mercoledì 27 maggio 2009

おくりびと (Departures)

Masterpiece e vincitore del Far East 2009 (sia con l'Audience Award che col Black Dragon Award), premio oscar 2009 nella categoria "miglior film straniero", dozzine di premi assegnati nei festival cinematografici di tutto il mondo, e soprattutto in Giappone, quasi sempre nelle categorie "miglior film"; un successo stratosferico al botteghino in madre patria, cosa incredibile per un film con una sceneggiatura originale (pur liberamente basata sul libro autobiografico di Shinmon Aoki, 納棺夫日記(Nōkanfu Nikki), titolo inglese "Coffinman: The Journal of a Buddhist Mortician") non tratta da serie televisive o manga, e con un soggetto non comune, quello della morte e della gestione di un corpo morto, fisiologicamente fuggito e temuto dai "vivi". Corollario non trascurabile di tutto ciò è l'estremo tabù Giapponese della riservatezza della cerimonia funebre, riservata esclusivamente ai familiari stretti e quindi difficilmente esprimibile cinematograficamente senza suscitare contrastanti sentimenti nel pubblico nipponico.

Departures, termine proveniente direttamente dalla traduzione in inglese di una scena divertente del film, non è l'esatta traduzione del titolo Giapponese che è おくりびと(Okuribito): questa parola deriva dal verbo 見送る(Miokuru), che esprime l'azione del salutare dalla terra un defunto che già sta in cielo mentre lo si contempla con gli occhi. Si prende solo la parte del "salutare", 送る(Okuru) e la si unisce all'ideogramma 人(Hito), che unito al verbo precedentemente citato si ingorizza diventando "bito": "Okuribito" è la persona che saluta un morto in cielo, un significato più metaforico che fisico.

Siamo nel rigido inverno di 酒田(Sakata), prefettura di Yamagata. Un giovane 納棺師(nokanshi) esegue il rituale della ricomposizione del cadavere di una giovane e bellissima donna prima della sua deposizione nella bara. Il suo anziano mentore lo segue compiaciuto mettere in pratica gli aggraziati movimenti di un'arte antica ed affascinante, fulgida di pietà, composta dignità, piena dell'amore che i vivi non possono più dare ai morti, delegandolo così a persone uniche e speciali.

Prima di svolgere questo lavoro, Daigo era un violoncellista in una grande orchestra di Tokyo, purtroppo dopo lo scioglimento della stessa, il giovane si trova senza lavoro e decide di trasferirsi nella sua città natale, Sakata. Qui, in un giornale di inserzioni legge un annuncio: "cercasi personale, anche senza esperienza, agenzia specializzata in partenze". Convinto si tratti di un'agenzia di viaggi, Daigo prende contatto con l'anziano proprietario, che lo assume senza neanche leggerne il curriculum. Presto il ragazzo capirà che si tratta di un'agenzia funebre, una 葬儀屋(Sōgiya): il suo iniziale nascondersi lo mette al riparo da odiosi pettegolezzi che però, vista la dimensione ridotta della città non tardano ad arrivare, minando addirittura la solidità del suo matrimonio. Qui comincia per Daigo un nuovo percorso, a volte doloroso, per ritrovare pace e serenità interiori, ed il rispetto degli altri.

