Masaya é una specie di artista/creativo/tante altre cose e vive a Tokyo. Seduto su una sedia, in un ospedale, Masaya aspetta la morte della mamma, malata terminale di cancro
Il tema del racconto è non tanto il normalissimo presente di Masaya quanto il suo normalissimo passato: un'infanzia come tante le altre, un padre disattento e ubriacone, una madre fantastica e una vita fatta come di consueto più di delusioni che di successi, perchè fondamentalmente non tutti si nasce belli, fighi, intelligenti da premio nobel o eroi: quasi tutti si vive di merda, anche in Giappone, ma c'è comunque una benedizione che si chiama "mamma".
Finestra su sentimenti tanto veri da far riflettere pur nella loro scontatezza, il film è fatto di personaggi proprio ben riusciti: Masaya, interpretato dal solito ottimo オダギリ ジョー(Odagiri Joe) é una persona squisita dall'indole calma e dai buoni propositi, nonostante il suo percorso di crescita sia stato praticamente inconcludente dal punto di vista professionale (disegna vignette per bambini e parla di cose "sconcie" ai microfoni una radio erotica). Persino il padre lo surclassa su tutti i fronti sotto questo punto di vista, pur essendo tragicomico nelle sue sbronze memorabili e in quei dannati filmini in otto millimetri che si diletta a girare riprendendo un succube Masaya-bambino impotente di fronte ad una furia di annebbiata innoqua follia, follia che solo la donna di casa riesce a domare a colpi di placcaggio in stile rugbistico: Eiko, una donna di poche parole e forte come la sua 九州(Kyūshū) che doma il Godzilla della quotidianità familiare e che con coraggio ha cresciuto Masaya forgiando il carattere di una persona fantastica nella sua dannata normalità.
Non é un mistero che si aspetti la morte della signora Eiko, scontata come quell'evento naturale col quale tutti noi prima o poi nella nostra vita avremo a che fare, e comunque sempre scontatamente dolorosa.
Questo é un film di dolore e di morte, come tanti, ce ne sono in Giappone: per i più sarà facile farsi beccare dal vicino di poltrona ad asciugare le lacrime, ma "a freddo" dà l'impressione di essere anche questa volta una pellicola che delicatamente e con gran mestiere fa leva su quei sentimenti troppo spesso usati ed abusati dalla moderna cinematografia Giapponese per far presa sul grande pubblico. Un grande pregio è la mancanza di deificazione del personaggi, che non recitano battute ad effetto, non concedono scenografici perdoni anche pre-mortem e sono anche tutti abbastanza bruttini. Lungo e lacrimevole, a tratti scontato come il sopraggiungere della morte di un malato terminale eppure si lascia lo stesso guardare, come tutti i film del suo genere (uno dei quali recentemente vincitore di un premio oscar), e lancia un messaggio molto importante: non dimentichiamoci mai della fortuna che abbiamo, diamo importanza e amore alla persona più importante della nostra vita, colei che ha dato tutto per amarci e farci vivere nella migliore maniera possibile.
東京タワー 〜オカンとボクと、時々、オトン〜(Tōkyō Tawaa: Okan To Boku To, Tokidoki, Oton - La Torre Di Tokyo: Io, la Mamma e qualche volta, Il Babbo)
5 commenti:
anche questo film davvero caruccio!
I lproblema degli ultimi film giapponesi che abbiamo visto è una durata veramente eccessiva soprattutto se si considera che, questo film nel caso specifico, comunica bene il suo messaggio anche senza la lunga e superflua mezz'ora finale ^__^
Ne sentii parlare in un podcast che seguo. Sembra davvero interessante, provvederò sicuramente a procurarmelo! ^^
>Cuggino> Hai perfettamente ragione, questa volta la lunghezza è stata davvero un peso che si sentiva durante la visione del film.
>Valerio> Beh si vale la pena, è un film molto famoso in Giappone, e i protagonisti sono molto popolari soprattuttop er la loro bravura recitativa!
Sai cosa mi piace nei film Giaponese? Come si vestono. Sono designer di Moda e sono brasiliana. Le mie ispirazione sono i giaponese.
Mi é piaciuto moltissimo suo blog.
Abracio.
Grazie per il commento e per i complimenti! :)
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