dire, è meglio stare zitti”.
四月物語 ("Shigatsu Monogatari" - April Story), Giappone, 1998
Regia Shunji Iwai

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