Bello, sensibile, struggente ed apparentemente perfetto: un film al quale in termini festivalieri ho dato un bel 5/5 (il voto era 4/5 ma nel mio metro di giudizio al FEFF i film Giapponesi hanno sempre un punto in più). Effettivamente, un non appassionato di cinema asiatico può veramente apprezzare questa pellicola: la classica lentezza cinematografica Giapponese lamentata da chi vi ci si avvicina per la prima volta è meno pesante del solito, il tema trattato è estremamente interessante per la sua rarità e vale pure la visione di due ore e dieci minuti di film: c'è un ottimo bilanciamento totale dell'insieme. Un film esportabilissimo, una scommessa vinta ancora una volta dal lungimirante e temerario produttore esecutivo 間瀬泰宏(Mase Yasuhiro). E' importante notare che Departures ha avuto la sua vittoria più importante in madrepatria, in Giappone, dove un enorme successo di pubblico ha sancito la caduta di un grande tabù, sdoganando cinematograficamente la figura del 納棺師(Nokanshi) e la pratica funeraria, cose che in anni di cinema Giapponese personalmente non avevo mai visto. Nessuno infatti avrebbe scommesso su questa pellicola, e il film parla proprio di questo problema: l'emarginazione di Daigo a causa del suo lavoro viene da un sentimento comune a tante popolazioni del mondo. Tutti abbiamo paura dei becchini, chiunque almeno una volta nella vita ha provato ad immaginare come sarebbe lavorare da becchino, e magari toccare i morti: non è in questo caso la "paura del diverso" ad atterrire le persone, ma la più naturale paura della morte, il fuggire ciò che si teme di più anche solo come idea. Da qui invece si possono creare le basi per creare un film interessante, perchè oltre a mostrare cose che nessuno ha mai visto (la pratica della composizione del cadavere di fronte ai parenti, almeno in Europa non penso sia così diffusa...), permette di mostrare una rassicurante quotidianità anche in un lavoro talmente particolare, ed è allora possibile mettere a proprio agio lo spettatore anche con l'inserimento di situazioni macabramente divertenti: un espediente, quello di giocare con la morte senza mai cadere nel cattivo gusto, assolutamente geniale.

Un'ottima interpretazione di 本木雅弘(Masahiro Motoki) nel ruolo di Daigo, e una non meno valida prova da 広末涼子(Hirosue Ryōko) il visino indimenticabile della figlia di Jean Reno in Wasabi, che interpreta sua moglie; gradevole la presenza di 山崎努(Yamazaki Tsutomu) una grande carriera cinematografica alle spalle e tanti ruoli di spessore (io non dimentico quello del nonno di Sakutaro in Sekachu), che interpreta l'anziano proprietario dell'agenzia.

Insomma, sono contento per questo premio Oscar, assolutamente non immeritato e che dà lustro al cinema Giapponese, dopo quello vinto nel 2001 da Hayao Miyazaki con 千と千尋の神隠し(Sen To Chihiro No Kamikakushi - La Città Incantata). Ma chi conosce bene in cinema Giapponese e ha fatto il callo al genere drammatico Giapponese contemporaneo, non può far altro che notare che anche questo è un film costruito ad arte per strappare lacrime, con un supporto sonoro non brutto nè sgradevole ma ripetitivo che se vogliamo enfatizza ancora di più le scene commoventi e tristi. Forse scontato come struttura, utilizza la morte per i suoi fini di genere, come tutti gli esponenti del genere 純愛(Jun-ai – vero amore), ma senza utilizzare il topic dell'amore. Grazie a questo film le autorità di Sakata dovrebbero ergere un monumento in onore della produzione, visto che l'affluenza turistica nella cittadina è spaventosamente esplosa fino a mettere in ginocchio le sue capacità ricettive, un pò come accadde per Aji, nell'isola di Shikoku, location di Sekachu, che ancora oggi vive di turismo cinematografico (io ho contribuito ad esso nell'estate del 2008).

Unico nel suo genere e irripetibile, come ciò che mostra, assolutamente imperdibile anche pure dal punto di vista della conoscenza della cultura Giapponese, ben fatto e mai noioso, delicato ma ironico, un equilibrio perfetto creato e perfezionato dal bravo regista 滝田洋二郎(Takita Yōjirō), equilibrio senza il quale, parole di Mase, andrebbe davvero tutto a rotoli.

Una foto ricordo al FEFF11 con 間瀬泰宏(Mase Yasuhiro), produttore di questo film, come dei thriller ospedalieri di Nakamura.

