mercoledì 22 ottobre 2008

Undo (アンドゥー)

In ordine cronologico, il primo "mediometraggio" di 岩井俊二(Shunji Iwai), che sarà seguito nel 1996 da ピックニック(Pikkunikku - Picnic) e nel 1998 da 四月物語(Shigatsu Monogatari - April Story).
Yukio e Moemi sono una giovane coppia. Yukio, sapendo che la moglie desidererebbe possedere un cane, ma essendo cosciente del fatto che l'appartamento in cui vivono non sia adatto ad accogliere un animale come un cane, e neanche un più piccolo gatto, porta a casa due tartarughe. Moemi non apprezza la decisione del marito ma lo asseconda. La vita matrimoniale non è certo il massimo per Moemi, che passa le giornate ad aspettare che il marito si stacchi dal computer sul quale lavora. Un giorno Yukio trova le tartarughe che camminano per il pavimento di casa col guscio completamente avvolto da una trama di fili bianchi, la lana con cui la moglie confeziona dei lavori a maglia. Poi va nella libreria per cercare un libro, e si accorge che alcuni libri sono stati legati allo stesso modo; prende le forbici per rompere i nodi, ma anche le forbici sono intasate di una matassa di fili bianchi. Yukio si accorge che c'è un problema (ed era ora) quando vede la moglie che lo guarda in cerca di aiuto con le mani completamente annodate dalla lana del vestitino che confezionava, ormai distrutto da una furia insipegabile. Si recano da uno psicologo, che dice a Yukio che potrebbe essere un disturbo dato da qualche problema nella vita amorosa. Yukio cerca di porre rimedio a ciò, ma complica sempre più le cose fino a che la situazione non sarà più recuperabile.
Il film è estremamente breve, solo 47 minuti, ma come Iwai mi ha insegnato coi suoi successivi mediometraggi, è un tempo più che sufficiente per comunicare ciò che si vuole comunicare, se lo si sa fare. Iwai è forse il maggiore genio sperimentatore del cinema giapponese contemporaneo, non un visionario nè un genio folle, ma pragmatico comunicatore di realtà.
In "Undo", Iwai utilizza una giovane coppia per parlare dei problemi della coppia moderna, ma più in particolare a mio modo di vedere della coppia Giapponese. La genialità di questo film sta nel rendere gli avvenimenti vissuti da questa coppia una metafora della parabola discendente della coppia giapponese tipo. La vita di coppia in Giappone fa schifo, oltre al lavoro che impegna la maggior parte del tempo dell'uomo, e recentemente anche della donna, c'è un'assoluta disparità di considerazione e rispetto tra il sesso maschile e quello femminile. In Giappone nella maggior parte delle famiglie è l'uomo a comandare e a prendere le decisioni, e la donna è l'assegnataria dei lavori domestici, oltrechè della crescita dei figli. In Giappone, la donna deve addirittura utilizzare delle particolari forme verbali per addolcire il suo linguaggio. Il dialogo è ridotto a zero. Pur accennando questi aspetti, come ad esempio la decisione di Yukio di prendere le tartarughe come animali domestici, la disperata pulsione dell'uomo giapponese di "prendere la decisione a suo parere migliore per la famiglia" senza considerare invece i sentimenti dei componenti della famiglia stessa, Iwai non infierisce ma si concentra sulla parabola discendente dei personaggi che ha creato.
In particolare, il fuoco di questa analisi registica terribilmente clinica si concentra più che sulle cose materiali e gli aspetti della vita di coppia, nell'essenza dell'amore nella coppia e nelle intrinseche conseguenze di comportamenti che nella vita reale sono rarefatti in tanti anni di consuetudine, ma nel racconto in pochi minuti. Dopo essersi accorto della mania patologica della moglie, Yukio parla con lo psicologo che gli dice: "Forse lei sta trattenendo e limitando sua moglie", lui risponde: "No, invece la sto lasciando andare". Yukio commette il più grande errore dimostrando la sua assoluta mancanza di senso di valutazione, ma cosa ancor più grave, di sensibilità, cosa di cui molte volte si rende colpevole l'uomo giapponese, che antepone molto, moltissimo alla compagna ed alla costruzione di un sano rapporto di uguaglianza per lo meno psicologica con essa.