おくりびと(Okuribito - Departures)

Giappone, 2008 - regia di 滝田洋二郎(Takita Yōjirō)

lunedì 25 maggio 2009

K-20 怪人二十面相・伝 (La leggenda dell'uomo misterioso dalle venti facce)

Siamo nel Giappone "post-non-bellico", cioè nel 1949 ma senza che ci sia stata la Seconda Guerra Mondiale: l'Impero non ha mai fatto le scelte scellerate che portarono il paese del Sol Levante alla rovina (attacco a Pearl Harbor, ingresso in guerra con le potenze dell'asse etc.), e il paese vive in un irreale futurismo in stile prebellico, strane macchine volanti, una Blade-Runner di ghisa, acciaio e vapore, un bizzarro progresso tecnologico che però non ha toccato la società, persa come fosse congelata in quell'apparente eterno medioevo dal quale, nel bene e nel male il Giappone uscì solo dopo la fine della guerra, dopo lo sterminio nucleare e l'occupazione Americana: una società settorialmente divisa in un'opulenta aristocrazia che domina un poverissimo ceto povero.
Siamo nella immaginaria capitale "Teito". Durante la presentazione di una straordinaria invenzione opera del leggendario dottor Tesla, un misterioso individuo s'impadronisce della macchina e provoca una strage: è il famigerato criminale mescherato chiamato "Venti Facce". Il detective Kogoro Akechi, accompagnato dal suo inquietante assistente bambino, continua le indagini per catturare il manigoldo. Giù nei bassifondi intanto l'impavido acrobata Heikichi Endo, dopo aver terminato la sua esibizione in uno spettacolo veien avvicinato da uno strano signore che lo paga per portare a termine un pericoloso lavoro, che dev'essere portato a compimento al ricevimento per l'annunciazione delle nozze del detective Kogoro con la sua nobile fidanzata, Yoko Hashiba: Le cose vanno male e lo sfortunato Heikichi viene irrimediabilmente scambiato per il criminale "Venti Facce", e braccato. Il ragazzo dovrà così affrontare un'intera città che lo insegue, l'astuto detective Kogoro, il pericoloso criminale, e salvare il mond... beh non per essere spoler, ma insomma i film di super-eroi alla fine sono tutti così...

Non ero eccezionalmente interessato a questo film: adoro i film di super-eroi Giapponesi, ma quelli che non si prendono sul serio, come il bellissimo Zebra-man di Miike, per dirne uno: qui siamo ad un marvel-film Giapponese, e il confronto soprattutto per quello che non vuole essere un film innovativo ma un film che insegue un filone già affermato e con più che autorevoli esponenti, non poteva che essere a suo totale sfavore. Devo dire di essermi ricreduto, anche se in parte. Tratta e adattata dal lavoro di 北村想(Kitamura Sō), la sceneggiatura è agile e frizzante, come la capacità registica della sua scrittrice, 佐藤嗣麻子(Satō Shimako). Ad attirare le masse, soprattutto di ragazze e signore, c'è la star Nippo-Taiwanese 金城武(Kaneshiro Takeshi), un ottimo talento recitativo. La protagonista femminile è interpretata da 松たか子(Matsu Takako), per me identica alla protagonista dei recentissimi thriller ospedalieri di Nakamura, Yuko Takeuchi.
Il film diverte ed intriga, l'intreccio è avvincente ed i colpi di scena non mancano, le scene d'azione sono avvincenti, ma gli effetti speciali del cinema Giapponese, permettetemi di dirlo, non sono ancora all'altezza degli standard Americani e Neo-Zelandesi. C'è sempre la spada di Damocle del confronto coi filmoni targati Marvel, ma non penso si possa proprio volere di più per questo genere cinematografico, dal cinema Giapponese.
K-20 怪人二十面相・伝(K-20 Kaijin Ni-Jū Mensō Den - La leggenda dell'uomo misterioso dalle venti facce)
Giappone, 2008 - regia di 佐藤嗣麻子(Satō Shimako)

venerdì 22 maggio 2009

ジェネラル・ルージュの凱旋 (Il Trionfo del Generale Rosso)

Dopo チーム・バチスタの栄光(Chiimu Bachisuta No Eiko - La gloria del Team Batista) e フィッシュストーリー (Fisshu Sutoorii - Fish Story), incontro per la terza volta Yoshihiro Nakamura al Far East, e qui pur dopo la dolorosa delusione di Fish Story non c'era alcun dubbio sull'assoluta bontà del prodotto: come da anticipazione, una specie di soft thriller investigativo in salsa ospedaliera (per l'appunto il seguito del gradevole "La gloria del Team Batista").

Si ritorna al 東城大学医学部付属病院(Tōjō Daigaku Igakubu Fuzoku Byōin - Ospedale Universitario Tojo), lo stesso immaginario ospedale nella periferia di Tokyo: la timida ma intraprendente dottoressa Kimiko Taguchi, psicologa e brillante improvvisata investigatrice ai tempi delle vicende del prequel, è stata nominata capo della commissione etica dell'ospedale, un compito non certo facile per un animo quieto come il suo. La vita nell'ospedale procede pacifica fino a che la Taguchi riceve una lettera anonima che la mette a conoscenza di presunti loschi affari in ambito di forniture compiuti dal dottor Koichi Hayami, chiamato "il generale rosso", l'onnipotente responsabile del pronto soccorso, con la complicita' della sua capo infermiera, la signora Miwa Hanabusa. Come se non bastasse, sull'eliporto dell'ospedale atterra un elicottero ambulanza che trasporta un paziente speciale: Keisuke Shiratori, pezzo grosso del ministero della sanità e vecchia conoscenza della Taguchi (aveva partecipato all'indagine sui misfatti del team Batista). L'arrivo del signor Shiratori provoca un'improvvisa orticaria alla Taguchi, che sa che una semplice frattura alla gamba del burocrate non giustifica il trasferimento dello stesso in elicottero e che guai grossi sono in arrivo: infatti pure Shiratori ha ricevuto una lettera anonima con lo stesso contenuto, e per di più il fornitore di attrezzature del Generale Rosso muore (suicida?) cadendo dall'eliporto, situato sul tetto dell'ospedale. La Taguchi si ritrova così catapultata in una nuova crisi, in obbligo di investigare visto anche il suo ruolo di capo della commissione etica, e di nuovo con l'insopportabile ma simpatico Shiratori alle calcagna.

Dopo un anno dalla visione di チーム・バチスタの栄光(Chiimu Bachisuta No Eiko - La gloria del Team Batista), come gia' detto sempre di Nakamura, mi tuffo di nuovo nell'atmosfera familiare dell'ospedale Tojo. E' un piacere incontrare di nuovo la gradevolissima figura della dottoressa Taguchi, un personaggio dotato di una grande sensibilita' ed umilta' e che non si fa fatica ad amare a prima vista e interpretato da una sempre brava 竹内結子(Takeuchi Yūko). Non si poteva fare un seguito del blockbuster datato 2008 senza riproporre il mitico 阿部寛(Abe Hiroshi), anche questa volta colonna portante della pellicola e protagonista di scene incredibili (la scena del reparto di pediatria coi bambini che lo sfottono è già da leggenda). Anche qui pochi difetti, forse nessuno, e se vogliamo una migliore gestione generale delle risorse: tralasciando la storia, comunque non originale ed adattata sempre dai lavori di 海堂尊(Kaido Takeru), la sensazione generale è che il sequel sia migliore del prequel. Una regia più audace in certe inquadrature, addirittura effetti speciali in post-produzione per una scena particolarmente estrema, e comunque un meccanismo di personaggi prefettamente collaudato ed oliato.
Dopo la visione, vista la delusione di フィッシュストーリー (Fisshu Sutoorii - Fish Story) ho pensato che Nakamura sia di sicuro un ottimo regista e sceneggiatore, ma che vada assolutamente controllato da qualcuno (in questo caso e in quello del prequel la TBS ha fatto il suo).
Due ore di divertimento senza pensieri. Consiglio questi due film e qualsiasi altro sequel dovesse essere prodotto.
ジェネラル・ルージュの凱旋 (Jeneraru Ruuju No Gaisen - Il Trionfo del Generale Rosso)
Giappone, 2009 - regia di Yoshihiro Nakamura

mercoledì 20 maggio 2009

チーム・バチスタの栄光 (La gloria del Team Batista)