Odio fare qualunquismo e generalizzare, ma è facile trovare dei capisaldi negativi nella vita di copipa Giapponese: oltre ai già citati comportamenti sessisti inculcati dalla società (presenza in maniera ancora massiccia di scuole maschili e scuole femminili, differenze nel linguaggio tra uomo e donna, differenze addirittura nella postura e canoni di comportamento non obbligatori ma "caldamente consigliati come opportuni" e via dicendo), vi sono dei comportamenti comuni come l'assoluta mancanza di dialogo tra coniugi, l'assoluta non partecipazione del maschio nelle faccende domestiche e nella crescita dei figli, la malata dedizione all'azienda che porta a trascurare la famiglia per opportune cene tra colleghi e pesanti bevute notturne (la mattina presto non è raro vedere dei signori in giacca e cravatta buttati come barboni sulle panchine quando va bene..).
Tutto ciò si aggiunge alla rassegnazione delle donne che accettano la loro condizione come normale anche se abominevole, e vanno avanti accettando anche cose orribili come la frequentazione dei キャバクラ(Kyabakura) da parte dei loro uomini, una pratica decisamente normale in un coppia Giapponese a giudicare da quanto ho avuto modo di conoscere: addirittura si arriva anche alla totale mancanza di dialogo, e l'uomo prende l'abitudine di andare a parlare dei suoi problemi, dubbi, insicurezze, con una ragazza che lo ascolta a pagamento, magari in biancheria intima. Ricordo fulgidamente una discussione che ebbi con una mia amica Giapponese sposata. Lei parlando di Kyabakura mi disse che tutti lo fanno, e al mio disappunto soprattutto in difesa delle stesse donne, trattate come "elettrodomestico" dagli uomini Giapponesi, lei rispose che "gli uomini Giapponesi lavorano tanto e sono terribilmente stanchi", mi disse che "non puoi capire cosa si provi e come ci si senta", e infine concluse in questo modo: "gli uomini Giapponesi hanno fatto grande il Giappone col loro lavoro, e le loro donne sono sempre state dietro di loro a supportarli". E' inutile, ti scontri con una cultura diversa dalla tua, cose che non puoi neanche lontanamente concepire si presentano davanti a te.
E soprattutto alla luce di questa mia lunghissima (ma assai breve in realtà) esposizione dei fatti sulla coppia Giapponese, e soprattutto alla luce della precedentemente spiegata rassegnazione femminile al destino infausto di nascere donna in Giappone, Iwai è una volta di più comunicatore ed esortatore di cambiamento: come in リリイ・シュシュのすべて(riri shushu no subete - All About Lily Chou-Chou) denuncia tragicamente la spirale di bullismo e prostituzione in cui molti giovani Giapponesi stanno cadendo, qui fa decisamente e costruttivamente sfigurare l'uomo Giapponese, e dà alla donna del suo film una facoltà della quale la donna comune si priva: la facoltà di valutare, e scegliere.
La bravura degli attori, 豊川悦司(Etsushi Toyokawa) e 山口智子(Tomoko Yamaguchi), e impressionante, basta vedere la naturalezza con la quale si toccano ed interagiscono sessualmente, la fotografia è da scuola di cinema e le scenografie geniali come nel miglior Tsukamoto. Assolutamente da vedere.
Undo (アンドゥー)
Giappone, 1994 - regia di Shunji Iwai

2 commenti:

Weltall ha detto...

Cugino, tu sai quanto mi interessi Iwai ma, per un motivo o per un altro ancora non siamo riusciti a recuperare i suoi corti e medio metraggi.
Per quel che riguarda il discorso "sperimentazione" indubbiamente nei suoi progetti minori ha potuto lavorare con gran libertà ma, se consideriamo i lungometraggi, gente come Tsukamoto e Anno gli stanno un bel po' avanti (eccezion fatta per lo straordinario All About lily Chou Chou naturalmente ^___^)

nicolacassa ha detto...

>Cuggino> Per Tsukamoto, ho visto solo A Snake Of June e posso dire di non conoscerlo affatto!! Per i mediometraggi, li porto la prossima volta se vuoi!