Il film Giapponese più "grande" del Far East 2008. Grande in termini di audience: a detta del presidente della TBS (Tokyo Broadcasting System), presente in sala, un successo di pubblico senza precedenti; grande in termini di budget di produzione: un blockbuster fatto per guadagnare, una macchina da soldi praticamente perfetta; grande in termini di divertimento: si perchè questo film intrattiene alla grande.
Siamo nell'enorme 東城大学医学部付属病院(Tōjō Daigaku Igakubu Fuzoku Byōin - Ospedale Universitario Tojo), un immaginario ospedale nella periferia di Tokyo. Qui opera una famosissima equipe cardio-chirurgica che applica un innovativo e a quanto pare vincente metodo nelle operazioni a cuore aperto. Il Team, dopo gli incredibili successi nella risoluzione di casi disperati che hanno portato lustro all'intera struttura sanitaria, comincia a perdere dei pazienti per decesso in sala operatoria. La dottoressa Kimiko Taguchi, appassionata giocatrice di softball nonchè calma e inoffensiva psicologa, viene incaricata di interrogare i vari componenti del team, per cercare di capire le cause di questa serie inspiegabile ed allarmante di decessi. La sua inchiesta si conclude con un ingenuo verdetto di assoluzione nei confronti del team, apparentemente impotente di fronte a quelli che vengono stabiliti come decessi accidentali. Arriva intanto dal ministero Keisuke Shiratori, un investigatore incaricato di far luce sulla vicenda. Shiratori metterà scompiglio in tutto l'ospedale con la sua impulsività che darà non poco filo da torcere alla timida Taguchi, ma che porterà una nuova luce sugli avvenimenti.
Come dicevo prima チーム・バチスタの栄光(Chiimu Bachisuta No Eiko - La gloria del Team Batista) è un film che fa semplicemente il suo dovere: intrattenere e fare soldi: è una macchina collaudata quella del giallo Giapponese senza sangue e senza violenza. Tratto dall'omonimo romanzo di 海堂尊(Kaido Takeru), è alla fine una lunghissima puntata de "La Signora In Giallo", in cui la mia seconda nonna Angela Lansbury risolveva crimini in ogni dove (sono sempre stato convinto che portasse sfiga perchè ovunque andasse ci scappava il morto), ma gli attori di calibro, la produzione miliardaria e una storia moderna ed intrigante fanno di questo film un bellissimo film giallo con contorni di commedia. I personaggi, pur di contorno, sono ottimamente definiti e ognuno di loro ha un suo misterioso carisma: 竹内結子(Takeuchi Yūko), che interpreta la dottoressa Taguchi è incredibilmente dolce nella sua sincera goffaggine; 阿部寛(Abe Hiroshi), che interpreta il politico Shiratori non ha certo bisogno di presentazioni, e qui sfoggia una faccia da schiaffi da primato e riesce a dare al suo personaggio una potenza carismatica non indifferente: penso che questo film non sarebbe nulla senza di lui. E a quanto pare anche la sanità Giapponese ha le sue magagne, e forse anche a questo scottante tema si deve la grande affluenza di pubblico.
Divertente, intrigante, passa via in un lampo.
チーム・バチスタの栄光(Chiimu Bachisuta No Eiko - La gloria del Team Batista)
Giappone, 2008 - Regia di Yoshihiro Nakamura

venerdì 15 maggio 2009

ドロップ (Drop)

Hiroshi, un tranquillo studente di un liceo privato giapponese, nel pieno dell'enfasi generata dalla sua passione per i manga, decide di emulare i suoi eroi di carta trasferendosi in una scuola pubblica dominata da bande con lo scopo di affiliarsi ad una di esse. La sua nuova acconciatura non proprio convenzionale lo rende subito bersaglio della banda dominante della scuola, portandolo subito ad uno scontro con il capo della stessa, Tatsuya. Hiroshi non e' certo bravo coi pugni, anzi fa proprio pena, e l'incontro si trasforma in un massacro.

La perseveranza del bizzarro nuovo arrivato pero' colpisce il bullo Tatsuya, che alla fine dell'incontro lo invita a mangiare un piatto di Ramen. Il resto della banda, rimasto in disparte durante il combattimento, si unisce al banchetto: sono il martello umano Moriki, il ciccio-bambinone Wanko e il furfantello "Lupin", che pure provvede al pagamento del pasto grazie ai proventi delle sue ruberie. tra Hiroshi e la banda, e soprattutto con Tetsuya nasce una profonda amicizia che li leghera' e li portera ad affrontare, uniti, tutti i "nemici" che sbarreranno loro la strada, in quello che soprattutto per Hiroshi sara' un duro percorso di crescita.

Il film è tratto dal fumetto disegnato da 鈴木ダイ(Suzuki Dai), scritto dal regista 品川祐(Shinagawa Hiroshi) ed ispirato fedelmente al romanzo autobiografico dello stesso Shinagawa (tutte le opere hano lo stesso titolo, ドロップ (Doroppu - Drop)). Hiroshi Shinagawa, figlio di un ricco uomo d'affari ed appassionato di manga basati su storie di teppistelli, si traferì in una scuola pubblica per poter vivere come i suoi eroi: Hiroshi è il suo omonimo e piuttosto fantasioso alter ego.

Chi si avvicinasse per la prima volta al Giappone attraverso questo genere di prodotti d'intrattenimento, parlo dei manga, degli anime e dei film basati su storie di teppismo, potrebbe facilmente farsi un'idea sbagliata sul mondo giovanile nipponico. Da diversi mesi sto portando avanti uno studio sul fenomeno del bullismo in Giappone: non dispongo ancora dei risultati definitivi ma posso dire che lo spazio riservato dai media d'intrattenimento a questo triste fenomeno sociale e' sovradimensionato rispetto alla reale entità dello stesso, che in verità non si discosta come caratteristiche da realtà a noi piu' familiari, come ad esempio quella Italiana: una breve consultazione con la mia ragazza, Shiho, mi ha permesso di capire che anche per quanto riguarda il teppismo, siamo ancora sull'esagerazione. Questo non vuol dire che i teppisti non esistano: ma il loro ambito d'azione soprattutto a livello scolastico è estremamente limitato, vuoi per la dura repressione dei dirigenti, vuoi perchè in una scuola Giapponese non c'è proprio spazio nè tempo per gli scarti della società, che vengono prontamente allontanati da questi ambienti. I reietti sono soliti affiliarsi poi alle bande di motociclisti o di 右翼団体(Uyoku Dantai - Gruppi di estrema destra). Penso che il signor Shinagawa sia rimasto deluso dalla realtà scoperta nella scuola pubblica in cui si era trasferito per fare a botte e vivere come i suoi beniamini.

Ma prendendo il genere nippo-teppista come puro entertainment, ci si può divertire davvero tanto, e le spettatrici possono trovare una vasta varietà di idol di cui immamorarsi. Non è certo un lavoro facile poi quello dell'idol Giapponese: non si tratta di recitare un po' alla rinfusa senza avere idea di cosa sia la recitazione stessa (vedi i nostrani Scamarcio & co.), la maggior parte degli attoruccioli Giapponesi recita alla grande (tralasciando quando fanno l'odiosissima risata finta), ed è un lavoro a tempo pieno perchè nella maggior parte dei casi devono pure cantare e ballare la sigla di coda, come anche fa 成宮寛貴(Narimiya "faccia da schiaffi" Hiroki), l'interprete del personaggio di Hiroshi, perfetto nel suo ruolo e davvero bravo (ma rimandato in "pianto"). Anche l'interprete del personaggio di Tetsuya, 水嶋ヒロ(Hiro Mizushima), al secolo 斉藤智裕(Saito Tomohiro), è uno dei piu' famosi nippo-bellocci del momento.
La mia impressione post proiezione è stata quella di uno scarso bilanciamento tra i momenti topici del film, cioè la parte "teppistica" e quella "umana", definitamente separate temporalmente nell'arco delle due ore di durata della pellicola e forse troppo poco fuse tra di loro: non penso sia facile condensare un manga in due ore di film, considerando che la trasposizione cinematografica di questa storia è estremamente realistica (alcune scene finiscono addirittura in fading con i disegni originali del manga di Suzuki). Un film comunque divertente, allegro e innocente pur nella sua stessa violenza, e nella sempre gradevole per la rilassante non letalità di tutti gli scontri (per questo aspetto, nonostante l'abbondanza di sangue e cerotti, ricorda un pò l'atmosfera dei film con Bud Spencer e Terence Hill), e capace di slanci ardimentosi e assolutamente credibili di profondità morale: secondo me degno di una proiezione serale al Far East Festival, e invece relegato alla mattina. Varrebbe la pena di vederlo solo per la presenza dei cameo di 哀川翔(Aikawa Shō) e 遠藤憲一(Endo Kenichi), il primo interpreta un poliziotto e il secondo un ex yakuza, due grandi attori (fantastica la schermaglia tra i due a colpi di bakayaro).
ドロップ (Doroppu - Drop)
Giappone, 2008 - regia di 品川祐(Shinagawa Hiroshi)

sabato 2 maggio 2009

インスタント沼 (La palude istantanea)

Annunci pomposi in scaletta al Far East 11: "in anteprima mondiale in proiezione l'ultimo film di 三木聡(Miki Satoshi), インスタント沼(Insutanto numa - La Palude Istantanea)". Cosa si prova ad essere una delle prime persone al mondo a vedere un film?
Haname Jinchoge lavora nella redazione di una rivista sull'orlo del fallimento finanziario: dopo aver perso il lavoro e il suo uomo, si rassegna a vivere una vita solitaria, e tenta di aprire una piccola attivita' commerciale. Un giorno, mentre e' in visita al capezzale della bizzarra madre quasi morta annegata mentre era alla ricerca di un folletto acquatico, trova una lettera scritta da un signore che porta il suo stesso cognome: che haname abbia trovato il suo vero padre? Il signor Noburo Jinchoge e' un bizzarro hippie che gestisce un negozio di cianfrusaglie. Da qui la trama letteralmente impazzisce, non so dire altro...
Dopo aver visto quattro dei suoi sei lavori, ho imparato ad amare, ma anche a temere questo folle regista Giapponese: un inizio sfolgorante e promettente con イン・ザ・プール(In Za Puuru - Nella Piscina), del 2005, poi l'ottima prova del piacevolissimo 亀は意外と速く泳ぐ(Kame wa igai to hayaku oyogu - Le tartarughe nuotano più velocemente di quanto si pensi): non ho visto ダメジン(Damejin) del 2006, ma con 図鑑に載ってない虫(Zukan ni nottenai mushi - Deathfix: Die And Let Live) del 2007 c'è stata una caduta terrificante di stile ed inventiva, era una poltiglia appicicaticcia ed informe, come il leggendario vomito-okonomiyaki sul cofano della decappotabile rossa (e buona pace della brava Rinko Kikuchi che appariva come attrice co-protagonista); il 2007 ha visto anche l'uscita di quello che forse è da considerare il capolavoro di Miki Satoshi, e forse uno sei più bei film Giapponesi degli ultimi anni, un gioiellino che s'intitola 転々(Ten-ten - Adrift In Tokyo). Poi buio totale sino ad oggi, ed ecco un'altra ciofeca.
E' possibile che io proprio non capisca una certa comicità, forse sono davvero di un'altro pianeta, ma la visione di questo film era terrificante, era difficile rimanere seduti in sala e mi è capitato pochissime volte, se poi consideriamo l'idiota che stava seduto dietro di me e che diceva "LOL" con voce da scemo ad ogni scena simpatica, il quadro era completo. Cosa si prova dunque ad essere uno dei primi individui sulla terra a vedere un film? Se il film è questo, meglio stare a casa!!
Da dimenticare, in attesa del prossimo capolavoro, che dovrebbe arrivare, tenendo conto della bizzarra ciclicità del nostro amico pazzerello...
インスタント沼 (Insutanto numa - La Palude Istantanea)
Giappone, 2009 - regia di 三木聡(Miki Satoshi)